Cronaca

Congedo di paternità – L’elefante nella stanza della parità di genere

congedo di paternità

Nel silenzio dei giornali e di quasi tutta la classe politica, il congedo di paternità è stato trasformato in una misura palliativa e inutile. Ma i primi a non alzare la voce sono i diretti interessati: gli uomini.


Quando si parla di uguaglianza di genere, c’è un elefante nella stanza che molti si illudono di poter ignorare. Si tratta del congedo di paternità – adesso strutturale, ma di soli 10 giorni – che non sembra proprio decollare in Italia. Alcuni mesi fa, il Governo ne aveva annunciato a gran voce l’estensione a tre mesi, ma quella dichiarazione d’intenti è stata disattesa. In sordina, stavolta, senza proclami.

Chi ha visto il congedo di paternità?

La denuncia del passo indietro è arrivata dall’Onorevole Giuditta Pini (PD), che ne ha dato notizia sui social qualche giorno prima di Natale. Il testo del Family Act arrivato alla Camera, dunque, non parla dei fantomatici 90 giorni, ma si limita a dire che il nuovo congedo avrà una durata significativamente superiore a quella attuale. Una bella fregatura, considerando che già 20 giorni rappresenterebbero un incremento del 100% e, quindi, una “durata significativamente superiore”.

Bisogna ammettere che la promessa estensione a tre mesi era apparsa fin da subito piuttosto nebulosa: si parlava, infatti, di un ampliamento graduale, ma senza dettagliare i tempi, e non era chiaro con quali soldi sarebbe stato finanziato. Un’opzione poteva essere sfruttare parte dei fondi del PNRR (ne avevamo parlato in questo articolo), ma a quanto pare le risorse sono state allocate diversamente. Rispondendo al commento di un utente su Instagram, infatti, l’Onorevole Pini ha spiegato che sono stati stanziati fondi del PNRR per gli asili, ma non per i congedi. Dovremo, quindi, rassegnarci a un’Italia in cui la cura dei figli resta un onere-onore solo femminile?

Perché servono congedi parentali equi

Nonostante le difficoltà e le battute d’arresto, sarebbe meglio non abbandonare questa nave. Senza una riforma dei congedi, infatti, molte altre questioni, a partire da disoccupazione femminile e gender pay gap, sono destinate a restare irrisolte. Come si può migliorare l’occupazione femminile, ferma al 49,5% a ottobre 2021 (dati Istat), se solo alle donne si chiede di farsi carico della cura dei figli? Come si può rendere le donne competitive quanto gli uomini sul mercato del lavoro, se per legge solo la donna si assenta obbligatoriamente per cinque mesi? Stando in questo modo le cose, chi potrebbe dirsi sinceramente sorpreso nell’apprendere che, di fronte a un candidato e una candidata con competenze simili, non poche aziende scelgono l’uomo? Mal che vada, lui “sparirà” solo per dieci giorni; non servirà nemmeno un sostituto.

Congedo di paternità

Senza mettere mano all’elefante nella stanza del congedo di paternità, le altre iniziative a favore della parità di genere sono un intervento zoppo. Ben venga la legge sulla parità salariale – tra qualche anno se ne valuteranno i risultati –, ma non basta. Non può esserci parità sostanziale tra uomo e donna, se questa manca nella prima cellula della società: la famiglia.

In casa, secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, le donne sgobbano più del doppio, svolgendo in media 5 ore di lavoro di cura al giorno contro le nemmeno 2 (1 ora e 48 minuti) degli uomini. Qualcuno dirà che le donne fanno tutta questa fatica volontariamente, perché vi sono portate per natura, ma questa teoria della donna crocerossina e casalinga felice è fuori tempo massimo.

Padri cercasi

Quando i 90 giorni obbligatori per i padri sono stati cancellati con un frego di penna, non ci sono state levate di scudi: nessun clamore. La notizia è a mala pena uscita sui giornali. Perché? Viene il dubbio che, in fondo, in pochi vogliano davvero una riforma radicale dei congedi. L’assetto attuale fa comodo a molti ed è rassicurante, tradizionale.

In tutto questo, però, che cosa ne pensano i padri? Possibile che a chi diventa papà oggi – venticinquenni, trentacinquenni, quarantacinquenni – vada bene avere solo 10 giorni per stare con il figlio o la figlia? In questa discussione, manca la loro voce. Se si levasse forte e chiara, certo qualcosa si sbloccherebbe, perché le donne saranno anche il 51% della popolazione italiana, ma in Parlamento gli uomini occupano due seggi su tre.

Una proposta dell’Onorevole Pini, che prevede 4 mesi di congedo di paternità obbligatorio e retribuito, è ancora depositata alla Camera. A questa si aggiunge una seconda iniziativa, presentata circa due settimane fa dai deputati Lia Quartapelle (PD), Rossella Muroni (FacciamoEco), Alessandro Fusacchia (FacciamoEco) e Erasmo Palazzotto (Leu), che chiede 3 mesi per i padri, obbligatori e retribuiti al 100%. Le proposte di legge, dunque, non mancano, servono solo dei parlamentari che le votino.

Sara Bichicchi

(Immagine di copertina da Unsplash)

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