
Il 17 febbraio 2022 l’onorevole di Forza Italia Elio Vito ha presentato alla Camera una proposta di legge per abolire il Concordato, tuttora vigente, tra Stato italiano e Chiesa cattolica. Vediamo insieme le ragioni e gli ostacoli relativi alla proposta.
Una mattina di metà febbraio l’onorevole Elio Vito (Forza Italia) si è alzato e ha deciso di abolire il Concordato tra Stato e Chiesa. Non è un sogno audace di qualche laico esasperato, ma una proposta di legge costituzionale che l’onorevole ha presentato alla Camera il 17 febbraio 2022.
C’erano una volta, e ci sono ancora, i Patti Lateranensi
La proposta di Vito prevede la modifica degli articoli 7 e 8 della Costituzione, che regolano i rapporti tra la Repubblica italiana e la Chiesa. L’articolo 7, in particolare, creò non poco scompiglio nell’Assemblea Costituente, settantacinque anni or sono, perché di fatto integrava nella nuova carta i Patti Lateranensi voluti da Benito Mussolini.
Firmati l’11 febbraio 1929 al Palazzo del Laterano, a cui devono il loro nome, i Patti segnarono la fine della cosiddetta “questione romana“, ovvero della frattura tra la Chiesa e l’allora Regno di Italia che si era aperta con la breccia di Porta Pia (1870). Il loro contenuto si articolava in tre blocchi: un Trattato di riconoscimento reciproco delle parti — per la prima volta dall’Unità, dunque, la Chiesa riconobbe il Regno d’Italia; un Concordato che dettagliava i rapporti tra Stato e Chiesa, facendo alcune concessioni al Vaticano, tra cui il valore anche civile del matrimonio religioso e l’esenzione dal servizio militare per il clero; una Convenzione finanziaria che rendeva il Vaticano esente dalle tasse.
In sede di Costituente, Palmiro Togliatti, leader del PCI, invitò i suoi a votare a favore del mantenimento dei Patti per non turbare la “pace religiosa“, ma questa scelta non fu condivisa da tutti. Teresa Noce, una delle ventuno “madri costituenti” e dirigente comunista, ad esempio, non seguì la linea dettata dal segretario. Il motivo? Non voleva “patti fascisti” nella Costituzione.
Nonostante il rifiuto di Noce e il profondo scoramento dei socialisti, la linea del compromesso ebbe la meglio e l’articolo 7 assunse la forma che mantiene tutt’oggi.
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale
Articolo 7
In caso di riforma condivisa dalle due parti, stabilisce l’articolo 7, non serve aprire l’iter di riforma Costituzionale. Non è necessario, cioè, che la modifica sia votata due volte da entrambe le Camere a distanza di almeno tre mesi. Nonostante questo, dal 1948 al 2022 c’è stata solo una riforma significativa del Concordato: era il 1984 e a Palazzo Chigi c’era Bettino Craxi.
Di imprese improbabili ed esche ai laici
Difficilmente “l’abolizione del principio concordatario” chiesta da Vito potrà rientrare nelle “modificazioni accettate dalle due parti”. È vero che si parla di religione e che non si possono escludere i miracoli, ma la strada è in salita. L’impresa, però, sarebbe ardua in ogni caso, anche senza l’iter di riforma costituzionale.
L’onorevole Vito, infatti, si è svegliato tardi. Ha buttato nel calderone della Camera dei deputati una proposta che si annuncia divisiva a un anno dalle prossime elezioni. Con questi tempi, l’impresa è talmente improbabile che strappa un sorriso. In seconda battuta, però, viene il dubbio che nemmeno Vito creda davvero alla sua proposta. Insomma, il dubbio che l’Onorevole non starebbe cercando una riforma fattibile, ma lanciando un’esca nel mare magnum dei laici delusi. In fondo, tra qualche mese inizierà la campagna elettorale e all’orizzonte c’è il taglio dei parlamentari, che entrerà in vigore nella prossima legislatura. Con Forza Italia che si attesta all’8,3% nell’ultima Supermedia YouTrend/Agi, Vito non deve sentirsi proprio in una botte di ferro. Forse sarà un caso, ma recentemente ha partecipato anche all’Agorà del Partito Democratico.
Il vento soffia verso San Pietro, ma la base?
Inoltre, il clima generale non è dei più favorevoli all’abolizione del Concordato. Nell’ultimo anno, infatti, il vento ha soffiato più volte verso San Pietro, prima con l’affossamento del ddl Zan e poi con la bocciatura del referendum sull’eutanasia. Due vittorie del fronte cattolico — o clericale, come lo definiscono i laici con un pizzico di malcelato disprezzo — che hanno polarizzato le opinioni.
Non finisce qui, però, perché il Parlamento e la Corte Costituzionale non sono uno specchio così fedele del Paese, soprattutto dei giovani.
Nella fascia 18-29 anni, stando ai risultati di una ricerca condotta nel 2015 dal sociologo Franco Garelli, uno su tre non è religioso. E dalla fascia 18-35 anni provenivano molte delle firme per il referendum sull’eutanasia (Il Fatto Quotidiano, 15/09/2021). Ci sarebbe, dunque, una base laica che conta milioni di ragazzi e ragazze che magari, scrollando il feed di Instagram, avranno lasciato un like al post con cui Elio Vito ha prontamente annunciato la sua proposta di legge.
Sara Bichicchi