Il caso Lucci-Salvini
L’Italia è un popolo di poeti, santi e navigatori, lo sappiamo. Ma non solo. È di poche settimane fa la notizia che Luca Lucci, capo ultras del tifo milanista, è stato arrestato per traffico di droga. E non è la prima volta che si trova a fare i conti con la giustizia. Ad averlo reso noto è una fotografia risalente al 16 dicembre 2018, che lo ritrae con l’allora Ministro degli Interni nonché vicepremier, Matteo Salvini. Il capo della Lega ha sempre negato ogni contatto con Lucci, affermando che “da politico saluto e mi confronto con tante persone, ciò non significa che le conosca tutte”. Risposta encomiabile.
Se il rapporto tra i due vada oltre ad una semplice stretta di mano non è dato sapere. Ad ogni modo, Salvini non è il primo politico italiano – e di certo non sarà l’ultimo – che viene a contatto con la sottile linea rossa che divide la politica dalla criminalità.
Il “Divo”…
Corsi e ricorsi storici, appunto. Politica e criminalità si affrontano sulle prime pagine, ma dietro le quinte concludono affari e stringono accordi. Lunga sarebbe la lista dei politici italiani – di destra, di centro e di sinistra – disposti a sostenere un sistema criminale. Da consiglieri comunali, passando per sindaci, fino ad arrivare alle poltrone più importanti del Paese. Senza dubbio i casi più eclatanti riguardano Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi, rispettivamente il politico con il maggior numero di incarichi governativi nella storia della Repubblica e il primo Presidente del Consiglio per numero di giorni in carica.
Nei confronti del “Divo“, diversi sono stati i volti criminali che lo hanno indicato come il vertice di “Cosa Nostra” a livello politico. Da Leonardo Messina, che nel 1992 affermò che Andreotti era “punciutu“, vale a dire iniziato a Cosa Nostra, a Giovanni Brusca, fino a Baldassare di Maggio. Quest’ultimo raccontò di aver assistito ad un bacio tra il politico e Totò Riina. Nel Marzo del 1993 il pentito Gaspare Mutolo indicò in Andreotti “la persona alla quale l’on. Salvo Lima si rivolgeva costantemente per le decisioni da adottare a Roma, che coinvolgevano interessi di Cosa Nostra”.
Si arriva cosi al 2 maggio 2003, a Palermo, alla sentenza d’appello del “processo Andreotti”. I giudici stabilirono che il politico aveva «commesso» il “reato di partecipazione all’associazione per delinquere”, “concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980», reato però «estinto per prescrizione». Che fortuna, Presidente!
… e il “Cavaliere”
La storia politica di Silvio Berlusconi è allo stesso modo connessa con la criminalità organizzata, come confermato più volte da lui stesso. “Il Cavaliere” ha infatti affermato pubblicamente che Vittorio Mangano (mafioso e pluriomicida di Cosa Nostra) fosse stato lo stalliere della sua reggia brianzola ad Arcore. Inoltre, il nome di Berlusconi è fortemente legato a quello di Marcello Dell’Utri, condannato nel 2014 a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Negli atti del processo si può leggere che “l’imprenditore milanese, abbandonando qualsiasi proposito (da cui non è parso mai sfiorato) di farsi proteggere da rimedi istituzionali, è rientrato sotto l’ombrello di protezione mafiosa assumendo Vittorio Mangano ad Arcore e non sottraendosi mai all’obbligo di versare ingenti somme di denaro alla mafia, quale corrispettivo della protezione”.
Il fatto che un personaggio di questo calibro possa essere stato proposto come eventuale Presidente della Repubblica riflette in modo fin troppo accurato la serietà della nostra politica.
Conclusioni finali
La storia politica della Repubblica italiana è quindi oltremodo collusa con sistemi criminali, più di qualsiasi altra nazione. Da Nord a Sud, da Palermo a Milano, troppo spesso tra queste due realtà si sono verificati fitti rapporti, che in un sistema democratico ed egualitario non dovrebbero sussistere.
Forse chi si trova al potere è obbligato a fare i conti con queste realtà, a sporcarsi le mani, a “sapere entrare nel male“, per citare Machiavelli. Forse in realtà non vi può essere democrazia senza oltrepassare questa “sottile linea rossa”. O forse siamo noi a non volerla far esistere in altro modo.
Alessandro Sorrenti
(In copertina corriere.it)
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.