
Stuart Turton esordisce con un libro spiazzante, intricato, misterioso: Le sette morti di Evelyn Hardcastle. Un intenso giallo sfocato dalla nebbia inglese, dall’atmosfera cupa e affascinante.
Le sette morti di Evelyn Hardcastle non è un romanzo facile, ma proprio per questo ci tiene attaccati alle pagine, e non vorremmo smettere di leggere fino alla fine. Perdere il filo è pericoloso, bisogna seguire l’intreccio e unire tutti i tasselli.
Blackheath House
La storia inizia in una mattina piovigginosa, rabbuiata dal fitto del bosco in cui Aiden Bishop si risveglia. I rami stormiscono sopra di lui e i corvi gracchiano, preannunciando qualcosa di oscuro. È spaesato, non sa che cosa ci faccia lì. Intorno vede solo alberi alti e minacciosi ed è coperto di sangue: il suo. Una parola gli affiora alle labbra: Anna. Ma non ricorda altro, nemmeno il proprio nome.
È una familiare voce interiore a suggerirgli che Anna è una persona a cui tiene, e l’istinto gli dice di proteggerla. Poco dopo sente uno sparo. Si riscuote, convinto che lei sia morta e l’assassino stia venendo per lui. È il panico, e avendo solamente queste poche informazioni arriverà a Blackheath House, magione che si staglia triste e decrepita oltre il bosco. Questa residenza un tempo deve essere stata splendida e lussuosa, ma ora sembra morire lentamente, come il tempo che l’avvolge.
Blackheath risveglia i mostri nascosti dentro di noi, e io non voglio più assecondare i miei.
L’enigma di Evelyn Hardcastle
Ciò che il nostro protagonista dovrà affrontare è una prova davvero ardua. Aiden si trova in una sorta di limbo temporale in cui dovrà risolvere un enigma, quello della morte di Evelyn Hardcastle, figlia di Lord Peter e Lady Helena Hardcastle, proprietari della magione: qualcuno la ucciderà con un colpo di pistola al ventre proprio alle undici di ogni sera, e lo farà sembrare un suicidio.
Aiden si risveglierà ogni giorno in un corpo diverso, ogni giorno interpreterà un diverso ospite della casa, lottando per recuperare i suoi ricordi e mantenere la sua personalità. La padrona ha indetto un ballo in maschera invitando le stesse persone presenti al ballo di diciannove anni prima, in cui qualcuno ha ucciso il figlio Thomas.
Se non siamo all’inferno, certamente il diavolo sta prendendo appunti.
Uno strano individuo con una maschera da medico della peste e un mantello nero avrà il compito di informare Aiden delle regole del crudele “gioco” e di guidarlo nei suoi passi. Se alla fine degli otto giorni avrà risolto il mistero potrà uscire dal limbo e tornare alla normalità, ma attenzione: non è il solo a concorrere. Ci sono altre due persone che tentano di accaparrarsi la libertà – uno spietato lacchè e la stessa Anna – e dovrà guardarsi le spalle.
Otto uomini diversi
Turton si è laureato in filosofia, ha fatto il libraio e l’insegnante di inglese, e adesso è un giornalista. Nel 2018 è diventato un autore, grazie a questo debutto inaspettatamente fortunato. Non è facile scrivere un giallo dall’intreccio complicato, con cambi temporali repentini e una moltitudine di personaggi, ognuno così ben definito e raffinato; specie se il fine è di catturare il lettore. Sebbene alcuni di questi personaggi rimangano in scena per poco tempo, riusciamo a conoscere molto su di loro, anche grazie a brevi spaccati del loro passato. D’altronde, molto aiuta la sua scrittura scorrevole e leggera. I vari uomini che Aiden Bishop incarna sono molto distanti tra loro: alcuni codardi, altri intrepidi, alcuni vecchi, altri giovani, altri ancora languidi o riprovevoli, o ancora empatici e buoni. E in ognuno c’è lo spettro del vero protagonista, riconoscibile come un buono, un uomo curioso e di princìpi – anche se questo strano Inferno può farli vacillare.

Aiden fa i salti mortali per questa Anna che nemmeno conosce. Lei potrebbe essere chiunque – e il lettore avrà il piacere, alla fine del libro, di essere sorpreso ancora una volta – ma lui è determinato a portarla via da quel limbo. Il bello di questa storia, grazie anche all’ambientazione ricca di particolari, è proprio il fatto di non annoiarsi mai. Si ripete sempre lo stesso giorno, ma non è mai lo stesso giorno. È visto sempre da angolazioni e occhi diversi, e ci si meraviglia di quante cose si possano fare in sole ventiquattro ore. È come essere nascosti all’interno della casa: dietro le tende, nel sottoscala, fuori dalla finestra, a spiare i movimenti di tutti questi personaggi.
Suspance, mistero, inquietudine
Le domande sono infinite: dov’è Lady Helena Hardcastle? Chi è veramente Anna? È un’amica? Chi ha ucciso Thomas diciannove anni fa? Chi si cela sotto la maschera del medico della peste? Perché Aiden Bishop si trova lì? Che cos’è questo posto? E, ovviamente, chi ha ucciso Evelyn Hardcastle?
Un libro che inizia con una foresta oscura e misteriosa cattura già la mia attenzione. Ma se si aggiunge un uomo con una maschera inquietante e un’antica magione inglese scricchiolante, nei miei occhi vorticano spirali come fossi ipnotizzata. Il timore in questi casi, però, è che il finale sia scontato. A questo proposito posso rassicurare i lettori che, per fortuna, la soluzione del mistero non è minimamente pensabile. E se c’è ancora qualcuno indeciso sul fatto di prendere o meno questo romanzo, consiglio di buttarsi: a volte i bestseller lo sono per un buon motivo. In effetti non vedo l’ora di leggere il suo secondo romanzo, Il diavolo e l’acqua scura, edito ancora una volta per Neri Pozza e già acclamato dalla critica. Un secondo giallo saturo di mistero dalle tinte dark.
È quando crediamo di non essere visti che siamo più che mai noi stessi.
Blu di Marco
(In copertina Sean Mungur da Unsplash)