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Perché il mito ha tanto successo, oggi come ieri?

Mito

L’ApPunto

È difficile trovare qualcosa che ci affascini più del mito, qualcosa che tocchi le sue stesse corde, che riesca fino a quel punto a parlare di storie lontanissime e di storie vicinissime a noi. Qualcosa che come il mito possa valicare i millenni, mutare continuamente forma e contesto per rimanere in fondo sempre se stesso.

Dritti al Punto

Se volessimo dare una definizione complessiva del concetto di mito, sarebbe il racconto di una storia individuale che si fa paradigma di valori universali, dal particolare al generale, in grado di parlare a uomini di tempi e spazi diversi e anche lontanissimi da quelli che li hanno generati. E sicuramente per certi versi il mito è anche questo.

Anche, ma non solo, come ogni argomento di materia umanistica che si rispetti. Altrimenti, sarebbe da obiettare, non ci sarebbe differenza tra mitologia e letteratura, perché anche quest’ultima in fin dei conti non è che una storia modello per tutte le storie possibili in tutti gli spazi e i tempi possibili. Tanto che certe volte mito e letteratura si fondono e confondono uno nell’altro.

Il mito, a mio avviso, è prima di tutto un mondo. Un mondo senza coordinate precise, nel cui labirinto è facile perdere la rotta (come sa bene la donna che più di tutte sa orientare e orientarsi: Arianna). È una storia e allo stesso tempo sono tante storie. Una nell’altra, una sull’altra, una al posto dell’altra. È varianti che si conciliano e che si contrappongono, in un caleidoscopio di nomi, voci, racconti e versioni.

Punti di riferimento

Le parole sono importanti per de-finire e de-limitare il mondo. Facciamo allora il Punto dei termini che raccontano tutto questo, cercando di dare un nome alle cose per orientarci in questa confusione:

  • Mito: un fatto idealizzato, dal valore esemplare, che veicola una certa partecipazione fantastica o religiosa (spesso di una comunità);
  • Mitologia: l’insieme dei miti che sono stati prodotti in un preciso ambiente culturale e trasmessi primariamente in forma orale;
  • Mitografia: la letteratura erudita sorta intorno ad una tradizione mitologica (si pensi alla Biblioteca di Apollodoro o ai Miti di Igino).

E queste sono le coordinate base. Aggiungo, per non generare troppa confusione nel lettore poco abituato a temi del genere:

  • Leggenda: racconto di argomento per lo più religioso o eroico, in cui fatti e personaggi sono inventati o quantomeno rielaborati dalla fantasia o dalla tradizione (come la leggenda di Romolo e Remo), spesso con intento politico.
  • Favola: breve vicenda con persone, animali o cose come protagonisti, con fine primariamente didascalico.

Il Punto della situazione

Le vie del mito sono infinite, verrebbe da dire, così come i modi che hanno gli autori di plasmare e riplasmare di volta in volta le loro storie (vedi i 7 consigli di lettura a cura di Blu Di Marco). Tuttavia, a livello narrativo, possiamo ricondurre il tutto a cinque diversi approcci per raccontare di nuovo, reinterpretare e spesso rovesciare la versione originale (ammesso e non concesso che ne esista una):

  1. Nuova focalizzazione: si prende un personaggio marginale che ha un ruolo minore all’interno della storia originale e lo si rende protagonista dell’opera, certe volte anche con un nome diverso e più moderno (lo hanno fatto già gli antichi prima di noi, e opere come Elettra di Sofocle e Medea di Euripide sono perfetti esempi da questo Punto di vista; in tempi più recenti si pensi al pessimo Silenzio delle ragazze di Pat Barker e al mediocre Canto di Penelope di Margaret Atwood).
  2. Riempimento di un vuoto narrativo della versione originale: gli esempi si sprecano, perché il mito, proprio come racconto di istanze universali e suscettibile di mille diverse varianti, è per sua stessa natura pieno di zone d’ombra, dove si può facilmente inserire un qualunque narratore (abile, come ad esempio Hugo von Hofmannsthal, autore di Elettra e Arianna a Nasso; o meno abile, come Madeline Miller, autrice della Canzone di Achille).
  3. Realizzazione di un prequel, di un sequel o di uno spin off: il cinema contemporaneo ormai ci ha anche troppo abituato a stratagemmi narrativi di questo tipo, che giocano ovviamente su aggiunte alla trama principale, in posizione iniziale, finale o intermedia (esempio d’eccellenza: Odissea, di Nikos Kazantzakis, seguito della celebre opera omonima attribuita ad un poeta di nome Omero).
  4. Nuova ambientazione, oggi o in un altro periodo storico: il gioco è simile alla nuova focalizzazione e spesso in parte coinvolge anche i personaggi, si tratta di una riscrittura che modifica l’ambientazione della versione originale spostandola più avanti nel tempo, certe volte addirittura ai giorni nostri (si veda, a tal proposito, una su tutte, Il lutto si addice ad Elettra, di Eugene O’Neill e ambientato nel corso della Guerra di Secessione americana).
  5. Riscrittura completa della trama, il cosiddetto “What if…?“: cosa sarebbe successo se… ad esempio, se Paride non avesse mai rapito Elena, se Odisseo avesse scelto di rimanere con Calipso, se Teseo non avesse sedotto Arianna, se Agamennone non avesse sacrificato Ifigenia, e via di questo passo, all’infinito.

