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Tubercolosi e altri meravigliosi disastri – 5 opere sulle Malattie Infettive

Malattie infettive (1)

Ogni mese suggerimenti, consigli e recensioni di opere d’arte di ogni genere che permettano di aprire una visione ad ampio campo su un argomento scientifico. Ogni mese sarà un’occasione di approfondimento, un punto di vista in più per arricchire la nostra idea di Universo. Sarà un grandangolo, un obiettivo da 8 mm aperto sul mondo della Scienza.


Giornata mondiale della tubercolosi 

Ogni anno, il 24 marzo, viene celebrata a livello internazionale la Giornata Mondiale della Tubercolosi, per sensibilizzare la popolazione sull’impatto della tubercolosi e sull’importanza di intensificare gli sforzi di prevenzione e controllo di questa malattia. Ogni anno 10 milioni di persone si infettano e 1,5 milioni muoiono a causa della tubercolosi, che fino a due anni fa vinceva il primato di prima causa di morte tra le patologie infettive. 

L’evento è stato istituito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) proprio in questa giornata in ricordo del 24 marzo 1882, data in cui il microbiologo tedesco Robert Koch annunciò alla comunità scientifica la scoperta dell’agente responsabile della patologia: il Mycobacterium tuberculosis

Le malattie infettive: più moderne di quanto pensiamo

La tubercolosi è una malattia infettiva. Diversamente da quanto si potrebbe pensare (escludendo dalla mente, per un istante, il Covid-19 e facendo finta di trovarci nel 2019), le patologie infettive sono un ingombrante problema per la sanità del III millennio. 

Nel corso di una sola generazione è fortemente cambiata la medicina, così come la sopravvivenza delle persone; oggi si identifica anziano una persona che ha compiuto 65 anni, anche se il concetto di anziano è in corso di revisione e si sposterà presto sopra gli 80 anni. I nostri figli avranno un’aspettativa di vita almeno 10 anni superiore a quella della generazione passata e 5 anni superiore alla nostra. Tutto questo grazie ai progressi della medicina, con il contro di un importante effetto collaterale: il rischio infettivo.

Trasmissione tubercolosi

Il miglioramento della gestione di molte malattie aumenta il rischio d’infezione. Un paziente HIV+ è sempre un immunodepresso, un trapiantato dovrà sempre fare la terapia antirigetto, un paziente con una malattia immunomediata cronica riesce a fare una vita normale con dei farmaci che bloccano la risposta infiammatoria, ma certamente tutti questi pazienti sono popolazioni con dei livelli di alterazione del sistema immunitario che li mettono a rischio di infezione. Sono persone che vivono a lungo, vivono bene, ma che portano con sé un rischio infettivo.

La complessità nella gestione delle malattie infettive è in costante aumento.

Cos’è una malattia infettiva

Le malattie infettive rappresentano lo sviluppo di uno squilibrio tra tre parametri: l’uomo, l’agente eziologico e l’ambiente. C’è sempre un’interazione tra questi tre fattori: l’agente infetta l’ospite, ma può arrivare all’ospite o da un altro ospite oppure, più spesso, dall’ambiente. 

Le interazioni tra i microrganismi e i macrorganismi (intendendo per macrorganismo l’essere umano) sono un evento fisiologico che accade continuamente nella vita di tutti i giorni. Quando tocchiamo i capelli, un vestito o una qualsiasi superficie, le nostre mani si contaminano con le popolazioni microbiche dell’ecosistema che andiamo a toccare. Non viviamo in un mondo sterile. 

Dopo la contaminazione, i microrganismi potrebbero riuscire a sopravvivere addosso al macrorganismo. Immaginiamo per esempio di toccare un’altra persona e contaminarci con lo Staphilococcus Aureus presente sulla sua cute, dopo di che mettiamo le mani nel naso senza lavarle. Lo Staphilococcus Aureus trova nel naso un ambiente molto favorevole e si stabilisce lì. Questo genera una condizione di infezione, non di malattia. Per infezione si intende una condizione in cui un microrganismo riesce ad instaurare un ciclo vitale in un macrorganismo. Nel linguaggio comune spesso usiamo il termine infezione come sinonimo di malattia, ma in realtà l’infezione non è necessariamente una condizione di malattia.

