I Corsari

Nascere Lucia Mondella, crescere Oliva Denaro (con Manzoni e Ardone)

Manzoni Ardone Oliva Denaro

Il recente romanzo “Oliva Denaro” di Viola Ardone (Einaudi, 2021) pone di nuovo al centro della narrazione la crescita personale di una ragazza, Oliva, che deve combattere contro il mondo e la società per affermare se stessa. L’antenato più illustre del genere è rappresentato dai “Promessi Sposi“, di Alessandro Manzoni (1840) che sempre nel 2021 è uscito nella nuova edizione Carocci.


Perfetta “imperfetta” Lucia

A scuola in genere si insegna che Lucia Mondella non esista. O meglio, per esistere esiste, ma la vulgata liceale racconta di un personaggio debole e remissivo, sempre un passo indietro rispetto al resto del mondo, felice di stare al suo posto, sempre uguale a se stessa. Ai più sembrerà banale, monotona, spenta, nonostante tutti non facciano che ripetere quanto sia luminosa la luce della sua fede; sembrerà il retaggio di un lontano passato, morta nelle pieghe della storia come se non fosse mai nata.

E il fatto che quasi all’unanimità sia stata interpretata come simbolo della provvidenza divina in Terra non fa che peggiorare la situazione e farcela sentire terribilmente lontana dalla forza di un’eroina tragica, troppo semplice per combattere per il suo amore impossibile. Forse, vedendola da questo punto di vista, Manzoni non risulterà che una copia venuta abbastanza male di Shakespeare. E per questo è difficile stare davvero dalla sua parte.

Donne, dee, sante

Ritenere che Lucia non esista, come donna e come essere umano, credo che sia un grande errore. In fondo, secondo i nostri manuali la letteratura italiana è da sempre popolata di donne bellissime che donne davvero non sono, ma dee (o forse dovremmo dire sante, per non avere problemi di religione), lontanissime dai fatti di un mondo mortale che guardano con occhio critico, irridente, superiore. Quando si degnano di guardarlo. Siamo pieni di Beatrici chiuse nelle loro torri di avorio, di Laure sorridenti e beate in mezzo a radure fantastiche, di Angeliche splendide e impossibili mentre il mondo cambia colore al loro passaggio e di Terese senza cuore, seminatrici di discordie o sterminatrici di ingenui amanti.

Proprio per questo Lucia è probabilmente la prima donna reale che la letteratura italiana abbia avuto il coraggio di portare sulla scena del mondo. E non è un caso che sia la co-protagonista del primo vero romanzo italiano. Un romanzo che in prima istanza è la storia di formazione di due giovani che attraversano le insidie del mondo per affermare se stessi e la propria realtà, il proprio diritto a sposarsi e ad essere felici. Non è l’amore tragico, sublime e irrealizzabile di Giulietta e Romeo, neanche quello folle e malato di Cleopatra e di Antonio. È un amore quotidiano.

Ritratto di ragazza

Lucia ha appena vent’anni. Eppure, per i suoi tempi, vent’anni sono tantissimi. È promessa sposa di Renzo, ma, come è risaputo, il loro matrimonio “non s’ha da fare”. E fin qui, è storia nota. Ce la presenta così Manzoni, alla fine del capitolo II del romanzo: entra in scena in tutto il suo modesto splendore mentre fa i preparativi per le nozze imminenti.

E si tenga bene a mente l’aggettivo “modesto”, perché Manzoni lo ripeterà di continuo. Lucia non è particolarmente bella, non farebbe voltare teste al suo passaggio, non c’è uomo che la miri, ad eccezione di Renzo (e, a quanto pare, Don Rodrigo). Forse è a partire da qui che possiamo capire la forza del loro amore.

[…] [Lucia] s’andava schermendo, con quella modestia un po’ guerriera delle contadine […]. I neri e giovanili capelli, spartiti sopra la fronte, con una bianca e sottile dirizzatura, si ravvolgevan, dietro il capo, in cerchi moltiplici di trecce, trapassate da lunghi spilli d’argento, che si dividevano all’intorno, quasi a guisa de’ raggi d’un’aureola, come ancora usano le contadine nel Milanese. […] Oltre a questo, ch’era l’ornamento particolare del giorno delle nozze, Lucia aveva quello quotidiano d’una modesta bellezza, rilevata allora e accresciuta dalle varie affezioni che le si dipingevan sul viso […].

