Don’t look up è il nuovo film di Adam McKay prodotto da Netflix. Se dovessimo classificarlo, lo definiremmo una via di mezzo tra un film comedy e un disaster movie. Tuttavia, è molto di più…
Un film “diverso”
Non si tratta del semplice e classico disaster movie a cui tutti siamo abituati, sulla falsariga di The day after tomorrow o dei più recenti Greenland e San Andreas. Di sicuro si tratta di un film che può vantare un cast di primo ordine (giusto per fare qualche nome, Leonardo di Caprio, Jennifer Lawrence e Timothée Chalamet); cosa che senza dubbio vi può convincere a considerarlo a tutti gli effetti come un blockbuster. Tuttavia, giunti al finale, capirete di trovarvi di fronte a qualcosa che va ben oltre una classica produzione commerciale.
Infatti, Don’t look up, ad un primo superficiale sguardo, ha sicuramente le caratteristiche del film catastrofico, con un grande pericolo che minaccia tutta l’umanità o una buona parte di essa, ma escluso ciò non mantiene molte caratteristiche di questo genere. Ad un occhio più attento questo film ci deve far riflettere.
Eppure è qua che la situazione si complica, infatti il modo con cui il regista e gli sceneggiatori (lo stesso McKay e David Sirota) scelgono per far riflettere non è chiaro, e oscilla sempre tra soluzione autoriale e soluzione satirica. I personaggi del primo filone, interpretati da di Caprio e Jennifer Lawrence, fanno riflettere sulle fake news e sull’informazione, senza mai arrivare fino in fondo.
I protagonisti della chiave satirica, invece, sono sicuramente Janie Orlan (Meryl Streep), che interpreta una presidente americana non molto distante da Trump, e Peter Isherwell (Mark Rylance), che imita in modo impeccabile un imprenditore geniale e senza scrupoli con la cadenza alla “Andy Warhol” e una genialità almeno apparente classica dei noti Bill Gates, Steve Jobs e Elon Musk.
Questa continua ambiguità dà un senso di incompiutezza e mai veramente deciso, e le due scene post credit sembrano create soltanto per sottolineare la chiave satirica, senza veramente aggiungere altro al film.
Tecnicamente perfetto
Se si può criticare la confusione circa la chiave di lettura e di riflessione dei problemi dei nostri tempi, è difficile trovare errori in questa produzione: la sceneggiatura è ben scritta e sicuramente originale; la fotografia, per quanto non sia un elemento fondante del film, non presenta problemi particolari, e anche gli effetti speciali sono sempre impeccabili.
Due critiche nette possono essere soltanto mosse al cast e alla durata del film: il primo, come ci si poteva aspettare soltanto leggendo gli attori scritturati, è fantastico, con Leonardo Di Caprio e Jennifer Lawrence che propongono una perfetta sintonia attoriale. Ecco, forse Timothée Chalamet offre l’unica nota stonata: dopo una serie di ottime interpretazioni (come in Dune e Chiamami col tuo nome) che lo portano sempre di più al centro dell’attenzione cinematografica mondiale, sbaglia, offrendo al pubblico un personaggio vuoto e inutile per la trama della storia, dando l’impressione di essere stato creato solo per arricchire ancora di più un cast già al completo.
Inoltre, la durata (138 minuti) appare esagerata per la trama messa in campo. Ma pare essere un difetto di questi ultimi tempi, forse sinonimo di uno stile di marketing che guarda più alla quantità che alla qualità, come a dire “se un film è lungo, sicuramente è interessante!”. Ovviamente niente di tutto ciò potrebbe essere più errato…
Infine, è sicuro che Don’t look up sia un film ben fatto e originale, con una sceneggiatura ottima e un cast quasi impeccabile, che però non riesce ad esprimersi al massimo, alternando scene di assoluta leggerezza a scene molto più profonde. È la classica pellicola da vedere senza troppe aspettative, senza immaginarsi un capolavoro del cinema. Giusto per potersi sorprendere un po’ e per apprezzare fino in fondo i suoi punti di forza.
Gabriele Cavalleri
(In copertina e nell’articolo immagini tratte dal film Don’t Look Up, disponibile su Netflix)