L’interazione tra microrganismi e macrorganismi può esitare in tre diverse condizioni: 

  • Simbiosi: è un evento fisiologico, in cui un microrganismo infetta, vive e sopravvive in un macrorganismo generando un vantaggio per quest’ultimo. 
  • Saprofitismo: un microrganismo vive e si replica in un macrorganismo con una condizione di reciproca sopportazione, senza determinare né un vantaggio né uno svantaggio.
  • Parassitismo: il microrganismo danneggia il macrorganismo. 

La simbiosi e il saprofitismo generano un evento chiamato colonizzazione, mentre il parassitismo genera l’evento malattia

Tubercolosi: un’epidemia in ripresa

La tubercolosi è una patologia infettiva, che molti di noi non hanno mai visto con i propri occhi. In Italia era endemica e quindi particolarmente diffusa nel secolo scorso, mentre ultimamente i pochi casi con cui veniamo a contatto sono di giovani immigrati provenienti da paesi in via di sviluppo. La ripresa dell’epidemia di tubercolosi, a livello globale, sembra essere associata per lo più all’esplosione demografica, allacompromissione dei programmi di controllo e alla presenza di guerreconflitti e nuove frange di povertà

La tubercolosi colpisce soprattutto i polmoni, pur potendosi localizzare anche a livello osseo (soprattutto della colonna vertebrale, dove causa il morbo di Pott) o cutaneo. Il sintomo di allarme è una tosse persistente e produttiva

Un nemico affascinante

Il Mycobacterium tuberculosis entra nel nostro organismo prevalentemente per via respiratoria, attraverso l’inalazione di gocce di escreato (materiale necrotico presente nei polmoni e contenente il patogeno), emesse con la tosse da un individuo malato e contagioso. La trasmissione avviene soprattutto per contatto prolungato in ambienti poco aerati e poco illuminati

Il micobatterio della tubercolosi è un microrganismo straordinario. Fa parte dei BAAR (bacilli alcol-acido resistenti), ha proprietà patogene e di resistenza straordinarie, che gli permettono di attaccare le cellule umane e superarne tutti i meccanismi di difesa. Tuttavia, dopo averci combattuto a lungo, oggi sappiamo come sconfiggerlo e come salvare milioni di vite. 

L’impegno OMS contro la tubercolosi

Ad oggi i trattamenti antitubercolari sono efficaci, seppur minacciati da sempre più diffusi ceppi multi-antibiotico-resistenti di micobatteri. Sono trattamenti prolungati e non accessibili in tutto il globo: questo, insieme alla diagnosi spesso tardiva, rende conto di quel milione e mezzo di morti all’anno. 

La tubercolosi è un importante problema clinico e di sanità pubblica, tanto che l’obiettivo OMS è l’eradicazione della tubercolosi entro il 2030, attraverso il programma End TB

I miei consigli

1. Spillover. Un libro di David Quammen (Milano, Adelphi, 2014)

Il grande viaggio dello scrittore e divulgatore scientifico statunitense nel mondo delle malattie zoonotiche e infettive ha inizio da un’idea che, come dichiara Quammen stesso, “nacque attorno a un fuoco in una foresta centroafricana, nel luglio 2000, mentre due uomini gabonesi mi raccontavano dell’epidemia di Ebola che aveva colpito il loro villaggio e dei tredici gorilla morti visti nelle vicinanze, proprio nei giorni in cui i loro amici e parenti morivano per il virus”. 

Da qui parte la complicata storia degli spillover, i salti di specie che portano un minuscolo organismo patogeno a mutare natura diventando infettivo non solo per gli animali ma anche per l’uomo. 

Spillover, pubblicato nel 2012 in America e arrivato poco dopo anche in Italia, è tornato sotto gli occhi dell’attenzione mediatica mondiale durante l’esplosione della pandemia di Covid-19. Quammen è stato descritto come un “visionario” e le sue parole come “premonitrici”. 

Ma nulla di tutto questo è vero. O meglio, lo è, ma non nel senso delle profezie Maya sulla fine del mondo. Sono previsioni scientifichericerche e informazioni messe a disposizione del più ampio pubblico possibile perché ritenute importanti e impattanti per la vita di ognuno di noi. Al pari di ciò che fanno milioni di altri divulgatori scientifici. Diversamente da molti altri, però, Quammen è anche un meraviglioso scrittore: il libro, suddiviso in lunghe sezioni che affrontano specifici microrganismi o malattie, scorre tra le dita con estrema facilità. 