Così ci viene descritta Lucia alla prima comparsata: una modesta contadina ventenne con i capelli legati a formare una sorta di aureola sulla testa. Non ha nulla della bellissima Beatrice, che, la prima volta che si affaccia timida sul grande palcoscenico della letteratura, indossa un “drappo sanguigno”, “[…] non parea figliuola d’uom mortale, ma di dio” (Vita Nova, 1.9, 1.15; cfr. Iliade, XXIV 258-259) e ha soltanto nove anni. E, tuttavia, è Lucia la più adulta tra i due giovani promessi sposi, è lei che, nel momento di sconforto più totale, quando Renzo propone un matrimonio celebrato con l’inganno, risponde: “Son imbrogli, non son cose lisce. Finora abbiamo operato sinceramente: tiriamo avanti con la fede, e Dio ci aiuterà: il padre Cristoforo l’ha detto” (cap.VI).

Del resto, con l’Ottocento il mondo cambia volto definitivamente, e l’Italia in modo particolare. Questo nuovo mondo non può più essere descritto con le “armi di prima”, con la tragedia o il poema cavalleresco. Serve qualcosa di nuovo, serve il romanzo. Così, Beatrice diventa Lucia, la santa si fa contadina, e nello spazio abissale che divide le due donne, la prima viene eternata tra i beati del paradiso, mentre la seconda può solo vivere il suo magro lieto fine. È la grande letteratura che diventa romanzo, e forse perde un po’ di grandezza e un po’ di letterarietà, in favore una certa dose di realismo.

Lucia Mondella e Oliva Denaro

Non sono poi così diverse, Lucia e Oliva, la protagonista dell’omonimo romanzo di Viola Ardone (Einaudi, 2021). Certo, tra di loro ci sono più di tre secoli di storia, dal 1630 (anno in cui si conclude la vicenda dei Promessi Sposi) al 1960 (anno in cui inizia la storia di Oliva Denaro). Eppure, hanno tanti punti in comune.

Sono entrambe ragazze giovani, alla soglia dell’età adulta, entrambe dovrebbero sposarsi (Lucia con Renzo; Oliva aspetta che i genitori le riescano a trovare un “buon partito”), entrambe sono vittime di abusi (le minacce di Don Rodrigo e il rapimento da parte dell’Innominato per Lucia; il rapimento ordinato da Pino Paternò e la successiva violenza per Oliva). Entrambe, si potrebbe dire, sono vittime degli eventi di un mondo disegnato non da loro e non per loro.

Eppure, mentre Lucia può comunque concludere la sua parabola ascendente in positivo, anche nelle sofferenze (con la punizione dei “cattivi” e la risoluzione delle trame); Oliva, figlia di un altro tempo e di un’altra mentalità, deve fare i conti fino in fondo con le conseguenze dei comportamenti del suo Don Rodrigo. E la risoluzione finale, in cui Pino Paternò viene portato in tribunale per quello che ha fatto è il ribaltamento completo di una società e anche di un romanzo, I Promessi Sposi.

[Pino Paternò] È bello, è vero, avevano ragione le compagne. Quasi un anno è trascorso e in lui niente è cambiato. Io sono andata avanti e lui è rimasto fermo. Anche per questo le nostre vite non si incontreranno più. […] Nell’attimo in cui mi vede, smette di sorridere spavaldo e mi fissa, il suo sguardo mi pesa ma non ha più il potere di rendermi bellissima o invisibile. Niente da qui in avanti potrà mai più toccarmi e, quello che ho perso, l’ho perso per sempre: correre a scattafiato con gli zoccoletti ai piedi, immaginare i nomi delle nuvole, girarmi nella mente i termini latini, raffigurare a carboncino le divinità del cinema, indovinare l’amore nei petali di un fiore. [cap.64]

Manzoni Oliva Denaro

Femminile singolare: il caso Oliva Denaro

Io sono Oliva Denaro, e sono pure loro: la vecchia sdentata seduta accanto a me dentro al capanno, le comari vestite di nero radunate per il rosario, le compagne di scuola con le gonne lunghe e gli occhi bassi, Crocifissa che si vanta di aver il marchese. Sono anche mia madre, e un giorno diventerò come lei senza nemmeno avere il tempo di accorgermene. Galline siamo noi, femmine di pollaio. E io non sono favorevole al pollaio. [cap.11]

Per prima cosa, Oliva Denaro parla in prima persona. E afferma con forza se stessa e la sua visione del mondo: deve divorare il cielo, per rubare il titolo di un recente romanzo di Paolo Giordano sempre su una storia di formazione.

Per conquistarsi il proprio posto deve aggredire il mondo e non accettare remissivamente tutto quello che le succede. In questo senso, sicuramente, Lucia Mondella è un personaggio passivo, mentre Oliva Denaro un personaggio attivo. Anche se ci mette del tempo a crescere e a diventare tale.

E poi, non per forza il comportamento della prima va visto sotto una luce negativa, e quello della seconda in modo positivo. Dobbiamo invece collocare le due ragazze nel contesto in cui vivono e in quello che effettivamente possono fare per cambiare la loro condizione. Dal 1630 al 1960.

