Mafuel è Samuel Fusillo, cantautore classe 2002 originario di Rimini. Ma la sua provenienza geografica e la sua età contano ben poco, perché, come dimostra col suo primo singolo “Senza dirmi addio“, è capace di mettere in musica sentimenti e pensieri universali.
Senza dirmi addio ci parla di quegli “addii necessari” che ognuno prima o poi è costretto a dire, di quelle persone che hanno giocato un ruolo importante nella nostra vita ma che per il nostro bene abbiamo dovuto (o dovremmo) lasciarci alle spalle. Insomma, ci ricorda di come alle volte occorra soffrire per stare meglio. È un concetto che ad alcuni sembrerà banale, ma contiene senza dubbio tanta verità, che Mafuel sa raccontare in modo semplice ma non scontato, familiare e originale.
Su un piano puramente musicale, Senza dirmi addio si presenta come un’essenziale ed avvolgente ballad alternative pop, caratterizzata da voce, pianoforte e delicate sonorità elettroniche trip-hop, resa ancora più intensa dalla sua semplicità e dallo stile vocale “morbido” e sfumato di Mafuel.
Di questo e dei suoi futuri progetti abbiamo deciso di parlare direttamente con lui. Buona lettura!
Ciao Samuel! Il tuo singolo d’esordio, Senza dirmi addio, è finalmente fuori. Cosa si prova?
L’emozione che sto provando è indescrivibile. Fino ad ora ho vissuto il mondo dello spettacolo da fan e pensare che adesso dall’altra parte ci sia io mi sembra assurdo, mi fa ancora strano pensarlo. Da quando è uscita la canzone tantissime persone mi stanno scrivendo che la mia voce e le mie parole le stanno aiutando a superare momenti difficili e non c’è cosa più bella che possano dirmi. Mi sembra un sogno!
Poi, contando che sono partito praticamente da zero, vedere in due settimane superati i 40k stream e 20k ascoltatori mensili, oltre al supporto che alcune radio e portali di musica stanno dando al pezzo, mi rende eternamente grato e fiero. È surreale anche semplicemente essere qui a parlarne con voi.
Tra le cose che più colpiscono di te, di primissimo acchito, c’è la giovane età. Quando hai capito che nella vita volevi fare musica?
Il desiderio di fare musica è nato quando ero piccolissimo, avevo circa 8 anni. Ho ancora molto nitida l’immagine di quella sera in cui stavano passando in TV il videoclip di Love You Like A Love Song di Selena Gomez e me ne innamorai talmente tanto che il giorno dopo andai a comprare l’album nel quale era contenuto il pezzo. Forse proprio questo è stato il primo input e la prima fonte di ispirazione che mi ha fatto dire: “Voglio farlo anch’io”. Selena è un’icona per me: la guardavo e mi immaginavo su un palco come lei, con migliaia di persone pronte a cantare le mie canzoni. E questo pensiero mi faceva stare bene, quest’idea mi faceva sentire accettato.
Ho sempre considerato la musica come un mezzo che poteva riscattarmi agli occhi di tutte le persone che mi sottovalutavano o si prendevano gioco di me, per il mio carattere timido o per i miei interessi che erano diversi da quelli che la società vuole imporre ai ragazzi. Poi, ovviamente, negli anni il desiderio è diventato necessità, e grazie ad alcune situazioni poco piacevoli avvenute verso la metà del 2019 ho trovato finalmente il mezzo, le parole e lo stile giusti per farlo e rendere il mio sogno concreto.
Chi sono gli artisti da cui ti senti di essere stato più influenzato, oggi e in passato?
Come ho già detto prima il mio interesse verso la musica è nato grazie al pop internazionale a partire da Selena Gomez, Ariana Grande, Fifth Harmony, Camila Cabello e Shawn Mendes (per citarne alcuni) fino ad arrivare alle ‘nuove’ icone come Harry Styles, Dua Lipa, Billie Eilish, Conan Gray e Olivia Rodrigo. Quindi, sicuramente sono stato e continuo ad essere influenzato molto da questi mondi che caratterizzano la scena mondiale. In Italia invece amo la forza e la personalità di tantissimi artisti giovani come Mara Sattei, Gaia, Tha Supreme, Ariete, Blanco, Irama, Mahmood, Sissi, Jayred, Måneskin, Francesca Michielin, Michele Bravi, Rkomi e Roshelle (potrei citarne altri duemila), che portano avanti progetti molto innovativi e interessanti e che stanno permettendo alla musica italiana di avviarsi verso una sua nuova pagina, sempre più moderna e internazionale.
Senza dirmi addio è un pugno nello stomaco. Piano e voce, nella loro essenzialità, ti avvolgono e ti fanno immergere alla perfezione in quel mood malinconico che attraversa tutta la canzone. Ci racconti un po’ com’è nata, musicalmente parlando?
