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“Strappare lungo i bordi” – La recita della vita


Quante volte vi è capitato di non sapere quale film o quale serie TV guardare? Ogni sabato pomeriggio, su Giovani Reporter, ci penserà Alessandro Leo a darvi un consiglio. Non dovrete fare altro che mettervi comodi, versarvi un bicchiere della vostra bevanda preferita, prendere qualcosa da mangiare e dare un’occhiata all’ultimo articolo di AperiCinema.

[Non contiene spoiler]


Avete presente quel momento della giornata in cui ci fermiamo e pensiamo a come stanno andando le cose? Quel momento in cui cadono le maschere che mettiamo addosso durante il giorno e siamo soli con noi stessi. Quel momento dove in un’arena fatta di voci, emozioni, paure e desideri mettiamo in scena la recita più grande di tutte.

Perché quel sogno è troppo grande da raggiungere e io non ce la farò mai; perché le persone che ho intorno hanno una stabilità e io ancora ho dubbi sul gusto dello yogurt da scegliere al supermercato; perché io non ce la faccio ad accollarmi i problemi del mondo intero; perché quella ragazza o quel ragazzo oggi non mi ha cagato tanto, e quindi stasera la buonanotte non gliela scrivo.

Perché sono cintura nera di come si schiva la vita; e questa cosa la so ma non la ammetterò mai, neanche a me stesso.

Ma poi ci guardiamo allo specchio, il sipario si chiude e si spengono le luci; perché in quegli occhi un po’ assonnati vediamo una fiamma che non aspetta altro che ardere, di dire al mondo “ci sono anche io”; di dire a quella ragazza o a quel ragazzo che ogni volta che pensiamo al suo viso ci manca il respiro e che quella buonanotte gliela vorremmo scrivere mille volte; che il nostro posto nel mondo sappiamo qual è, ma la strada è troppo lunga e tortuosa, e ci fa paura.

E in quel viso riflesso nello specchio vediamo bambini spensierati, liberi e pieni di convinzioni che mano a mano, crescendo, sono stati bersagliati dall’instabilità del mondo in cui viviamo, un mondo che non permette di sognare più di tanto, se non di notte. Ci rendiamo conto che la nostra vita è una recita e noi, in quel momento, stiamo interpretando il cespuglio.

Strappare lungo i bordi

Il viaggio

Zerocalcare prende tutte queste considerazioni e ce le sputa addosso come proiettili, facendoci rendere conto che quei pensieri non sono solo i nostri. Ed è terrificante perché ti senti messo a nudo, come se nel teatro in cui stai mettendo in scena la recita con te stesso ci fossero, in realtà, milioni di persone a guardare; anche questa è una conseguenza del nostro sentirci al centro di tutto, mentre invece siamo costantemente attori e spettatori di vite diverse che si muovo allo stesso modo e che alla fine al mondo, di noi, non gliene frega niente.

La forza di “Strappare lungo i bordi” è questa, riuscire a raccontare in maniera dannatamente fedele la realtà quotidiana di questa generazione dove l’autodeterminazione è sempre più difficile, a causa di tante situazioni esterne ma anche a causa di noi, che ci facciamo travolgere e trasportare dal vento come una busta della spesa nel parcheggio di un supermercato.

Le sei puntate da circa venti minuti l’una si fondano su un viaggio che Zero sta facendo insieme ai suoi amici Sarah e Secco verso una destinazione misteriosa e, tra un imprevisto e l’altro, racconta episodi che ha vissuto nel corso degli anni, tramite l’uso del flashback. Capiamo che qualcosa lo agita e che queste riflessioni sono sicuramente un esame di coscienza ma anche un modo per non pensare a qualcos’altro.

E la meta? Dove stanno andando? Nell’ultima puntata viene svelato tutto ma la serie non è incentrata tanto sulla destinazione fisica di questo viaggio bensì sulle consapevolezze che Zero assume durante il tragitto, e sugli insegnamenti che ne trae.

Strappare lungo i bordi
Zero e Sarah in una scena della serie.

Buttate il foglio

Ma, nonostante i temi poco leggeri, si ride dal primo all’ultimo minuto grazie a questo dono che Michele Rech ha nel raccontare storie serie con ironia e semplicità, con un linguaggio scurrile e senza paranoie di politically correct; tutto coronato dal romanesco, suo marchio di fabbrica ed una delle cadenze più dirette, divertenti e taglienti del nostro Paese.

Riguardo il resto della parte tecnica c’è davvero poco da dire: oltre al grande team che ha lavorato con lui a questa serie, Zerocalcare è da anni una certezza dal punto di vista della scrittura, dei disegni e delle idee che mette nei suoi prodotti; una persona intelligente che ha capito che si può far ridere e intrattenere anche insegnando qualcosa e che come pochissimi altri sta raccontando la generazione di oggi, in una nazione che questa cosa, a livello cinematografico, la sta facendo sempre meno.

E allora staccatevi da quello specchio, date libero sfogo alle vostre emozioni e ai vostri desideri perché tutto è realizzabile se lo volete davvero e soprattutto nessuno crederà mai in voi se siete voi stessi i primi a non farlo; viviamo in un’epoca di merda che concede poche possibilità di sognare, è vero, ma qualcosa si può ancora fare e basta anche solo una piccola possibilità per cambiare le cose.

Permettetevi il lusso di sbagliare, cadere e ripartire… siamo umani, non macchine e anche quelle a volte sbagliano. Smettete di leggere questo articolo e scrivete un messaggio a quella persona che sapete voi e anche se vorreste farvi desiderare ancora un po’, per una volta fate il primo passo. Amate questa vita perché, almeno su questa terra, il nostro tempo non è infinito.

Non strappate lungo i bordi: prendete il foglio, accartocciatelo, buttatelo via – e vivete.

Alessandro Leo


Per approfondire: Guida a Zerocalcare scritta da una fan (gelosa) (un articolo di Maddalena Ansaloni) e Strappare lungo i bordi – “Fa ridere, ma fa anche pensare” (un articolo di Federica Marullo).


(In copertina e nell’articolo immagini tratte dalla serie Strappare lungo i bordi, disponibile su Netflix)


Strappare lungo i bordi è il diciottesimo articolo della rubrica settimanale di Alessandro Leo AperiCinema.

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