La cocaina deve percorrere più di 8 mila chilometri per arrivare nelle nostre città; eppure non è mai stata così tanta in Europa. Dal trasporto dall’America Latina alla distribuzione in Europa (e a Bologna), essa rappresenta un mercato di enorme profitto per la mafia.
Strisce a fiumi: come la cocaina straborda nelle nostre vie
Non c’è mai stata così tanta cocaina prima d’ora. Questo è ciò che afferma l’ultimo report dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulla droga e il crimine (UNODC). 1784 tonnellate di cocaina pura al 100% prodotte nel 2019. I sequestri sono quasi quadruplicati in Europa nel giro di 5 anni, dal 2014 al 2019. Che siamo diventati noi più bravi a trovarla? Improbabile. Il prezzo della cocaina venduta in strada è rimasto stabile o leggermente diminuito. La sua purezza, invece, è in costante aumento. Tutti segnali che ci dicono che il mercato non ha scarsità di prodotto.
Dalla Colombia alla piazza affianco
A Bologna, come in molte altre città, è sempre più facile sentire parlare di cocaina sui giornali, vederla sotto i portici alla sera, o provarla. La cocaina sta diventando una droga sempre più comune e più facile da reperire. Ancora si parla di “villa inferno“, l’inchiesta che ha svelato un giro di cocaina e prostituzione all’interno della “Bologna bene”.
Da questa indagine inoltre si è riusciti a risalire ad uno spaccio appena fuori i viali, tra le case popolari di via dello Scalo. È di due settimane fa, invece, la notizia dell’Operazione Maffi, che ha portato all’arresto di 10 persone e al sequestro di 42 chili di droga, oltre che altre sostanze stupefacenti e denaro contante. L’Operazione ha smascherato e arrestato membri di una associazione a delinquere coinvolta in uno spaccio internazionale.
Infatti la cocaina, per arrivare in via Malvasia o Piazza Verdi, deve percorrere più di ottomila chilometri. Il trasporto viene gestito dalle organizzazioni criminali sia in modo autonomo, sia attraverso collaborazioni: non a caso ormai tutte le operazioni svolte in Europa portano all’arresto di persone con cittadinanze diverse, mostrando la formazione di network criminali. Nel caso specifico dell’Operazione Maffi, per esempio, sono stati arrestati albanesi e italiani.
Proprio le organizzazioni criminali albanesi destano particolare preoccupazione all’Europol a causa della loro sempre più forte presenza nel traffico internazionale di stupefacenti. In particolare, Olanda e Germania hanno segnalato un aumento consistente della presenza di criminalità albanese.
Gli immensi profitti delle ‘Ndrine
Le strade per arrivare nel nostro Paese sono molteplici: ci si può infiltrare da Turchia e Grecia, passando per l’Albania; da Anversa o Rotterdam, con eventuale transito attraverso la Germania; o, ancora, da Spagna e Francia. Ma parlando del traffico di cocaina in Italia, non si può non parlare della ‘Ndrangheta. Proprio la mafia calabrese viene considerata la prima organizzazione criminale a creare una rete di traffico risalendo fino alla sorgente: Colombia, Perù e Bolivia. Anche grazie a questo vantaggio, per anni è stata considerata monopolista del mercato. Oggi tale monopolio è stato eroso, ma tale organizzazione resta ancora uno dei principali attori nel traffico di cocaina.
L’operazione Stammer del 2017, coordinata dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, ha smantellato un traffico internazionale di cocaina coordinato da un consorzio tra diverse ‘ndrine. Sono state trovate 8 tonnellate di cocaina al Porto di Gioia Tauro, che sarebbero poi state distribuite al porto di Napoli, Livorno e Genova.
La cocaina sarebbe stata poi venduta ad altre organizzazioni criminali per un prezzo attorno ai 30 mila euro al chilo, oppure spacciata in strada direttamente dalla ‘Ndrangheta in base alla loro presenza sul territorio. E la ‘Ndrangheta è presente anche in Emilia, come ha dimostrato già il processo Aemilia conclusosi nel 2018.
