
Il 55esimo rapporto del Censis, pubblicato lo scorso 3 dicembre, ha messo in luce la forte ondata di irrazionalità che sta colpendo il nostro Paese. Teorie antiscientifiche e negazioniste si diffondono velocemente. La mancanza di fiducia nelle istituzioni e nel futuro stanno dividendo la società.
Da molto tempo gli italiani sono insoddisfatti del proprio Paese. I due anni di pandemia hanno fatto emergere latenti tensioni sociali e spaccature. L’ultimo report del Censis ha messo a nudo questa realtà preoccupante in cui dilaga un clima di forte diffidenza nei confronti della scienza, della medicina e delle innovazioni tecnologiche.
Il rapporto del 2021
Il Centro Studi Investimenti Sociali (Censis) è nato a Roma nel 1964 e, dal 1967, pubblica annualmente un report con lo scopo di fotografare i mutamenti socio-economici in corso in Italia. Dall’analisi svolta quest’anno risulta che:
Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni) il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile. E poi: il 5,8% è convinto che la Terra è piatta, per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna, per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone.
Accanto a questi dati ci sono anche altre statistiche preoccupanti. Infatti l’81% degli italiani pensa che per i giovani sia molto complicato ottenere il giusto riconoscimento dell’impegno profuso nello studio e nella propria formazione professionale. Il 35,5% è convinto che non è conveniente laurearsi o investire tempo in scuole di specializzazione o in studi superiori. Forse il dato più grave è che, per circa due terzi della popolazione, in Italia si viveva meglio in passato.
All’origine della crisi
Il clima generale di diffidenza che coinvolge gli italiani affonda le sue radici in un calo della qualità della vita. Infatti la crescita del Pil in Italia ha subito una pesante battuta di arresto negli ultimi anni. Dopo il forte trend positivo che ha caratterizzato gli anni 70′ e 80′, tra il 2000 e il 2020 abbiamo assistito ad una crescita molto lenta. La pandemia ha drasticamente peggiorato le cose e, nonostante la parziale ripresa avuta nel 2021, l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui, dal 1990 ad oggi, le retribuzioni lorde medie annue sono calate del 2.9%.
Risulta evidente come nell’ultimo decennio sia diminuita la capacità degli italiani di produrre ricchezza e sia aumentato il tasso di povertà. L’Istat ha stimato che nel 2020 si è toccato il picco di famiglie in povertà assoluta; sono circa 6 milioni gli italiani che vivono in questa condizione precaria (circa il 10% della popolazione totale). Sono i giovani in particolare a risentire di tutto ciò. Moltissimi fanno fatica a trovare un lavoro stabile e ben retribuito, dovendosi spesso accontentare di una serie infinita di tirocini sottopagati. Non a caso l’età media in cui in Italia si raggiunge l’indipendenza economica è di 30 anni, ben 4 anni in più della media europea.
Il fallimento della comunicazione scientifica
In una società in cui sono sempre più forti le disparità economiche e in cui avanza senza sosta l’ombra della povertà, è molto facile che prendano piede ideologie irrazionali e antiscientifiche. Gli italiani si sentono abbandonati dalle istituzioni e cercano rifugio in fallaci speranze. Uno degli aspetti che ha contribuito a questa involuzione è la comunicazione medico-scientifica a cui abbiamo assistito in questi due anni di pandemia. Troppe sono state le contraddizioni emerse nella gestione dell’emergenza epidemiologica. La questione che, più di tutte, ha diviso in due l’opinione pubblica riguarda i vaccini.
Quello che è stato fatto dalla comunità scientifica per combattere la pandemia non ha precedenti nella storia. In poco tempo sono state studiate e adottate strategie e protocolli di cura contro il covid-19 che hanno salvato innumerevoli vite umane. I vaccini senza alcun dubbio hanno contribuito in maniera determinante a proteggere le fasce più deboli della popolazione. Ciò che non ha assolutamente funzionato è la comunicazione scientifica. In una situazione di emergenza non è accettabile che le autorità finiscano spesso per creare un clima di confusione come nel caso del vaccino AstraZeneca.
Troppe volte le discussioni televisive tra medici, giornalisti e politici si sono trasformate in sterili arringhe tra rappresentanti di fazioni opposte. Il risultato di tutto questo è stato quello di dividere ulteriormente la popolazione in un momento in cui è di fondamentale importanza combattere il virus insieme. Inoltre la continua mancanza di trasparenza sul monitoraggio degli eventuali effetti avversi delle vaccinazioni ha dato forza alle tesi no-vax.
Un’ipotesi di ripartenza
La scienza non è fatta di presunzioni e propaganda ma di argomentazioni logiche e dimostrazioni. La sua veridicità non è dogmatica ma valida fino a prova contraria. Se si vuole interrompere questa deleteria ondata di irrazionalità è necessario agire subito per fare in modo che gli italiani tornino a fidarsi di una scienza sana e priva di arroganza. Un’azione su più fronti è necessaria.
Prima di tutto è opportuno puntare nel settore della divulgazione scientifica e sull’istruzione. Bisogna promuovere dibattiti pubblici costruttivi nei quali gli scienziati possano esporre e argomentare tesi con la massima trasparenza. La diffidenza si combatte con l’onestà delle idee e non con l’imposizione di un pensiero unico dominante. Qualsiasi forma di oscurantismo da parte delle autorità genererà solo ulteriori complottismi e speculazioni.
L’altro aspetto su cui l’Italia deve lavorare è il miglioramento delle condizioni economiche generali del Paese. Sono di vitale importanza investimenti sulla ricerca e sul sistema sanitario. Per combattere la pandemia purtroppo non bastano i vaccini. Il Paese ha bisogno di una rete di ospedali efficiente e un numero adeguato di strutture sanitarie. All’Italia non manca la qualità in campo scientifico ma di certo non sono sufficienti i fondi dedicati all’università e alla ricerca. Lo sviluppo tecnologico è sinonimo di crescita economica. Solo in questa maniera gli italiani potranno risollevarsi e abbandonare questo atteggiamento di sfiducia.
Diego Bottoni
(In copertina Kajetan Sumila da Unsplash)