Cara Giorgia,
Nonostante lei abbia già ampiamente dominato la scena politica (e nonostante l’unica cosa su cui tutte le persone che la conoscono sono d’accordo sia che lei è una donna, una madre e una cristiana) non c’è verso che lei la voglia mollare.
Dal comizio a Bologna questa estate, ai Giardini Margherita, dove si è lasciata indispettire da Bella Ciao perché fortemente provocatoria; il che è davvero strano però, perché è una canzone che parla della resistenza italiana e di persone che hanno dato la vita per permetterle di esprimere quello che pensa. Nonostante questo, in virtù del suo puntiglioso disappunto ha chiamato la polizia. Per non parlare di quello che è successo poco tempo fa nella sede di Giurisprudenza dell’Università di – ahimè sempre quella – Bologna, e anche lì, non è proprio lei che vuole chiamare le cose col giusto nome?
Ed eccoci qui, ancora una volta, a dovere delle spiegazioni per qualcosa di normale, lecito e assolutamente necessario, se vogliamo dirla tutta, come la pubblicità di Sex Education.
Educazione sessuale: materia così diversa dalle altre?
Sex Education è una serie TV che parla – chi l’avrebbe mai detto – di educazione sessuale.
Per l’esordio della nuova stagione, si è deciso di pubblicizzare la serie con ortaggi di varia forma e dimensione fatti apposta per richiamare alla mente gli organi genitali di sesso maschile e femminile. Sotto queste immagini – e ripeto, zucchine cipolle banane e arance – la scritta:
Se la vediamo in forme diverse, è perché non ce n’è una sola. Ognuna è perfetta. Anche la tua.
Sex Education, Netflix
Non so lei, probabilmente veniamo da mondi diversi, ma il mio primo istinto è stato quello di sorridere e ringraziare.
Certo, il doppio senso c’è, ma davvero ci basta sentire come suona sulla nostra bocca la parola “doppio senso” per farci gridare allo scandalo e coprire gli occhi dei figli indifesi? E per figli indifesi (e trovatemeli, vi prego) intendo quelli che non si sono mai guardati le parti intime con la curiosità del mistero.
Diverso e Unico, sinonimi o semanticamente diversi?
Cara Giorgia, anche se sappiamo benissimo che si trattava di una mossa politica e non cercava davvero una risposta alla sua provocazione, proveremo a spiegarle il significato di quella pubblicità: affermare che ogni persona ha un corpo non paragonabile agli altri, significa “non preoccuparti, non hai niente di diverso, solo di unico”. E tutto questo a lei e a tutte le persone che si trascinano dietro la folle idea che sia una pubblicità sconcia fa rabbia perché affermate di non averle proprio o di avere le forme più belle?
Significa “sì, ai tuoi genitori spetta la decisione di capire come insegnarti certe cose, ma siamo qui giusto in caso non lo facciano o tu abbia domande particolari perché, che i tuoi te lo dicano o no, devi imparare a conoscerti e ad amarti”. Da donna e da madre – non le chiedo da cristiana perché con lei conoscerei già la risposta – non è d’accordo con la promozione della confidenza con il nostro corpo, dato che dovremo conviverci per un po’ di tempo?
Tra generale e particolare c’è di mezzo un mare di buona volontà
Non voglio incolpare solo lei. È strano che si facciano sempre più discorsi intorno al generale e quando si tratta di concretizzare la teoria non si applichi mai ciò che si predica. Se si prende come esempio la Body Positivity, che in questo caso è calzante, è quasi buffo vedere quanto ogni persona che ha un posto di rilievo nell’ambito della moda predichi l’amore per sé stessi e l’accettazione del proprio corpo, e poi in passerella durante la fashion week sfilino solo modelle con un fisico da regime militare, che per alcune è segno di DCA.
Non posso più sorprendermi nemmeno quando sento che al mondo ormai siamo tutti femministi e le canzoni in tendenza, rigorosamente trap, generalmente parlano di come un protettore picchi la prostituta mentre si droga su una bella macchina. E prima di dire di no, di dire che non c’entra e che l’arte è arte, prima di giudicare la grammatica italiana, pensiamo al significato di “dillo che sei mia non vantarti che sei l’unica” (Blanco).
Concludendo in un modo brusco, come la sua opinione su questa pubblicità, a meno che il motivo di tanto rifiuto per questa non sia l’imbarazzo che dovrebbe passare già in fase adolescenziale quando si sente un riferimento alla sfera sessuale o quando alle medie si studia l’apparato riproduttore, lamentarsi di una pubblicità su una serie televisiva che parla di educazione alla sessualità è un po’ retrogrado e contro ogni tipo di razionalità.
Elettra Dòmini
(In copertina campagna pubblicitaria della serie TV Sex Education, disponibile su Netflix)
Per approfondire: Sex Education – L’educazione sessuale di cui abbiamo (ancora) bisogno (un articolo di Elettra Dòmini).
Nessuno è perfetto – Quando un detto ci si ritorce contro è un articolo di Voci, una rubrica a cura di Elettra Dòmini.
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