Spillover è un libro piacevole e coinvolgente, che quasi assomiglia a un romanzo. Lo stile di Quammen, che alterna “scientifichese”, dati storici, riflessioni personali e pura narrazione è un piacere che colpisce anche il più restio dei lettori. Quammen sa cosa vuol dire essere un divulgatore, e gli occhi curiosi con cui osserva gli eventi sanno come rendere partecipi anche i meno interessati. Tutto diventa alla portata di tutti. 

Assolutamente da leggere e rileggere il capitolone sull’AIDS, che racconta in stile quasi epico le origini dell’HIV, virus tanto contagioso e letale, esplorando il dove, il quando e il come sia avvenuto il salto dal mondo delle scimmie al nostro. E da non perdere neppure i riferimenti ai complessi – che con la voce di Quammen diventano tuttavia a portata di bambino – principi matematici che cercano di spiegare concetti quali epidemia ed ecologia.

Perché parlare di malattie zoonotiche? Oggi la risposta ci pare semplice, considerati gli eventi degli ultimi anni, ma nel 2012 la maggior parte di noi non avrebbe probabilmente avuto la minima idea di cosa significasse la parola “zoonosi”. Ecco a cosa serve parlare di malattie che, da un punto di vista statistico, sono molto meno incidenti e temute rispetto a patologie oncologiche o cardiovascolari: parlarne serve ad “essere vigili e preparati”, a fare “mosse e scelte ponderate” con consapevolezza delle nostre azioni e delle loro conseguenze, a rendersi conto di quanto conti la nostra intelligenza. Parlare di zoonosi e spillover non serve per spaventare e suscitare il terrore di catastrofi mondiali, ma per creare consapevolezza. Per capire da dove veniamo e verso dove ci stiamo dirigendo, per capire dove ci troviamo, come specie umana che vive all’interno di un delicatissimo ecosistema, fatto di fragili equilibri.

Spillover è il libro di chi non ha paura, di chi ha tante domande e non cerca solo risposte. Spillover è adatto a chi cerca le grandi storie e i bravi narratori. Spillover è per i curiosi, per chi ama (la Medicina e) la Microbiologia, ma anche per chi in questi ultimi due anni è arrivato a odiarla. Vedrete che vi ricrederete. 

2. Cortona On The Move 2020– Festival internazionale di visual narrative

Al Festival internazionale di visual narrative Cortona On The Move 2020, ospitato ogni anno dalla pittoresca cittadina della Val di Chiana, tutte le mostre hanno gravitato intorno al tema The Covid-19 Visual Project. A Time of Distance. In quell’anno particolare, anche il festival si è dipinto di nuovi colori e ha saputo regalare attimi di bellezza e di calma. Attimi per ripensare alla sospensione dei primi mesi di lockdown, attimi per guardarsi dentro e per scrutare il fuori. 

Tra le altre, due mostre in particolare vale la pena di riguardare ancora oggi, per ricordare quei mesi di spavento e spaesamento, ma anche per ripensare al percorso che ci ha portati fin qui e che ancora minaccia, seppur più da un po’ più lontano, la nostra quotidianità. 

La spettacolare Covid on scene, di Alex Majoli, racconta, in drammatici giochi di luci, ombre e flash, il viaggio dell’autore lungo l’Italia del lockdown, dalla Sicilia al confine con la Slovenia. Alex Majoli, classe 1971, è un fotoreporter italiano, pluripremiato a livello internazionale e noto per i suoi reportage in aree di conflitto. Nel 1994 realizza l’opera che lo rende noto: un reportage sull’ospedale psichiatrico dell’isola di Lero, in Grecia, prossimo alla chiusura.

Anche in questa recentissima mostra lo stile rimane il suo, inconfondibile: intenso ed emozionante. I suoi scatti immortalano un’atmosfera di incertezza e di “incomprensione totale”. Ancora oggi, seppur con qualche conoscenza microbiologica e medica in più e con un bell’arsenale di vaccini a disposizione, quel senso di “incomprensione totale” sembra non abbandonarci. La convivenza con un microrganismo che improvvisamente stravolge le nostre vite non è facile da accettare. 

The life and death shift, di Andrea Frazzetta, immortala nel Nord Italia lacerato dal coronavirus i volti di mediciinfermieriparamedici e volontari, ognuno con la sua personalissima storia. Pezzi di diario e di interviste accompagnano ogni scatto. Andrea Frazzetta, nato nel 1977 a Lecce, è un fotografo documentarista italiano, contributor di The New York Times Magazine e National Geographic.

