
Elena Casanova è stata uccisa alle 7 di sera, in una strada illuminata di un quartiere residenziale a pochi passi dalla porta di casa. Il suo assassino l’aspettava con un martello in mano e un obiettivo preciso. Appena Elena ha parcheggiato, l’uomo ha rotto il finestrino dell’auto e l’ha trascinata fuori dall’abitacolo colpendola più e più volte. Senza scomporsi poi, ha chiesto ad un vicino di chiamare i Carabinieri perché: “L’ho ammazzata, ho detto che l’avrei fatto e l’ho fatto”.

Una tragedia non isolata
L’epilogo di un caso troppo comune che non si deve e non si può fermare alla cronaca dei fatti, deve essere analizzato a fondo. Un uomo attende, forse per ore, una donna che ha deciso di troncare una relazione. La aspetta con un martello per poterla massacrare e riaffermare la propria virilità, venuta meno a causa di quella separazione. Non è stato un raptus, è stato omicidio premeditato guidato dal mantra “se non ti posso avere, ti uccido”.
È una vicenda emblematica di una società che non propone soluzioni ma maschera i problemi con le quote rosa, che si batte per avere un vocabolario anche al femminile e si inventa i parcheggi riservati alle donne. Una società avulsa dal mondo reale, incapace di dare il giusto peso al catcalling, allo stalking o alle molestie e di comprendere che il machismo è una piaga culturale e da tale va trattata. Non serve lo spray al peperoncino: cosa può contro un martello? O contro la furia omicida di un uomo che vi vuole ammazzare perché è stato lasciato?

Si possono introdurre pene più severe, diminuire le zone buie, aumentare le ronde della polizia, promuovere corsi di autodifesa, ma senza un intervento diretto alla radice della questione, si proverà sempre e solo a curare il problema e non a prevenirlo. Serve istruire fin da bambini al rispetto delle volontà altrui e sfatare il mito de “i veri maschi non piangono mai”.
Bisogna insegnare che “femminuccia” non è un insulto, e che a tutti può piacere il rosa. Un notevole passo avanti poi, sarebbe l’introduzione dell’educazione sessuale (ma non è facile in un Paese cattolico) nei programmi scolastici, nonché di quella sentimentale. E poi continuare a combattere contro quel retaggio per cui la donna è una proprietà. Tradizione che pareva in via d’estinzione, ma che Barbara Palombelli, il 16 settembre scorso, ci ha ricordato essere ancora viva e vegeta.
Da quel giorno, altre 6 donne sono state vittime di femminicidi. Ad oggi, qualcun altro è ancora dell’idea che si debbano indagare le cause dell’esasperazione maschile?
Camilla Galeri
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.
