

Il nostro pianeta è ormai vicino ad una crisi climatica senza precedenti. Gli ambientalisti di tutto il mondo, ora più che mai, stanno richiamando l’attenzione dell’ONU e di tutte le principali organizzazioni sovranazionali affinché si agisca in fretta. Alla COP26 hanno partecipato oltre 40 Paesi con lo scopo di scongiurare una catastrofe.
Si è conclusa lo scorso 12 novembre la ventiseiesima edizione della Conferenza delle Parti di Glasgow sul clima. Il vertice, che ha accolto delegazioni da tutto il mondo, è stato presieduto dal Regno Unito in partnenariato con l’Italia. Nel corso dell’evento si sono ribaditi gli obiettivi già sanciti dagli Accordi di Parigi del 2015 sulle emissioni. Ciò che è stato fatto negli scorsi anni però non basta; nel suo intervento, l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha sottolineato come la Terra sia in pericolo e che è assolutamente necessaria un’azione immediata.
Una crisi climatica annunciata
L’Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO) pubblica annualmente dei report nei quali è possibile consultare l’andamento generale del clima e la sua evoluzione nel tempo. I resoconti usciti negli ultimi anni non sono per niente confortanti: dalle prime di fine Ottocento a oggi, risulta che l’anno con la più alta temperatura media registrata è stato il 2016, seguito a breve distanza dal 2019 e dal 2020. Nell’ultimo decennio, le temperature medie della Terra si collocano stabilmente al di sopra di oltre 1°C rispetto all’era preindustriale. I responsabili di questo innalzamento repentino delle temperature sono i gas serra, principalmente la CO₂.
Petteri Taalas, segretario generale della WMO, ha affermato che:
Ondate di caldo in combinazione con lunghi periodi di siccità hanno favorito incendi dalle dimensioni senza precedenti. È il caso dell’Australia, dove sono andati in fumo milioni di ettari, così come della Siberia e delle altre regioni artiche colpite da incendi di insolita intensità.
Si stima che, per salvaguardare il pianeta ed evitare altre catastrofi naturali come quelle menzionate da Taalas, bisogna ridurre del 45% le emissioni entro il 2030. L’umanità si trova di fronte ad una vera e propria corsa contro il tempo.
Le principali tematiche della Conferenza di Glasgow
Da quasi trent’anni l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) riunisce un gran numero di Paesi alla Conferenza delle Parti per affrontare congiuntamente la crisi climatica contemporanea. Il summit appena concluso a Glasgow ha rivolto l’attenzione a due punti fondamentali. Il primo punta ad azzerare le emissioni entro il 2050 e a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C. Sarà dunque necessario accelerare il processo di fuoriuscita dal carbone, incentivando le fonti rinnovabili e riducendo contestualmente le deforestazioni. Il secondo punto riguarda la salvaguardia degli ecosistemi per la tutela della biodiversità e delle specie in via di estinzione.
Gli obiettivi fissati potranno essere raggiunti solo se i Paesi partecipanti si impegneranno a fondo con finanziamenti e progetti concreti. Dallo studio di modelli idrogeologici e climatici, si stima che un aumento della temperatura media della Terra superiore alla soglia fissata metterebbe a serio rischio di siccità e alluvioni circa metà della popolazione mondiale. In una situazione simile è auspicabile la collaborazione tra le principali superpotenze mondiali come Cina e Stati Uniti.
Le critiche
Non sono certo mancati i giudizi negativi da parte degli ambientalisti nei confronti della Conferenza di Glasgow. La nota attivista svedese Greta Thunberg ha duramente affermato:
Non è un segreto che la COP26 sia un fallimento. Dovrebbe essere ovvio che non possiamo risolvere una crisi con gli stessi metodi che l’hanno provocata.
La Thunberg accusa la classe politica mondiale di essere una delle principali responsabili della crisi climatica attuale. Non si sono infatti cercate soluzioni concrete, ma solamente dei compromessi diplomatici.
Contro la COP26 si sono pronunciate anche l’ugandese Vanessa Nakate, la polacca Dominika Lasota, e Mitzi Tan delle Filippine, altre ambientaliste di fama internazionale. Proprio durante il summit, giovani da tutto il mondo si sono recati a Glasgow per manifestare contro la negligenza della politica. Lo scopo di tutti questi movimenti giovanili è quello di esercitare pressione sulla classe dirigente nel tentativo di raggiungere gli obiettivi fissati quanto prima.
Non c’è più tempo
Dal dibattito di Glasgow è sicuramente emerso che bisogna intervenire velocemente. Se non si procede ad una radicale inversione di rotta nelle emissioni e negli sprechi, i cambiamenti climatici produrranno dei veri e propri disastri ambientali senza precedenti. Le problematiche relative al riscaldamento globale, mai come ora, hanno ricevuto così tanta attenzione. Non a caso tra i vincitori del premio Nobel per la fisica del 2021 troviamo due teorici esperti di modelli climatici.
Nella lotta alla crisi climatica è fondamentale l’impegno di tutti. Troppe persone sottovalutano ancora il problema e non se ne preoccupano. L’azione su grande scala dei Governi di tutto il mondo non sarà sufficiente a salvare il futuro della Terra. Tra le strategie quotidiane, utili a ridurre le emissioni, ricordiamo sicuramente l’abbattimento degli sprechi alimentari, la raccolta differenziata, un utilizzo più contenuto dell’automobile (privilegiando quando possibile i mezzi pubblici). Necessario sarà inoltre l’uso sempre più diffuso delle fonti rinnovabili e un progressivo abbandono dei combustibili fossili.
Diego Bottoni
(In copertina Louis Maniquet da Unsplash)
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