La spesa nazionale per la difesa
L’incontro del 9 marzo tra i ventisette leader europei, a Versailles, ha affrontato questioni di primaria importanza riguardanti l’attuale scenario di guerra in Ucraina e, più in generale, il futuro stesso dell’Europa. In questa sede sono stati trattati tre temi fondamentali:
- Il rafforzamento del sistema difensivo europeo;
- L’indipendenza energetica dell’UE;
- L’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea.
La difesa, in particolare, parcellizza l’opinione pubblica del vecchio continente da diversi decenni. Sul tema, i leader, che pure si sono dati incontro a fine mese per fare un punto più dettagliato sulla situazione, hanno dato avvio a un processo programmatico che ha come fine l’incremento della spesa nazionale per la difesa e il coordinamento negli investimenti in tecnologie specifiche.
In aggiunta a ciò, nonostante non ci si sia stato alcun riferimento diretto ai moniti Nato di portare al 2% del Pil statale la produzione di armamenti nazionali, la Germania ha annunciato di allinearsi a questa prospettiva, investendo di fatto quella percentuale in tecnologie militari.
Le conseguenze
La massiccia produzione di armamenti e, in misura ancor maggiore, il coordinamento militare porterebbero ad una vera e propria difesa comune europea, che avrebbe risvolti importanti dal punto strategico:
- Si innalzerebbe una barriera contro futuri scontri interni, in un continente storicamente attraversato da numerosi conflitti;
- Si ridurrebbero i vantaggi diplomatici di uno Stato sull’altro: pensiamo ad esempio all’influenza che la Francia ha potuto esprimere dal Dopoguerra in poi, forte di un sistema militare autorevole ed organizzato; con una difesa comune europea tutto ciò non sarà possibile e l’Europa stessa sarà l’istituzione protagonista in politica estera;
- Si andrebbe a creare una maggiore indipendenza militare per un’Europa fedele ai suoi alleati, ma in grado di poterli scegliere e poter trattare con loro in una buona posizione di forza.
La nuova corsa alle armi
Se dal punto di vista politico, dunque, la scelta avrebbe sicuramente risvolti storici e, di fatto, completerebbe il processo di unificazione europea, non bisogna però dimenticare che, soprattutto nell’immediato, quello che si tratta di fare è un massiccio innalzamento nella produzione di armi e di tecnologie belliche che rappresenterebbe, fuori da ogni ideologismo, l’investimento in miliardi di euro in tecnologie della morte.
Sarebbe, a questo punto, lecito chiedersi se sia giusto investire in maniera così massiccia in armi, seguendo di fatto un nuovo processo mondiale di corsa alle armi nei fatti non molto diverso da quello della Guerra Fredda, se questo sia da considerarsi un vanto nel 2022, e se, in ultima analisi, avremmo mai potuto pensare solo un anno fa ad un risvolto del genere.
Alessandro Bitondo
(In copertina rfi.fr)
Per approfondire: Guida alla Guerra in Ucraina con gli articoli di Giovani Reporter, con tutti i nostri articoli sul tema.
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.