C’era una volta il Covid…
Il 23 marzo di due anni fa eravamo alle prese con l’inizio di quella che si sarebbe poi rivelata una relazione a lungo termine. In pieno primo lockdown e asserragliati tra le mura domestiche, con il timore incessante di terminare le scorte di lievito, entravamo in contatto e ci lasciavamo travolgere per le prime volte da alcuni dei nostri compagni di vita finora più fedeli: i numeri.
Il bollettino serale sull’andamento del Covid19 in Italia, appuntamento fisso di quei mesi, ha scandito a lungo il trascorrere del tempo, svolgendo quasi il ruolo di monito per chi rischiava di cadere nella tentazione di eludere i divieti e oltrepassare la porta di casa. A qualcuno, invece, ha rammentato che fuori dalle proprie stanze, nonostante l’apparente immobilità globale, qualcosa comunque accadeva. Ad altri ancora, quel bollettino è servito per rendersi conto di essere protagonisti di un evento tragico e di portata storica. Il bollettino, come il virus, è stato democratico e crudele: ha colpito tutti, senza eccezioni.
Toto-chiusure, toto-riaperture
Nei primi tempi di riaperture, a seconda del caso, i numeri dei contagi hanno dato ragione o torto a previsioni più o meno ottimiste. E da maggio in poi, abbiamo provato a vivere come prima, forti anche di quei numeri impressi ovunque dalle sembianze così positive. Poi tutti sappiamo com’è andata: si è richiuso quasi tutto e alla fine, seppur tentennanti e con accorgimenti aggiustati in corsa, si è riaperto. Insomma, da due anni, oltre ad essere i nostri complici più leali, i numeri hanno determinato per buona parte la nostra esistenza.
In questo rapporto coi dati del virus, però, è arrivata una svolta: i vaccini. E, dopo mesi di bollettini, stavolta aggiornati con i dati dei vaccinati, si è giunti alla conclusione per cui l’immunizzazione è l’arma più potente nei confronti del virus. Nel frattempo, tuttavia, c’è chi si è lasciato dilaniare i pensieri da visioni distorte della realtà, che ha avvalorato con una parte di quei numeri. E l’entusiasmo iniziale per la scoperta di quella sorta di luce in fondo al tunnel si è trasformato presto in scetticismo, prese di posizione, manifestazioni e, talvolta, decessi.
…e adesso?
Oggi abbiamo recuperato una realtà quasi paragonabile a quella pre-Covid19; ma tutti i giorni, puntale come un orologio svizzero, arriva l’aggiornamento sui dati della pandemia. Positivi o negativi che siano, la tendenza è quella di ignorarli. L’abitudine alla convivenza con il virus, chiaramente, è un fattore da non sottovalutare nel cercare le cause della perdita di interesse. Ma forse dovremmo considerare anche il ruolo rilevante che i numeri hanno nel generare e alimentare una confusione diffusa. Se teniamo presente questo aspetto, o il fatto che per comprendere i dati fino in fondo dovremmo essere matematici o statistici e accantonare i nostri impegni, capiamo l’attuale inefficacia dell’aggiornamento quotidiano.
Sciorinare numeri seguiti da poche spiegazioni, sembra non essere più una strategia vincente. Un’informazione meno quantitativa e più qualitativa potrebbe rappresentare una strada percorribile e, chissà, una rivoluzione nell’opera di convincimento degli ultimi diffidenti. La famosa locuzione per cui melius abundare quam deficere spesso risulta adeguata; ma, in questo caso, sarebbe meglio applicare l’altrettanto conosciuto less is more. Come abbiamo visto, il troppo stroppia, e si finisce per perdere attenzione e – quel che più conta – credibilità.
Camilla Galeri
(Immagine di copertina da Unsplash)
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.