La faida di San Luca
10 febbraio 1991. San Luca, Calabria. In occasione del Carnevale un gruppo di ragazzi legati ai clan Strangio e Nirta lancia delle uova contro il circolo ricreativo ARCI gestito da Domenico Pelle. Nasce così una delle faide più sanguinose della storia della ‘Ndrangheta, culminata con la “strage di Ferragosto“, meglio conosciuta come “strage di Duisburg” (15 agosto 2007).
Dall’orrore di quei sei corpi crivellati l’Europa e in particolar modo la Germania conoscono da vicino la potenza dei clan. “La polizia non ci ha mai voluto credere, ma i tedeschi si devono convincere una buona volta che lì ovunque, dove c’è una pizzeria, c’è la mafia”, rivela poche ore dall’attentato il boss pentito Giorgio Basile.
La spartizione del territorio
In Germania non si concepisce il crimine organizzato come un problema interno, è sempre esterno e lontano: la popolazione avverte l’accostamento a queste tematiche come qualcosa di surreale. Purtroppo, non ha idea di quanto ‘ndrine e clan siano vicini. Stoccarda, Duisburg, Erfurt, Monaco, Lipsia, dalla Renania al land del Baden-Württemberg. “In Germania possiamo fare tutto” afferma durante un’intercettazione telefonica il “picciotto” Vincenzo Farao.
La presenza ‘ndranghetista in Germania inizia nei primi anni Cinquanta del Novecento, con migrazioni sempre più frequenti di calabresi. A partire dalla fine degli anni Settanta si registra un primo notevole investimento in ristoranti, pizzerie, gelaterie, villaggi turistici e alberghi. Con la caduta del muro di Berlino, l’organizzazione criminale si espande a macchia d’olio su tutto il territorio. E al culmine arriva la strage di Duisburg, nel corso della quale per la prima volta la ‘Ndrangheta si manifesta palesemente al di fuori dell’Italia. Il messaggio è chiaro e non lascia spazio a interpretazioni: “anche qui comandiamo noi”.
Nel corso degli anni il territorio tedesco è stato diviso tra le diverse famiglie mafiose, in modo da differenziare in modo netto gli affari di ognuna di esse. Oggi, ad esempio, in Assia e in Sassonia hanno una forte influenza i Farao-Marincola, dediti soprattutto alla ristorazione; mentre i Pesce e i Bellocco si spartiscono località a Baden-Württemberg. Le famiglie più forti e influenti restano però i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari, sparsi su tutto il territorio e focalizzati sul narcotraffico e sul riciclaggio.
Immunità e omertà
In Germania attualmente la ‘Ndrangheta vive una situazione paragonabile a quella vissuta da Cosa Nostra in Italia nell’immediato Dopoguerra: un’enorme espansione e innumerevoli investimenti a cui non fa seguito alcuna ripercussione a livello giudiziario. I boss della malavita escono impuniti da ogni confronto con la giustizia, forti di agganci politici che assicurano loro l’immunità. Infatti, in Germania oggi, come in Italia allora, non esiste il reato di associazione mafiosa e per questa ragione molte indagini non possono neppure cominciare.
Tuttavia, il nodo cruciale che lega le due realtà non è questo, va ricercato nell’ambiente circostante. Ad esempio, in Italia negli anni ’50 regnava un’assoluta ignoranza per quanto riguarda il fenomeno mafioso: al Nord si pensava che fosse un problema unicamente del Meridione, e nel Sud l’omertà affondava le sue radici più profonde. Nessuno parlava allora in Italia, nessuno parla ora in Germania.
Parlate di mafia, parlatene
In generale, in tutta Europa si osserva un certo distacco verso questo tema. Molti pensano che le criminalità organizzate rappresentino una questione circoscritta a specifici Paesi. Grande errore. Le multinazionali del crimine – come la ‘Ndrangheta – sono ormai diffuse in tutto il mondo, sono dannatamente ricche e puntigliosamente organizzate. Davanti alla crescita esponenziale di queste realtà (sempre più influenti a livello politico ed economico) non si contrappone un’adeguata risposta a livello istituzionale, e scarse sono le iniziative di contrasto.
Ed è proprio in simili circostanze, con governi immobili e impreparati, che la partita decisiva si gioca a livello sociale. In questo senso, un primo importante passo in avanti sarebbe proprio la sensibilizzazione. Le criminalità organizzate temono di essere scoperte, vogliono vivere nell’ombra; e allora noi, cercando sempre più di portarle alla luce del sole, non dimentichiamo mai:
Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.
Paolo Borsellino
Alessandro Sorrenti
(In copertina Frankfurter Allgemeine Zeitung)
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.