Davanti all’invasione russa dell’Ucraina, l’Occidente non è rimasto con le mani in mano, adottando durissime sanzioni economiche nei confronti di Mosca. L’obiettivo è duplice: sostenere indirettamente Kyiv nella lotta contro l’invasore e al contempo creare problemi interni a Putin. Ma avranno successo?
La guerra in Ucraina è senza dubbio un crocevia fondamentale dei nostri tempi, uno spartiacque che segnerà un prima e un dopo nella storia degli equilibri internazionali. L’Occidente ha scelto di appoggiare indirettamente Kyiv, conscio che una discesa diretta in campo farebbe probabilmente precipitare la situazione verso una Terza Guerra Mondiale. Gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la NATO da una parte hanno fornito supporto militare e umanitario all’Ucraina, dall’altra hanno approvato pacchetti di durissime sanzioni nei confronti di Mosca, nonché dell’alleata Bielorussia. A ciò si aggiunge l’esclusione della Russia dalla partecipazione a quasi tutti gli eventi sportivi, culturali e musicali previsti nei prossimi mesi. Così facendo, l’Occidente sta isolando Putin dal consesso internazionale, complicando la sua avanzata militare e anche provocandogli gravi problemi interni.
Pugno di ferro
L’UE ha al momento approvato tre pacchetti di sanzioni. Le decisioni più gravi sono il blocco delle riserve estere della Banca Centrale Russa e l’esclusione di 7 banche russe dallo SWIFT, una società cooperativa con sede in Belgio che media le transazioni finanziarie tra istituti di credito. Tale esclusione non riguarda però Gazprombank, la banca legata al colosso petrolifero russo: una scelta che permetterà a vari Paesi europei, Italia inclusa, di continuare a pagare le fondamentali importazioni di gas. Sono stati congelati i beni in Europa di Putin, del suo ministro degli esteri Lavrov e di circa 700 oligarchi e personalità vicine al presidente russo; sarà previsto anche il divieto di esportazione di aerei o attrezzature per l’industria aerospaziale, così come quello per le banche europee di accettare depositi sopra i 100mila euro da cittadini russi. Come ha spiegato la presidente della Commissione Europea:
“Viene ridotto l’accesso della Russia ai più importanti mercati dei capitali. Ora ci rivolgiamo al 70% del mercato bancario russo, alle principali società statali, compreso il settore della difesa. Queste sanzioni aumenteranno gli oneri finanziari della Russia, aumenteranno l’inflazione ed eroderanno gradualmente la base industriale russa.”
Ursula von der Leyen
A queste sanzioni si sono accodati anche il Regno Unito e persino un paese storicamente neutrale come la Svizzera, che ha bloccato i beni di persone e società vicine al regime di Mosca. Domenica 27 febbraio è stata inoltre annunciata la chiusura dello spazio aereo di diverse nazioni europee ai voli russi. La Germania, subito dopo il conoscimento delle repubbliche del Donbass, aveva sospeso l’attivazione del gasdotto che corre lungo il Mar Baltico noto come North Stream 2.
Provvedimenti analoghi anche da parte degli USA, che hanno inoltre bandito l’ingresso nel Paese di Putin e di persone a lui vicine. È stato inoltre sanzionato il Fondo di investimenti diretti russo, che negli ultimi anni ha attratto capitali in settori chiave per l’economia russa e incide per il 6% del PIL. Altra azione importante è stata la sospensione dei prestiti per 13 banche russe; il Giappone invece ha deciso, tra le altre cose, anche il blocco dell’export di componenti elettronici.
I primi effetti
Le conseguenze delle sanzioni non sono tardate ad arrivare. Il rublo ha perso il 12% del proprio valore, arrivando al cambio di oltre 100 rubli/dollaro; per rimediare a questo, la Banca centrale ha raddoppiato i tassi d’interesse onde frenare le fughe di capitali, e ha vietato agli istituti di credito accettare i disinvestimenti esteri, cosa che per qualcuno assomiglia a una dichiarazione di insolvibilità. La Borsa di Mosca, dopo giorni in profondo rosso, è chiusa da lunedì 28. Si segnalano inoltre grossi disagi con i pagamenti elettronici a seguito della sospensione di Apple Pay, il sistema ideato da Apple per le transazioni contactless. Il finanziere Davide Serra ha sostenuto a Open che le sanzioni tasseranno di fatto gli stipendi del 40% e che il rischio di bancarotta è molto concreto, anche perché la Russia sarà costretta a vendere gas e petrolio alla Cina a prezzi quasi stracciati.
Un’altra conseguenza delle sanzioni sarà la fuga di multinazionali e aziende straniere: nel settore petrolifero si sta assistendo al disimpegno molti giganti del settore, tra i quali anche l’Eni. Diverse aziende automobilistiche (Volvo, Renault…) e alimentari (Danone, Carlsberg) poi hanno fermato la produzione delle loro industrie russe.
A essere pesantemente colpiti saranno anche i grandi oligarchi, forse la forza più importante che garantisce stabilità a Putin: nei giorni scorsi uno dei più importanti, Roman Abramovič, si è dimesso da presidente del Chelsea, la squadra di calcio campione d’Europa in carica, e ne ha deciso la vendita. Secondo Serra le sanzioni faranno perdere loro il 70% del loro patrimonio. Per salvarsi da questo tracollo finanziario, diversi magnati starebbero spostando i loro yacht in paradisi fiscali in posti per loro più sicuri.
Funzioneranno?
Il quadro delle sanzioni è ancora parziale, ed è quasi certo che nei prossimi giorni verranno prese nuove decisioni. Probabilmente queste non avranno effetti diretti sul campo di battaglia, come suggeriscono molti analisti. Tuttavia, le conseguenze sopraccitate dimostrano come anche le armi economiche possano fare molto male al nemico, indebolendolo.
Qualcuno ha addirittura sostenuto che uno degli scopi sia favorire la destituzione di Putin: sia per il dilagare della rabbia tra il popolo russo (del resto già tangibile, come dimostrano le manifestazioni – duramente represse – in diverse città contro la guerra), sia soprattutto per il venir meno dell’essenziale supporto degli oligarchi, tra i quali già sembra serpeggiare il malcontento. La prospettiva di una soluzione a breve termine del conflitto è forse utopistica; ma le sanzioni indubbiamente complicano i piani del Presidente russo, che sperava di chiudere la faccenda con un blitzkrieg. E l’isolamento internazionale in cui Putin si è cacciato potrebbe rivelarsi, in futuro, la causa della sua fine.
Riccardo Minichella
(In copertina Ursula Von Der Leyen)
Per approfondire, su Giovani Reporter:
- Agostini, Clarice. È guerra – Putin attacca l’Ucraina (Giovani Reporter, 2022)
- Agostini, Clarice. La crisi Ucraina – Una questione di prospettive (Giovani Reporter, 2022)
- Bettari, Sofia. 10 parole per capire la Guerra in Ucraina (Giovani Reporter, 2022)
- Bitondo, Alessandro. Cosa sta succedendo in Ucraina? (Giovani Reporter, 2022
- Bitondo, Alessandro. Salvare l’ambiente, in tempo di guerra (Giovani Reporter, 2022)
- Bottoni, Diego. Daniil Medvedev contro la guerra (Giovani Reporter, 2022)
- Brini, Iacopo. Il conflitto del Donbass, tra Russia, Europa e Stati Uniti (Giovani Reporter, 2022)
- Pagnoni, Luce. Caro Putin, cosa ti ha fatto l’Ucraina? (Giovani Reporter, 2022)