Sogni infranti
Dopo due turni di notte consecutivi e una settimana lavorativa assai pesante, Sara Viva Sorge è deceduta schiantandosi contro un palo. Molto probabilmente la stanchezza ha ucciso sul colpo l’infermiera ventiseienne che, poco prima di mettersi alla guida, aveva comunicato al fidanzato il proprio sfinimento.
Sara Viva Sorge lavorava in una clinica del gruppo San Raffaele da soli venti giorni e tanti sono bastati per mettere fine ai suoi sogni di giovane donna. La sua colpa è stata quella di non aver retto i ritmi estenuanti imposti dal lavoro di oggi. Li ha accettati, come è auspicabile che faccia una ragazza di 26 anni, ma non ne è uscita viva. Non è sopravvissuta alla penuria di personale e alla concezione per cui è meglio seguire il dio denaro piuttosto che la salute dei dipendenti. Non è sopravvissuta nemmeno all’idea per cui i giovani debbano sottostare ad imposizioni e tempi insostenibili in nome di carriera e prestigio. In un Paese in cui la normalità è il tirocinio senza stipendio, unito a rapidità e ubiquità, ineludibili caratteristiche dei nostri tempi, rimanere al passo è difficile.
I giovani e il problema del lavoro
Su Fanpage si legge:
Lei tacitamente aveva deciso che le due notti di fila potevano andare bene, non si è rifiutata. Ma non stava a lei decidere se i carichi di lavoro sono eccessivi.
Avrebbe potuto comunicare ad un superiore che non era in grado di sostenere due turni di notte consecutivi, è vero. Ma quali sarebbero stati i risvolti?
È diffuso aspettarsi che i giovani facciano i salti mortali in funzione del lavoro, senza mai riflettere, però, sulle conseguenze. Interminabili stage non retribuiti, turni estenuanti, vessazioni, sono il banco di prova di qualsiasi ultimo arrivato (il termine “assunto” implicherebbe già uno step successivo). Carne da macello, degna di considerazione solo se accondiscendente a qualsivoglia imposizione. Come se il temporaneo status di giovane implicasse automaticamente la clausola dell’essere sfruttato. Guai, infatti, provare ad opporsi: la nomea di scansafatiche o di “quello che vuole trovare tutto pronto” è dietro l’angolo. E addio riconoscimento nel mondo del lavoro, o addirittura addio alla posizione lavorativa a suon di “se non accetti tu, altri mille sono pronti a farlo”.
Un cambiamento necessario
Le conseguenze di questo sistema malato non sono da sottovalutare. Parliamo di adulti non in grado di auto sostentarsi e costretti a vivere nella casa dei genitori; persone portate allo sfinimento fisico e mentale; mancanza di socialità e individualismo imperante; competizione nociva. Aspetti che, a voler essere cinici, arrecano gravi problemi al Paese. Non c’è da stupirsi allora se nell’ultimo decennio 250mila giovani italiani sono emigrati all’estero, con perdite ingenti per la nazione. L’Italia è un Paese per vecchi e di vecchi, ma serve un’inversione di tendenza. Come al solito, sono gli eventi tragici a sollevare questioni e riflessioni. Spesso, però, si risolvono in nulla di fatto e tutto finisce nell’oblio. La speranza è che la morte di Sara Viva Sorge non sia l’ennesima a fare questa fine, che smuova le coscienze ma anche le azioni.
Camilla Galeri
(In copertina corriere.it)
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.