A fine settembre 2021, una vera e propria crisi diplomatica scoppia tra Francia e Algeria. Non è la prima nella complicata relazione tra i due Paesi ma questa volta è andata oltre il semplice richiamo dell’ambasciatore ed è partita da dichiarazioni che dimostrano quanto ancora sia forte il peso dell’eredità colonialista.
I visti
Martedì 28 settembre la Francia decide di inasprire le condizioni per ottenere il visto nei confronti dei cittadini di Algeria, Marocco e Tunisia. Il numero dei visti per i primi due sarà ridotto del 50% a partire dal prossimo anno. A scatenare tale manovra sarebbe stato il rifiuto dei tre Paesi di rilasciare i documenti consolari necessari per il rimpatrio dei richiedenti asilo respinti dalla Francia. Solo tra gennaio e luglio 2021, 7.731 richiedenti algerini sono stati espulsi, in quanto sprovvisti dei documenti necessari, ma solo 22 hanno concretamente potuto lasciare il territorio francese.
Il comportamento di questi Paesi “frena l’efficacia di rimpatrio effettivo”, dichiara il governo francese. Il giorno seguente il Ministero degli Esteri algerino comunica la formale protesta contro tale politica:
L’Algeria deplora questa azione infelice che colpisce la cooperazione tra i due paesi, rendendola precaria.
Le dichiarazioni di Macron
In questo contesto già teso si inseriscono le dichiarazioni di Macron riportate dal quotidiano Le Monde, sabato 2 ottobre. Le parole del Presidente risalgono a due giorni prima, in occasione di un incontro con i giovani discendenti di algerini coinvolti nella guerra.
Il capo di Stato ha dichiarato che l’Algeria, in seguito alla guerra d’indipendenza, si è costruita su una “rendita della memoria” coltivata da un “sistema politico-militare“. Ha criticato anche una storia ufficiale che è stata “totalmente riscritta” non sulla base di verità ma su un discorso di profondo odio contro la Francia, vista come la sola potenza colonizzatrice, trascurando la dominazione ottomana tra il 1500 e 1700.
Da quanto riportato ha poi chiesto se fosse davvero esistita una nazione algerina prima della colonizzazione francese.
Est-ce qu’il y avait une nation algérienne avant la colonisation française? Ça, c’est la question.
Emmanuel Macron
Nonostante Macron abbia specificato che si stava riferendo unicamente alle élite politiche e non all’intera società algerina, la risposta di Algeri è stata tempestiva.
Richiamo dell’ambasciatore
Sabato 2 ottobre la Presidenza algerina richiama l’ambasciatore da Parigi per “consultazioni“. Causa di questa decisione parrebbero essere gli stessi commenti del Presidente francese. “I commenti francesi sono stati un affronto intollerabile nei confronti degli Algerini morti combattendo contro il colonialismo”; questo l’inizio del comunicato, che prosegue con il rifiuto di ogni ingerenza francese negli affari interni del paese.
È la seconda volta che Algeri ritira il proprio ambasciatore. La prima a maggio 2020, in seguito alla diffusione da parte della tv francese di un documentario incentrato su Hirak. Quest’ultimo è il movimento algerino di contestazione pro-democrazia, nato dalle proteste popolari scoppiate nel 2019.
Blocco dello spazio aereo
L’indomani segue la decisione di impedire il traffico di aerei militari francesi nello spazio aereo algerino. L’esercito francese si vede così costretto a modificare i piani di volo per raggiungere la regione del Sahel, area dove è in corso l’operazione Barkhane, contro i gruppi armati locali. È proprio questo divieto ad aver scatenato una crisi diplomatica.
Declino a livello internazionale?
Da un lato, l’utilizzo di toni poco calibrati da parte di Macron potrebbe essere un tentativo di farsi rispettare sulla scena internazionale. Da 2 mesi la situazione è tesa per Parigi, dopo la stipulazione dell’AUKUS e l’indebolimento delle relazioni con il Mali.
Dall’altro, l’Algeria rappresenta un caso particolare e le difficoltà della relazione franco-algerina sono dettate dal peso del passato e della memoria. Nello specifico, il rapporto commissionato da Macron allo storico Benjamin Stora non ha suscitato alcuna reazione da parte di Algeri.
Il peccato originale di questa crisi è il mescolarsi di storia e politica.
Naoufel Brahimi El Mili, giornalista de Le soir d’Algerie
Non bisogna inoltre dimenticare il contesto della campagna presidenziale, i francesi si recheranno alle urne ad aprile 2022. Le ultime dichiarazioni del Presidente potrebbero essere una strategia per prendere voti a destra nella corsa per il secondo mandato all’Eliseo.
Ghea Felici (articoli)
(In copertina open.online)