I media italiani non danno mai la giusta importanza alla politica internazionale e anche quando lo fanno espongono un solo punto di vista. Non c’è niente di meglio di un buon caffè scorretto per svegliare la mente assopita e cominciare a pensare fuori dagli schemi.
Se fossero confermate le anticipazioni, ovvero che [la Corte Costituzionale polacca] ha affermato il primato della legge nazionale sul diritto dell’Unione europea sarebbe un precedente molto grave che rischierebbe addirittura di minare la struttura giuridica dell’intera Ue che si fonda […] su una cessione di sovranità e sul riconoscimento del primato del diritto dell’Ue sulle leggi nazionali.
Chi potrà mai essere l’autore di questa illuminante dichiarazione? No, non è il Messia col “pilota automatico” Mario Draghi e nemmeno Enrico “morire per Maastricht” Letta, bensì il buon Giuseppe Conte, colui che si autodefinì l’avvocato del popolo. Ciò dovrebbe indurci a due brevi considerazioni: la prima sul Movimento 5 Stelle, la seconda sul senso di tali parole.
La parabola discendente
Sicuramente, ormai, non possiamo più sorprenderci vedendo il nuovo leader del M5S dire le stesse identiche cose della “casta” un tempo tanto odiata. Con Conte al vertice, la definitiva normalizzazione del movimento si è compiuta. Chi ancora lo nega è rimasto indietro di qualche anno e farebbe bene ad aggiornarsi. L’effetto di questo tradimento, infatti, è palpabile e l’abbiamo sperimentato con chiarezza alle elezioni comunali. Oltre all’enorme calo delle liste a 5 Stelle, è calata pericolosamente anche l’affluenza. Un esempio su tutti è Milano, dove nel 2001 votò l’82% degli elettori, nel 2011 il 67%, quest’anno solo il 47%.
Il M5S era nato come antidoto alla perdita di fiducia dei cittadini verso la politica, in particolare verso quel bipolarismo di cartone i cui due poli avevano (e continuano ad avere) molte più somiglianze che differenze. Per revitalizzare il sistema in crisi ha presentato diverse soluzioni che si sono rivelate miopi e ingenue, oppure, come nel caso della democrazia diretta, sono rimaste slogan. Ma se c’è un punto su cui i grillini della prima ora ci avevano preso in pieno è quello della sovranità come requisito della democrazia.
Avanti su binari nuovi
Il principale motivo per cui gli elettori non vanno a votare è perché sono convinti che il voto non serva a nulla. Come dargli torto? Nell’ultimo decennio sono state numerose le pressioni volte ad ignorare il mandato elettorale per proseguire col “pilota automatico” su binari la cui direzione è tracciata altrove, al di fuori dalle nostre istituzioni. E l’unico governo che ha provato a opporvisi, guidato proprio da Conte, ha subito un trattamento vergognoso che sarà per lungo tempo oggetto di studi.
Le parole dell’ex Presidente del Consiglio, quindi, in linea di principio, sono esattamente l’opposto di ciò che un convinto democratico dovrebbe pensare. Anzi, se c’è qualcuno che dovrebbe stabilire il primato della sovranità nazionale rispetto a quella europea, non è certo la Polonia a cui abbiamo già regalato troppi miliardi, ma siamo noi. Prima di tutto perché abbiamo già una preziosissima bussola, che sarà sempre anni luce avanti a qualsiasi trattato UE: la Costituzione italiana. Poi, perché sta diventando una questione di vita o di morte per il nostro sistema di governo, di cui amiamo tessere le lodi ma per il cui benessere non ci impegniamo quanto dovremmo.
Il tempo scorre e la democrazia scricchiola rumorosamente. Ora più che mai è necessario restituire al popolo la sua sovranità, cioè la capacità dei politici eletti di fare ciò per cui sono stati votati in una normale alternanza tra partiti contrapposti. Al riparo da questo clima di emergenza costante, dalle continue eccezioni e dalle pressioni interne ed esterne. Altrimenti, se proseguiamo col “pilota automatico” ci attende solo un lento declino nell’apatia più assoluta, intervallata da occasionali, scomposti, momenti di rabbia e di violenza. Almeno fino al prossimo drammatico momento costituente, nel pieno della distruzione globale da cui esso trarrà origine.
Federico Speme
(in copertina Giuseppe Conte)
La Polonia dovremmo essere noi è l’ottavo articolo di Caffè Scorretto, una rubrica di Federico Speme.