Nei suoi scatti i protagonisti della pandemia raccontano la passione, la fatica, l’impegno e i momenti di sconforto della lotta contro un nemico invisibile e allora del tutto sconosciuto. Per mesi sono stati chiamati “eroi”. Poi la fama è scemata: sono arrivate denunce e improperi; nei discorsi da bar medici e infermieri sono diventati cospiratori o assassini, un capro espiatorio su cui riversare la nostra frustrazione. Non è stato facile salvare vite in questi due anni di pandemia, come d’altronde non lo è ogni giorno. E anche le sconfitte vanno accettate, riconoscendo sforzi e difficoltà. 

3. The Hot Zone – Area di Contagio, una serie televisiva di James V. Hart, con Julianna Margulies e Liam Cunningham (National Geographic, 2019-in produzione)

Miniserie di dodici episodi, divisa in due stagioni, The Hot Zone – Area di Contagio è un’opera statunitense, scritta da Kames Hart e distribuita da National Geogrpahic. 

La prima stagione racconta la storia del virus Ebola, un contagioso e letalissimo filovirus, basandosi sull’omonimo romanzo di Richard Preston. Il primo episodio si apre nel 1980, in Kenya; vengono ritratti campi coltivati con una visuale area e una serie di dettagli nella casa di un uomo benestante. La sequenza si chiude con il primo piano di un corvo, e si riapre con il proprietario di casa che viene trasportato in condizioni critiche in ospedale. In realtà l’uomo è stato infettato da Marburg (altro filovirus, non meno contagioso di Ebola e altrettanto letale): la malattia è descritta fin da subito come un morbo stigmatizzante, che divora da dentro e dissangua l’ospite. Non proprio una bella visione. 

Nel corso dei sei episodi si crea un gioco di luoghi e tempi alternati, si passa dall’Africa Centrale alle grandi metropoli americane, saltando da un anno all’altro. Scene e dettagli di vita quotidiana si alternano ad affascinanti sequenze di laboratorio, vetrini e DPI. La storia di Ebola viene ricostruita, snodandosi nella miniserie, come un vero e proprio thriller, un giallo che tiene l’attenzione, in cui vogliamo scoprire il colpevole.

The Hot Zone è una serie interessante, che racconta una storia poco conosciuta. È una serie fatta per affascinare il pubblico, e la Scienza rimane un po’ in secondo piano. Ogni tanto, i dialoghi vengono infarciti con qualche nozione medica o microbiologica, seppur vaga e non sempre troppo specifica. Ma tant’è: meglio parlare di virus così, che non parlarne affatto. 

The Hot Zone è la serie adatta a chi ama i misteri e le eroine. È un buon passatempo per chi apprezza i militari americani e per chi si era innamorato di Julianna Margulies, già infermiera Hathaway in E.R. – Medici in prima lineaThe Hot Zone andrebbe vista anche da chi pensa che il SARS-CoV2 ci abbia rovinato la vita e che ormai il peggio sia passato. Ma, credetemi, nel mondo dei microrganismi patogeni c’è sempre un peggio da aspettarsi. Ed è bene conoscerlo, per prepararsi senza lasciarsi troppo spaventare. 

Consigli lampo

  • Il primo, Piccoli Geni di Stefano Bertacchi (Hoepli, 2021), è un viaggio nel mondo dei microrganismi e delle loro potenzialità: sono piccoli geni in grado di compiere azioni meravigliose, non sempre tremende;
  • Il secondo è La malattia da 10 centesimi. Storia della polio e di come ha cambiato la nostra società, di Agnese Collino (Codice Edizioni, 2021), biologa friulana e vincitrice del Premio Nazionale Divulgazione Scientifica 2021. Il testo, un po’ meno didattico del primo e molto scorrevole, affronta e sviscera le dinamiche di una malattia dai molti paradossi, la poliomielite, sempre esistita ma che non provocò epidemie prima del 1911. È una bella storia, che ci ricorda le battaglie che abbiamo vinto e che ancora possiamo sperare di vincere. 

Ci vediamo il prossimo mese!

Tema di aprile 2022: Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo.
Hai qualche idea, consiglio, spunto o appunto sul tema? Invialo a redazione@giovanireporter.org o scrivici su Instagram (@giovanireporter)!


Teresa Caini

(In copertina illustrazione originale di Tiziana Capezzera)

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