Questo è il Punto

In fin dei conti si tratta sempre di scegliere gli elementi da cui partire e su cui costruire nuove vecchie storie. Il gioco si regge tutto sul potere evocativo del mito.

Nel mondo classico non c’era bisogno di (ri)cercare quella che noi oggi chiamiamo originalità; e gli autori si limitavano a scegliere una variante più o meno nota, che riscrivevano in base al proprio filtro e alla propria sensibilità. Adesso, invece, gli scrittori sono costretti a “sorprendere” il pubblico in una continua ricerca di qualcosa che possa disattendere e sconvolgere le sue attese.

Ovviamente, conservare un simile patrimonio di storie tanto note permette di giocare molto con flashback e anticipazioni, deviando facilmente il lettore o lo spettatore e indirizzandolo verso la variante più nota del mito (magari con nomi e luoghi modificati); salvo poi di colpo buttarsi su una versione secondaria, innovare, attualizzare, fino a (stra)volgere la storia. Viene da chiedersi perché siano così pochi quelli in grado di farlo bene, o almeno consapevolmente, oggi, se è un trucco vecchio come il mito.

E, del resto, anche questo è uno dei suoi caratteri fondativi: la duttilità, sapersi adattare sempre a contesti nuovi rimanendo lo stesso nei suoi nuclei essenziali. Anche e soprattutto a scapito dell’autore, che cerca invano di uscire dai binari del “già scritto” e del “già detto”, senza rendersi conto che sempre quel treno sta prendendo e sempre quella destinazione ha all’orizzonte, perfino quando per antitesi cerca di rovesciare le premesse stesse del viaggio. E il viaggio che sta compiendo è il percorso di ogni storia e di ogni narrazione, che porta al solito punto, dove tutti vorrebbero e non vorrebbero mai arrivare: alla parola “fine”. Schermo nero, pagina bianca.

Punti di vista

Forse è anche per questo che il mito ha tanto successo, oggi come ieri. Perché in fondo parla a noi e parla di noi. E racconta di tempi lontani come il mondo, di dèi ed eroi, di imprese oltre ogni limite umano, di grandi vittorie e di clamorose sconfitte.

Probabilmente perché abbiamo bisogno di grandi storie da ascoltare nel silenzio di una sera di pioggia, mentre non facciamo altro che dirci quanto siamo piccoli e insignificanti. E che i tempi sono cambiati, e che non è più facile come allora, e che non ci sono più le mezze stagioni. Quando c’era lui – il Mito, ovviamente – ogni cosa era più bella, anche la letteratura. E, pensa un po’, quel treno che chiamiamo narrazione arrivava perfino in orario.

Davide Lamandini

(In copertina e nell’articolo Pavel Nekoranec da Unsplash)


Per approfondire:

  • Cambell, Joseph. L’eroe dai mille volti (1949, Lindau, 2012) [saggio]
  • Condello, Federico. Elettra: storia di un mito (Carocci, 2010) [monografia]
  • Frazer, James. Il ramo d’oro (1914, Bollati Boringhieri, 2012) [saggio]
  • Vernant, Jean-Pierre. L’universo, gli dèi, gli uomini (Einaudi, 2000, ora 2014) [saggio]
  • Vernant, Jean-Pierre. Mito (Treccani, 2021) [voce enciclopedica]
Sull'autore

Classe 2000. Mi piacciono le storie, qualsiasi sia il mezzo che le fa circolare o la persona che le racconta. Credo nella letteratura, nel tempo che passa e nelle torte al cioccolato per le giornate più tristi. Aspetto con impazienza domani e, nel frattempo, leggo, scrivo e traduco qualche lingua morta persa in un passato lontanissimo.
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