Oliva Denaro 3

Lucia, in questo senso, posta nel mondo e nel periodo in cui vive, non è assolutamente passiva. Si limita a usare le armi che possiede. E, nel caso specifico, una fede incrollabile (che sarà motivo di conversione dell’Innominato e spinta propulsiva di almeno metà dell’opera) e la certezza di trovarsi sempre sulla retta via.

In questo senso è al polo opposto della Monaca di Monza (che incontra per la prima volta nel cap.IX). E il momento in cui fa il voto di castità alla Madonna – “fatemi tornare salva con mia madre” (cap.XXI) –, offrendo dunque a Dio tutto ciò che possiede, anche il matrimonio con Renzo (senso e obiettivo dell’intero romanzo, e quindi anche della sua vita), risolve la grandezza del personaggio di Lucia.

Oggi è sicuramente difficile da capire un personaggio del genere. In un mondo così pronto ad accogliere eroi ribelli che sfidano con furia il cielo e gli dèi stessi pur di inseguire i loro sogni, Lucia sembrerà banale. E la sua fede, all’occhio di un lettore moderno, parrà semplice contadina superstizione. Eppure, in fondo, siamo tutti noi Lucia, e tutti noi ci troviamo sempre a compiere scelte come quelle che compie lei nel corso dei Promessi Sposi, con o senza la fede in Dio.

Viene da chiedersi se tutto questo possa e debba essere oggetto di una narrazione. E allora diremo che senza dubbio si possa considerare “materia da romanzo“; se poi sia anche “materia da letteratura” o meno, non è tema da discutere in questa sede.

Destino e provvidenza

Verrebbe da dire che i tempi cambiano. E cambiano, non c’è dubbio. Lo possiamo capire da un confronto in filigrana tra il finale dei Promessi Sposi e il finale di Oliva Denaro. Entrambi i romanzi, si può dire senza remore, “finiscono bene“, se con bene si intende che i principali protagonisti sono ancora in vita, i loro obiettivi raggiunti e il male è sconfitto. Sotto questo aspetto non c’è alcun dubbio: hanno vinto i buoni.

Renzo e Lucia si possono sposare, mentre Don Rodrigo muore tra gli spasmi e i dolori dati dalla peste (un deus ex machina non indifferente); Oliva riesce ad evitare il matrimonio con Pino Paternò e a vivere la vita che tanto desiderava.

Tuttavia, entrambi i finali hanno un sapore dolce-amaro, e se nel romanzo di Ardone tutto si risolve in una sorta di “…e vissero per sempre felici e contenti” in chiave quotidiana, Manzoni chiude con un grande momento di ironia tragica, mostrando come la storia (di Renzo e Lucia, con la “s” minuscola) in un qualche modo finisca bene, mentre la Storia (generale delle diverse classi sociali) rimanga sempre quella che è. E da qui il testimone passerà a Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Ma questa è, appunto, un’altra storia.

Davide Lamandini

(In copertina Pawel Czerwinski da Unsplash)


Consigli di navigazione:

  • Manzoni, Alessandro. I Promessi Sposi (Carocci, 2021), a cura di Ezio Raimondi e Luciano Bottoni (ed. originaria: 1987); utile anche l’edizione BUR Rizzoli (2014) a cura di Francesco De Cristofaro, Giancarlo Alfano, Matteo Palumbo e Marco Viscardi;
  • Ardone, Viola. Oliva Denaro (Einaudi, 2021);
  • Di Benedetto, Vincenzo. Guida ai Promessi Sposi (BUR Rizzoli, 1999): ottimi analisi e inquadramento dell’opera e dell’autore;
  • Sull’autore: Citati, Pietro. Manzoni (Mondadori, 1991) e, più scolastico, Italia, Paola. Manzoni (Carocci, 2020).
  • Sull’autore: Citati, Pietro. Manzoni (Mondadori, 1991, purtroppo non più in vendita) e Italia, Paola. Manzoni (Carocci, 2020), dal taglio forse eccessivamente scolastico (come pure l’ottimo Manzoni, di Francesco De Cristofaro (Il Mulino, 2009);
  • Sul concetto di romanzo nella letteratura italiana: Il romanzo in Italia (in quattro volumi, a cura di Giancarlo Alfano e Francesco De Cristofaro) (Carocci, 2018), in particolare il volume II. L’Ottocento.

Nascere Lucia Mondella, crescere Oliva Denaro è un articolo della rubrica I Corsari, di Francesco Faccioli e Davide Lamandini.

Sull'autore

Classe 2000. Mi piacciono le storie, qualsiasi sia il mezzo che le fa circolare o la persona che le racconta. Credo nella letteratura, nel tempo che passa e nelle torte al cioccolato per le giornate più tristi. Aspetto con impazienza domani e, nel frattempo, leggo, scrivo e traduco qualche lingua morta persa in un passato lontanissimo.
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