La canzone è nata nel novembre del 2020, in un periodo in cui ragionando sulle conseguenze degli avvenimenti di quell’anno mi ero reso conto di quanto queste mi avessero portato a consumare ogni lato di me. Ero arrivato ad essere un corpo privo di luce che non faceva altro che piangersi addosso anche se mi stavano succedendo tante cose belle dal punto di vista musicale. Volevo riprendere la mia vita in mano ed eliminare tutto ciò che me lo impediva; e per questo ho dovuto dire anche un doloroso ma indispensabile addio, perché il proprio benessere e la propria salute mentale vengono prima di tutto.
Una mattina ho acceso il computer e sono stato ispirato da un type-beat piano e voce, il pomeriggio stesso avevo già finito di scrivere il testo. Qualche mese dopo mi sono riunito in studio con il mio team e grazie alla preziosissima collaborazione con Mameli (artista che stimo e ritengo geniale), abbiamo creato il sound perfetto per il pezzo. Questa canzone per me è diventata il simbolo dell’atto di amor proprio che mi ha fatto rinascere. Sono tanto felice che stia aiutando anche chi la ascolta.
Quanto è stato difficile per te dire quell’addio? Hai sentito subito l’esigenza di scriverne o hai dovuto prima elaborare e mettere in ordine pensieri e sentimenti?
Quell’addio per me è stato dolorosissimo, ma fondamentale. Ho scritto tanti pezzi che riguardano proprio quella situazione, sperimentando anche diversi generi musicali, a seconda della sfumatura che volevo dare. Senza dirmi addio è l’ultimo che ho scritto proprio perché simboleggia l’inizio della mia rinascita e di un nuovo capitolo della mia vita.
La frase “Ho vinto io / e pago con la felicità” è di una forza incredibile e rimane impressa perché evoca nell’ascoltatore il ricordo di quegli addii, dolorosi ma necessari, che un po’ tutti prima o poi siamo costretti a dire. Insomma, riesci a parlare del tuo mondo raccontando anche il mondo degli altri. Pensi che questa possa essere una tua forza?
Assolutamente sì, anche se non me la sono mai riconosciuta. Da quando ho iniziato a fare musica questo mi è sempre stato riconosciuto e il fatto che le persone riescano a rivedersi in quello che scrivo per me è incredibile. Il mio processo creativo è qualcosa di talmente spontaneo e naturale che solo una volta riascoltata due o tre volte la demo del brano riesco a capire il motivo per cui l’ho scritto.
Inconsapevolmente, tendo sempre a comporre immagini universali, che ognuno può collegare a qualche aspetto della propria vita, nonostante ne viva una diversa dalla mia. È appagante vedere come le persone rivivano sensazioni, emozioni o avvenimenti del passato grazie ai miei testi.
Quando non sei in studio o in cameretta a fare musica, cosa combini?
Sono una persona che ama molto la tranquillità e il contatto con gli altri. Adoro passare del tempo in famiglia e con i miei amici più cari, facendo qualsiasi cosa, che sia uscire la sera o semplicemente parlare per ore di quello che ci succede nella vita, scambiandoci consigli e risate.
Ho una passione grandissima per il mondo della moda e mi piace molto prendermi cura del mio stile sperimentando tanto e lasciandomi ispirare da tutto ciò che mi circonda per creare sempre un qualcosa di estremamente personale, un po’ come nella musica.
Girare per le città, conoscere persone e posti nuovi mi rende vivo. Amo andare alla ricerca del bello. Spesso prendo il primo treno per Bologna e passo intere giornate a girare per la città alla ricerca di storie che mi possano ispirare nella scrittura di canzoni.
Cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro da Mafuel? C’è già qualcosa che bolle in pentola?
Tanta musica, anche se per ora non so darvi informazioni precise, ma sono sicuro che nei prossimi mesi ne vedrete delle belle. A breve tornerò in studio perché ho molte idee nuove. La cosa che più mi emoziona è sperimentare, e prossimamente conoscerete anche altre sfumature della mia personalità attraverso i singoli che verranno pubblicati.
Finalmente stanno tornando i concerti. Quelli belli, con la gente in piedi e abbracciata sotto al palco. Quanto è importante per te l’idea di portare la tua musica live? È qualcosa che succederà presto?
In questi anni siamo stati talmente tanto abituati al distanziamento sociale che l’idea di tornare a vivere le emozioni del live vero e proprio sembra ancora qualcosa di lontanissimo, nonostante ora sia di nuovo possibile. Non vedo l’ora di trovarmi in mezzo ad una folla o su un palco per capire che finalmente si può fare davvero. L’idea di presentare la mia musica dal vivo è un sogno che sicuramente presto si realizzerà. Il pensiero di trovarmi di fronte anche solo ad una persona che si emoziona cantando una mia canzone mi dà una botta di adrenalina assurda.
Intervista a cura di Pietro Possamai
(In copertina Samuel Fusillo, in arte Mafuel)
Futura 1993 è il primo network creativo gestito da una redazione indipendente. Cerca i nostri contenuti sui magazine partner e seguici su Instagram e Facebook!