Cronaca

La corsa alle armi dell’Europa – Vanto o vergogna?

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L’Italia si allinea al 2%

Mario Draghi, durante il discorso al Parlamento del 23 marzo, ha ribadito la volontà dell’Italia di allinearsi alle richieste della Nato, alzando le spese militari al 2% del PIL. Una parte del Parlamento, o meglio una frangia del Movimento 5 Stelle, capeggiata da Conte, ha criticato la posizione di Draghi, affermando che in un periodo di crisi energetica come questo, un innalzamento a favore degli armamenti non sia in linea con gli interessi degli italiani. Una posizione economica, dunque, se così la possiamo chiamare. Nessuna voce si è alzata, invece, contro il vero punto di questa misura, ovvero un progressivo armamento del nostro Paese, in netta controtendenza con le prospettive italiane ed europee degli ultimi trent’anni. Il lavoro di de-escalation, seguito alla guerra fredda, sembra aver trovato il suo punto di arrivo.

L’aumento della spesa militare al 2%, beninteso, rimarrà anche dopo la crisi ucraina. La Nato potrà contare su un contingente militare più forte, questo è sicuro; i Paesi europei, crescendo dal punto di vista militare, avranno un peso specifico maggiore in politica estera, anche questo è vero. Ma a cosa porterà questa politica?

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Le critiche all’era Merkel

Come Europa abbiamo inseguito il sogno di una comunità benestante e socialmente protetta, un luogo in cui i diritti dell’individuo fossero la priorità. È questa l’idea di Europa che ha seguito Angela Merkel in pià di 15 anni di Governo. Questa linea è stata nettamente preferita al ruolo, cui forse legittimamente la Germania doveva aspirare, di leader europeo anche in politica estera. Ciò è stato criticato peraltro da Zelensky che, durante il suo discorso al Parlamento tedesco, ha esortato la Germania ad accettare il ruolo di leader a cui è chiamata.

Altre voci critiche dell’era Merkel, si levano, proprio in questi giorni, dai media tedeschi per quello che, a loro dire, in fin dei conti, è stato un periodo non del tutto positivo. La politica di Merkel, sotto questo punto di vista, ha commesso l’errore geopolitico del gasdotto Nord-Stream 2, costruito nel 2014, proprio in periodo di guerra in Crimea: uno strumento che, di fatto, avrebbe consentito la fornitura di gas alla Germania dalla Russia, anche in caso di guerra in Ucraina. Inoltre, il dialogo con Putin, che secondo la Merkel era fondamentale per garantire una sicurezza energetica all’Europa, certo, oggi sembra un passo falso sul terreno della lungimiranza politica a cui, secondo i media tedeschi, la cancelliera avrebbe sempre preferito la moderazione e il compromesso.

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Il futuro dell’Europa nelle decisioni di oggi

Si contrappongono così due modi opposti di concepire l’Europa del futuro: la sicurezza difensiva da un lato, la promozione della de-escalation dall’altro. Quale sia, tra le due, la strada giusta da seguire per un futuro roseo dell’Europa è difficile pronosticarlo, specie in periodo di guerra. Ma le scelte che facciamo oggi saranno di lunga durata, in primis sul piano militare – questo è sicuro.

Il Papa dice di provare vergogna dei piani di produzione bellica occidentale. Purtroppo, ad oggi, sembra essere l’unica vera voce di opposizione.

Alessandro Bitondo

(Immagine di copertina da Unsplash)


Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.

Aggiornamenti covid

Per approfondire: Guida alla Guerra in Ucraina con gli articoli di Giovani Reporter, con tutti i nostri articoli sul tema.

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