
Jonathan Franzen, sulla scia di “Libertà” (Einaudi, 2014) e delle “Correzioni” (Einaudi, 2014), mette a nudo la vita di una famiglia borghese americana, gli Hildebrandt. “Crossroads” (Einaudi, 2021) vuole mostrare ciò che si cela sotto le apparenze, quanto in profondità si trovino i traumi personali e quanto questi intacchino le vite del singolo e di chi vi orbita attorno.
Siamo negli anni Settanta a New Prospect, Chicago. L’America in questi anni è un crocevia di ideali e stili diversi: i ragazzi mostrano la loro devozione alle rock band, sperimentano nuove droghe, esprimono la loro avversione per la guerra in Vietnam o la loro solidarietà ai soldati americani. Nascono gli hippies, la libertà sessuale e di pensiero. C’è il blues, che parla di dolore e di sopportazione dei pregiudizi razziali. Ma sullo sfondo di tutto questo c’è la fede: un Dio che ti ascolti, una preghiera che porti un po’ di speranza, un gruppo che ti faccia sentire parte di qualcosa.
I went to the crossroad, fell down on my knees…
Russ è un normale pater familias, uomo religioso, eppure pieno di dubbi e Crossroads il gruppo giovanile della chiesa di cui è pastore; tuttavia, la popolarità di Rick Ambrose, suo amico e collega, riesce ad escluderlo. L’immensa adorazione di Ambrose da parte dei ragazzi e le sue vedute più ampie sulla religione e sulla vita degli adolescenti lo rendono una figura carismatica, un leader di cui tutti bramano l’approvazione. Crossroads non è solo un gruppo, diventa anche un modo di vestire, un modo di parlare, un modo di fare.
Perry aveva concepito una teoria su come funzionavano le religioni: arriva un leader sufficientemente disinibito da usare le parole più comuni in un modo nuovo, potente e controintuitivo, e ciò incoraggia le persone intorno a lui a usare a loro volta quella retorica, e l’atto stesso di usarla crea sensazioni mai provate prima nella vita di tutti i giorni […].
Russ accusa Ambrose di cercare il consenso dei ragazzi. Per questo ha chiamato il gruppo come una canzone di Robert Johnson, Cross Road Blues. Il pezzo è ormai parte della storia della musica e attorno a Johnson si è creato il mito per cui, ad un crocicchio, avrebbe venduto l’anima al diavolo in cambio del suo straordinario talento.
Nel libro si parla molto di fede e di religione, ma anche di tentazione. Scontento della vita, Russ vuole evadere dai figli ostili e dalla moglie Marion, da cui non è più attratto. Ed è solo quando arriva a New Prospect Frances Cotrell, vedova attraente e ingenua, che egli arriva al crocevia. Mantenersi fedele al suo Dio, oppure vendere l’anima al Diavolo e cedere alla seduzione?
Asked the Lord above «Have mercy, now save poor Bob, if you please»
Marion pare la classica madre e moglie accondiscendente, che evita il litigio per condurre una vita tranquilla, che concede tutto ai figli. Ma Franzen solleva il velo, mostrando traumi sepolti sotto sorrisi falsi e bugie dette a fin di bene. La vita non ha mai premiato Marion, anzi, le ha regalato solo tristezza e disperazione, che nemmeno Dio poteva curare. Dal suicidio del padre all’abbandono della madre, fino alla vita dissoluta a Los Angeles e il bisogno straziante di attenzioni che la porta a intraprendere relazioni con uomini sbagliati.
Solo l’incontro con Russ dà l’illusione di aver cambiato tutto, anche se in realtà ha solo costruito un altro strato di drammi, poi nascosti malamente sotto al tappeto. E le sedute segrete con la psicologa hanno il solo effetto di farle capire quanto la sua vita sia una bugia. Tra tutto il male che Marion ha ingoiato, c’è anche una infermità mentale di cui la famiglia non sa nulla, ma che il figlio Perry pare aver ereditato. La donna si vede brutta, grassa, una mera comparsa dello spettacolo della vita, nonostante abbia sempre sognato di interpretare la protagonista. E, nel disperato tentativo di giocare alla madre ideale, Marion non punisce il figlio per la busta di “materia vegetale” che nasconde in camera; arriva all’indifferenza nei confronti di Russ, tanto da dargli il consenso di tradirla; prova a sentirsi di nuovo attraente facendosi ulteriormente del male.
Standin’ at the cross road, tried to flag a ride
Perry, Clem, Judson e Becky sono il frutto di un matrimonio fallimentare già in partenza. Perry è troppo intelligente, tanto che la sua mente gli è quasi stretta. Anche lui entra a far parte di Crossroads, non tanto per fare un dispetto al padre, quanto più per seguire i suoi amici. Crossroads spinge i ragazzi ad aprirsi, a dire ciò che pensano senza barriere, e Perry e Becky provano ad essere sinceri l’uno con l’altra, ma il loro rapporto fraterno non riesce mai a sfociare in amicizia. Lui vede la sorella come la tipica ragazza bella, popolare e superficiale.
