I Governi statunitense, britannico ed europeo intensificano le sanzioni economiche contro Mosca. Nel frattempo, si moltiplicano gli aiuti internazionali in difesa dell’Ucraina: la Germania consegna missili anticarro e Stinger, la Francia fornisce ulteriore materiale bellico. Secondo Draghi “La minaccia russa è una spinta a investire nella Difesa più di quanto fatto finora”. Con l’Unione Europea investe oltre 450 milioni di euro per il sostegno militare a Kiev, si è forse creato terreno fertile per la costituzione di un esercito europeo?
Storia e utilizzo dell’esercito europeo
La guerra in Ucraina riaccende nella politica del Vecchio continente la prospettiva di un esercito comune europeo. I primi tentativi di un tale progetto risalgono al 1952, con il naufragio del progetto della Comunità europea di difesa. Su pressione degli Stati Uniti, Francia ed Italia idearono una collaborazione militare tra stati europei. Il piano però non venne mai attuato.
Attualmente per le missioni nell’ambito della Politica di Sicurezza e di difesa comune viene dispiegata le European Union Force (EUFOR). L’ EUROMARFOR, invece, rappresenta il primo nucleo della marina europea. A queste unità si affianca l’Eurocorps: una forza multinazionale a livello di Corpo di Armata, già utilizzata in varie missioni. Infine troviamo l’Eurogendfor, una forza per interventi in zone di crisi e le Helsinki Headline Goal. Tra le varie unità, poco e mal collegate tra loro, spicca l’EU Battlegroups. Questa è sicuramente la struttura più vicina ad un esercito europeo, rinforzata nel 2021 dal presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per ampliarla a 6.000 unità.
È del tutto evidente che al momento l’Unione non dispone di un apparato militare tale da intervenire concretamente nelle zone di guerra. Per fortuna, aggiungerei. Tale scenario è dovuto soprattutto alla Storia del secolo scorso, nonché alla presenza contigua di un’ esercito a livello NATO. Se da una parte questo è vero, è bene dall’altra precisare però che l’Europa non bada a spese per assicurarsi rifornimenti militari: solo nel 2019 l’Unione ha speso complessivamente più di circa 350 miliardi di dollari per scopi bellici (fonte: SIPRI Yearbook 2020, Sintesi in italiano).
Rinascita politica
La guerra in Ucraina si professa come una ghiottissima occasione per la politica ed i politici europei. La retorica di questi giorni, vuole disegnare l’Europa come un Continente che ripudia qualsiasi conflitto bellico. I singoli Stati cercano di mostrarsi integerrimi, puliti, senza macchie, ma in realtà esportano, comprano, trafficano armi per miliardi di dollari. E questo da anni. Finanziando così guerre, morti e crisi in tutto il mondo.
Il mercato d’armi in Europa è in mano alla Francia. “Liberté, Égalité, Fraternité”: Parigi, da sola, rappresenta l’8,2% delle esportazioni mondiali!
Anche la Germania non è da meno: il Paese è nell’ingloriosa “Top Five” tra i maggiori esportatori e vende armamenti soprattutto a Corea del Sud, Algeria ed Egitto.
Anche la cara Italia, “terra di santi, poeti, navigatori”, non sembra essere toccata nella vendita di pistole, fucili, e via dicendo. Anzi, è il decimo maggior esportatore mondiale e si distingue per la vendita di aerei e navi militari soprattutto a Turchia, Egitto e Pakistan. L’affermazione che l’Unione Europea si impegni per pace e democrazia, sembra scricchiolare davanti a questi dati. Lo stesso Erdogan, tiranno e dittatore senza scrupoli, viene difeso e sostenuto dall’intera comunità europea per fare da guardiano dei confini europei. Non ultimo, dopo il recente incontro dei 27 leader dell’Unione a Versailles, il messaggio è stato ancor più chiaro: più armi, più soldati, un unico esercito.
Anche diversi uomini politici hanno intravisto la possibilità di una personale “rinascita” da questo conflitto. Emmanuel Macron sta letteralmente ampliando il margine che lo divide dal leader dell’estrema destra Marine Le Pen. Il cancelliere Scholz, dopo una modesta partenza, sta raccogliendo vasto consenso dall’opinione pubblica. Boris Johnson ha colto l’occasione per evitare un possibile voto di sfiducia a causa dei festini organizzati in violazione delle norme anti-Covid. “BoJo”, come viene chiamato in Patria, è riuscito a mettere sotto il tappeto qualsiasi argomento che esuli dalla guerra. Anche in Italia, Salvini ha tentato – invano – di autoproclamarsi “salvator mundi”, intraprendendo un’improbabile viaggio in Polonia all’insegna della Pace.
Conclusioni
Se è vero che “l’occasione fa l’uomo ladro”, allora dietro la guerra in Ucraina si cela una grande opportunità per l'”Europa politica“. Un esercito europeo sarebbe la risposta ad un’esigenza di sicurezza, pace e democrazia nel mondo oppure il modo per far fruttare i numerosi investimenti fatti nel settore militare? La verità è che il pretesto per ripulirsi dalle scorie del passato, per ergersi a politica militare, ma dalla parte del “giusto” è da sempre una carta da non farsi sfuggire.
“Nulla sarà come prima”, ha proclamato Olaf Scholz, riarmando la Germania. “Per la prima volta in assoluto, l’Unione europea finanzierà l’acquisto di armi e altre attrezzature a un paese sotto attacco. Questo è un momento di svolta”, ha affermato pochi giorni fa Ursula Von Der Leyen. Il percorso sembra quindi delineato ed è legittimo aspettarsi in futuro la messa in atto di un vero e proprio esercito europeo.
Tuttavia, dai conflitti armati non si ottengono svolte, né tantomeno sarebbero da cogliere occasioni. Le guerre sono il frutto di politiche cieche, bendate, prive di dialogo e visione comune. La pace non si ottiene con ingenti somme di denaro, né tantomeno con sanzioni economiche. Neppure la costituzione di un’esercito risponde a questa problematica, anzi. Con la forza, le armi, le morti si possono opprimere popoli, ma non ottenere la pace. Forse aveva ragione Maria Montessori quando affermava che
Tutti parlano di pace, ma nessuno educa alla pace. A questo mondo, si educa per la competizione, e la competizione è l’inizio di ogni guerra. Quando si educherà per la cooperazione e per offrirci l’un l’altro solidarietà, quel giorno si starà educando per la pace.
Alessandro Sorrenti
(In copertina europarl.europa.eu)
Per approfondire: Guida alla Guerra in Ucraina con gli articoli di Giovani Reporter, con tutti i nostri articoli sul tema.
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.