Il giorno della laurea
Il 15 dicembre scorso doveva essere il giorno in cui un ragazzo di 24 anni di Casale Monferrato che per comodità chiamerò Paolo (nome di fantasia) avrebbe concluso gli studi universitari conseguendo l’ambito titolo. Questo è quanto il giovane aveva comunicato ai suoi genitori. Eppure, quel giorno la laurea non è arrivata: Paolo, infatti, con qualche esame ancora da sostenere, non aveva ancora completato il percorso universitario. Ed è così che, invece di confessare la situazione alla famiglia, si è allontanato da casa senza lasciare tracce.
Paolo si era confidato solo con un amico, che, allarmato per la sua sparizione, ha coinvolto le forze dell’ordine. Dopo qualche ora, il ragazzo è stato ritrovato in stato confusionale e sporco di sangue a causa di una ferita sul collo, probabilmente autoinflitta con una lama. Un chiaro tentativo di suicidio, dovuto, con buona probabilità, alla menzogna riguardo gli studi e alle conseguenze psicologiche scaturite dalla pressione vissuta in ambito universitario. Un caso, tutto sommato, conclusosi nel migliore dei modi. Tuttavia, rappresenta l’eccezione: ogni anno in Italia si contano circa 4mila suicidi, di cui il 5% sono giovani per lo più universitari.
La chiave del successo…
Le cause di gesti estremi sono difficili da individuare e stabilire con sicurezza assoluta, ma basta osservare la realtà che ci circonda, e che magari viviamo noi stessi in primis, per risalire ad alcune di queste. La continua esaltazione dei casi eccellenti, delle lauree record a pieni voti, dei piccoli grandi geni, di chi “è giovane ma ha già fatto così tanto” spesso non crea stimoli ed emulazione.
La narrazione dei vincenti propinata da molti media, distorce la percezione della realtà e, inevitabilmente, esclude dal suo radar il racconto delle persone considerate ordinarie, normali. L’attenzione mediatica concentrata sui casi esemplari, li fa risaltare talmente tanto da farli sembrare essi stessi la normalità e provoca frustrazione in chi non rientra in queste vicende.
La normalità invece, quella vera, viene così etichettata come banale, mediocre, quasi come se essere normale fosse motivo di vergogna. Si tende ormai a valutare la prestazione e non i contenuti della prestazione stessa, e su questo si basa anche, e soprattutto, l’insegnamento universitario. Studiare norme e concetti inapplicati e inapplicabili nei contesti lavorativi, ma farlo al meglio nel minor tempo possibile. La performance è la chiave del successo, o almeno di quello iniziale. Poco importa se poi, una volta trovata un’occupazione nell’ambito degli studi compiuti, ci si accorgerà di sapere poco o nulla di quanto ci si accinge a fare.
…e il senso di un insuccesso
È chiaro che in una società che non prevede possibilità di errori e il fallimento pare un tabù quasi al pari del sesso, di rado si insegna che qualche insuccesso è parte fondamentale della vita e della crescita. Ai giovani si inculca il concetto del sacrificio, del dare il massimo per poterne raccogliere i frutti che di certo arriveranno in futuro. Tuttavia, talvolta i frutti non si raccolgono e ciò fa parte del gioco.
Eppure questo è un altro aspetto che viene consapevolmente omesso. Dal famoso detto “sbagliando si impara” si è passati quasi a dover nascondere i propri errori. Si sorvola sull’educazione al rispetto dei propri tempi e all’ascolto di sé stessi, ci si dimentica di insegnare a non ricorrere al paragone con i percorsi altrui ma piuttosto di investire sul proprio.
Quello di Paolo non è il primo dei casi di suicidio tra studenti, in questa circostanza per fortuna evitato. Si veda il caso del 29enne suicida per la mancata laurea; il suicidio di Antonio Cerreto, gettatosi da un edificio della Federico II di Napoli. Sempre da lì si gettò anche Giada Di Filippo, 26 anni. Dopo un brutto voto in un’interrogazione, anche un 14enne si è buttato dalla finestra della sua classe del liceo scientifico. La performance, la valutazione, il fallimento non concesso e non accettato sfuggono di mano e diventa quasi impossibile reggerne il peso. Si torna alla rappresentazione e alla narrazione dei vincenti: se non si adottano contromisure adeguate si corre il rischio di dover fare i conti con numeri crescenti di fatti come questi.
Camilla Galeri
(In copertina Andreea Popa da Unsplash)
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.