

Scene già viste
Mostrarsi scioccati per le immagini che giungono dai dintorni di Kyiv non ha oggi alcun senso. Per quanto possa essere crudele, tutti, politici, giornalisti, normali civili, sapevano che sarebbe successo. È la prassi. L’esercito nemico si ritira e per sfogare la frustrazione e scacciare i propri demoni, si accanisce sulla popolazione civile. La ritirata dell’invasore non porta, come sperato, una sensazione di pace, liberazione, ma mette di fronte al macabro esito di tutte le guerre.
Basta una ruspa per avere una fossa comune, di quelle che in queste ore si stanno man mano scoprendo. Inutile dirlo: donne, bambini, anziani, con le mani legate dietro la schiena e un foro sulla nuca. Non serve aggiungere altro. I media occidentali osservano ammutoliti i marciapiedi con i corpi sparsi ovunque. Intanto, Zelens’kyj invita i maggiori capi di Stato europei a visitare i luoghi, per rendersi conto delle conseguenze provocate dalle loro politiche di concessione verso la Russia nell’ultimo decennio.
Il presidente dell’Ucraina aggiunge poi che si tratta di un vero e proprio genocidio, date le atroci modalità di esecuzione messe in atto. Bucha, Irpin, Hostomel si vestono oggi di quella corona di spine che è appartenuta a Srebrenica, limitandosi ad un solo esempio. Le immagini satellitari mostrano, nell’area della chiesa di Bucha, in maniera inequivocabile la presenza di fosse comuni in cui sono accatastate centinaia di corpi.

La reazioni dall’Europa
La ritirata da Kyiv non significa però un cessate il fuoco. Gli obiettivi da colpire sono adesso altri. Nuove esplosioni e nuovi bombardamenti hanno colpito le città portuali di Odessa e Kherson, di grande importanza strategica. Le milizie russe sembrano ora voler rafforzare il controllo delle regioni a sud-est del Paese.
Mosca, come prevedibile, ha ribadito che le terribili immagini divulgate in queste ore sono solo materiale propagandistico costruito ad arte dall’Ucraina, negando l’innegabile. Sarebbero circa 400 i civili uccisi, alcuni dei quali ancora da estrarre. Nel frattempo, è la Russia a richiedere una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo Samantha Power, ex ambasciatrice degli USA alle Nazioni Unite, si tratta di una sceneggiata per fingere indignazione e riversare le colpe del genocidio sulla controparte ucraina. La riunione è prevista per la giornata dal 4 aprile.
La politica europea, da Borrell a Macron, si sbilancia proponendo l’ennesimo pacchetto di sanzioni per la Russia, mentre la Lituania dichiara il totale rifiuto di acquistare gas russo. È il primo Paese UE ad agire in questa direzione. Singolare il caso della Germania, la quale è restia a svincolarsi totalmente dall’import russo, rappresentando di fatto, almeno finora, un ostacolo per nuove sanzioni.

L’Onu e l’Aia
Al momento l’Onu dichiara di non poter affermare con assoluta certezza le cause di morte dei civili a Bucha, ma ammette che l’accaduto solleva numerose domande e anche l’ipotesi di possibili crimini di guerra (come se non fosse ormai evidente dopo più di 40 giorni di conflitto). Ben prima dell’accaduto, la Corte penale internazionale con sede all’Aia aveva già avviato un’indagine sui possibili crimini di guerra, com’è scontato in uno scenario bellico. Sullo stesso Putin potrebbero pendere le accuse di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità (leggi l’approfondimento: La Russia è perseguibile per i crimini in Ucraina?).
Ci ricordano le peggiori immagini della pulizia etnica in Bosnia nei primi anni ’90.
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia
Lo scenario ucraino ricorda sempre di più, inesorabilmente, quello ex-jugoslavo di circa tre decenni fa. Che al capo del Cremlino possa spettare la stessa sorte della sua controparte serba di allora, Slobodan Milošević (trovato morto in una cella dell’Aja ufficialmente a causa di un attacco cardiaco), pare improbabile. Tuttavia, considerati gli avvenimenti degli ultimi mesi, che ci mostrano per l’ennesima volta il ripetersi incessante delle medesime dinamiche, viene spontaneo chiedersi con terrore quale possa essere la prossima Bucha.
Jon Mucogllava
(In copertina Sky TG24)
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.