Clem è al college ed è l’alleato di Becky, quindi l’unico rifugio sicuro di Perry è il piccolo Judson, ancora troppo puro per essere intaccato dall’alone maligno della famiglia. Judson rappresenta per Perry “la prova migliore della realtà dell’amore”. Perry, tuttavia, abbastanza grande da conoscere le tentazioni del mondo, e cominciando dallo spaccio di marijuana, arriva a provare la cocaina, che lo porterà ad un crollo psicotico. Ma Russ è troppo preso dai suoi demoni per agire prima del disastro.
Perry pensò che poteva anche amare lo sballo un po’ meno di quanto amasse suo fratello.
Didn’t nobody seem to know me, babe, everybody pass me by
Becky guarda il mondo con gli occhi di Clem, come se il fratello maggiore avesse tutte le risposte per sopravvivere in quell’esistenza privilegiata e superficiale. Quando Clem parte per il college, Becky non ha più un punto fermo e, condannata dalla sua apparenza, finisce per seguire la massa. La sua bussola punta verso Tanner Evans: membro di riferimento di Crossroads, cantante in un gruppo folk, capelli lunghi, bello e desiderato. Per lui entra a far parte del gruppo della chiesa, attirando così lo scontento del padre. Becky vorrebbe che la gente smettesse di dirle “sei troppo intelligente per questo”, vorrebbe essere libera di fare ciò che un’adolescente come lei dovrebbe fare: sbagliare.
Un’assenza di difetti non era necessariamente un pregio. Poteva essere semplicemente una cosa che non offriva resistenza allo sguardo.
Standin’ at the crossroad, baby, risin’ sun goin’ down
Clem, lontano da tutti al college, non ha le risposte che la sorella è convinta lui abbia. Anzi, tutte le sue certezze stanno proprio crollando: “rising sun going down”. Clem pende dalle labbra di Sharon, travolto da una passione sbocciata velocemente, accentuata dalla libertà quasi pericolosa che i due hanno lontani dalle famiglie. Lui vuole che lei lo stimi, tanto da scrivere un’impulsiva lettera al servizio di leva: intende lasciare gli studi e compiere il suo dovere morale, arruolandosi per andare a combattere in Vietnam, proprio come il fratello di Sharon.
La lettera […] aveva la chiarezza delle cose a lungo ponderate. Ma scriverla costituiva un’azione? […] A che punto, di preciso, si sarebbe potuto dire che aveva agito?
Clem è confuso: vuole arruolarsi per la stima della ragazza o per andare contro al padre? Oppure per dimostrare a se stesso e agli altri che è in grado di portare avanti un ideale? Sente in qualche modo l’esigenza della violenza? Alla fine si convince che quella del Vietnam sia una sua idea, fino a che il servizio rifiuta la sua lettera. Allora, ancora una volta, quali sono le certezze a cui aggrapparsi? Disgustato dal comportamento della sua famiglia, l’unica soluzione è scappare, alla ricerca di quel qualcosa che manca.
You can run, you can run
Crossroads è un romanzo duro, crudo nella sua verità. I coniugi Hildebrandt arrivano a disprezzarsi, la loro unica fonte di gioia diventa rinfacciare all’altro gli sbagli commessi. Attraverso la storia di sei personaggi che, veramente, potremmo definire “in cerca d’autore”, Franzen ci fa rendere conto di come in una famiglia non ci si conosca mai davvero a fondo. Ognuno ha bisogno di una guida, di assumere una forma, mentre vaga in frammenti di vita inautentici, convenzionali. Judson, il fratello più piccolo, rappresenta il germe della speranza, è l’unico che può ancora salvarsi, vivere una vita giusta, fuori dalla droga, dalle scelte errate, dalla perdizione.
Perry riflette che Dio sarebbe meno “irraggiungibile“, se nei testi sostituissimo il suo nome con Steve, ad esempio. I giovani non riescono a trovare la fede fino in fondo. I ragazzi americani degli anni Settanta sentono parlare di guerra, di sballo, di Navajo a cui viene sottratta la terra, di razzismo, di violenza e sofferenza. Come si può tenere per un Russ o una Marion? O non provare compassione per il povero Judson, lasciato allo sbando? E come non compatire Perry, che prima sembra l’unico in grado di farsi valere e poi cade trappola della droga?
La cosa terribile è che tutto questo è verosimile, e probabilmente, da qualche parte nel mondo, è accaduto. Franzen ha annunciato che Crossroads è il primo volume di una trilogia di prossima pubblicazione. A questo punto mi chiedo: se qui si arriva al crocevia, mentre il sole tramonta e tutto sembra per crollare, e l’unica soluzione sembra correre via, nel prossimo libro ci sarà più speranza, o verrà il Diavolo a bussare alla porta?
Early this morning, when you knocked upon my door […] And I said «Hello Satan, I believe it’s time to go»
Robert Johnson. Me and the Devil Blues
Blu Di Marco
(In copertina immagine tratta da Crossroads, di Jonathan Franzen)