Acquistando la cocaina ad un prezzo che varia dai 1300 ai 3000 euro al chilo (in Colombia), essa può essere rivenduta all’ingrosso in Italia ad un prezzo intorno ai 40 mila euro.
Considerando che all’ingrosso la purezza della cocaina è spesso alta (sopra all’80%), se un’organizzazione criminale riesce a gestire tutte le fasi della “filiera” (l’acquisizione alla fonte, il trasporto e lo spaccio al dettaglio), può arrivare a profitti intorno ai 150 mila euro al chilo, considerando che un chilo di cocaina 100% pura può essere tagliata fino a raggiungere il quadruplo della quantità. Secondo il Report dell’Unione Europea del 2019, si parla di un traffico che frutta all’incirca 9 miliardi di euro all’anno.
Il metodo ‘rip-on, rip-off’
L’aumento significativo del costo della cocaina si ha proprio al suo ingresso nel mercato europeo. Esso cresce in base al rischio in quella determinata fase del trasporto. Il rischio sommato al lungo tragitto fa sì che la cocaina venduta all’ingrosso abbia un prezzo di circa il 50% più alto di quella venduta negli Stati Uniti. La maggior parte arriva con container trasportati via mare (si prevede che il 75% della cocaina che entra l’Europa arrivi via mare).
Il metodo di trasporto più comune utilizzato oggi è il cosiddetto metodo rip-on, rip-off. Esso consiste nel caricare container sulla carta ‘puliti’, ovvero senza la collaborazione della compagnia in possesso del container stesso, o senza l’utilizzo di compagnie di facciata. Fondamentale, in questo caso, è la corruzione di qualche operaio portuale, che permette all’organizzazione di entrare nel porto, rompere il sigillo originale del container, riempirlo con la merce, e richiuderlo con un sigillo falso.
La stessa operazione avviene nel porto di arrivo, dove l’unica differenza sarà che il container verrà svuotato, per poi tagliare la cocaina con diversi prodotti (le otto tonnellate trovate a Gioia Tauro erano state messe in container di banane). I diluenti più comuni in America Latina sono carbonati e bicarbonati, mentre in Europa lo zucchero.
Tra gli adulteranti più comuni, invece, risaltano il levamisolo (sostanza presente in molti medicinali per uso veterinario) e la fenacetina (un analgesico). Arrivato al porto (o ai porti) di destinazione, la cocaina viene trafficata su tutto il territorio. Anche per questo, il trasporto stradale è il metodo di trasporto più utilizzato all’interno dell’Unione Europea. Attraverso camion e servizi di posta pubblica o privata, la cocaina viene distribuita nei diversi Stati, raggiungendo regioni e città.
Fiumi di cocaina
Le difficoltà per i diversi corpi di polizia degli Stati europei sono evidenti. Non solo la cocaina può arrivare in molti modi diversificando le tecniche di trasporto; ma anche sapendo qual è la modalità di trasporto più utilizzata rimangono dei limiti strutturali. Il porto di Anversa, per esempio, riceve in media 3 milioni e mezzo di container marittimi all’anno, dei quali solo l’1% viene controllato.
Le stime per calcolare quanta cocaina effettivamente circola in Europa sono difficili e approssimative. Una nozione generale è che si sequestra circa tra il 10% e il 20% di tutta la cocaina che transita. Considerando che nel 2019 sono state sequestrate 213 tonnellate di cocaina, ciò porterebbe a mille tonnellate (nella più rosea delle ipotesi) la quantità di cocaina entrata in Europa. Tale numero va considerato in relazione alla purezza della cocaina sequestrata, per cui diminuirà inevitabilmente per le stime di cocaina pura al 100%.
Quale che sia la quantità effettivamente in transito, sembra ormai appurato che l’Europa sia come un grande colabrodo che fa acqua da tutte le parti; e l’aumento del consumo di cocaina ne è un segnale allarmante. Sta all’Unione Europea e ai singoli Stati, adesso, tentare il contrasto a queste sostanze, intervenendo soprattutto per prevenire situazioni a rischio legate al consumo della sostanza.
Carlo Sapienza (articoli)
(In copertina immagine da Caribbean National Weekly)