Come ogni anno da due anni a questa parte, è arrivato l’autunno. E con l’autunno il rinnovo delle serie TV più in vista di Netflix: subito dopo la quinta parte della Casa di Carta e a poca distanza dal teaser della terza stagione di Stranger Things, ha fatto parlare molto di sé Sex Education…
Eh già, è arrivato quel periodo dell’anno in cui sai perfettamente che per due settimane non si parlerà d’altro al di fuori della nuova stagione di Sex Education, di quegli otto episodi del cavolo che ti faranno dormire solo tre ore in due giorni, mangiare ossessivamente schifezze sul divano, dimenticare gli appuntamenti con gli amici e posticipare gli esami.
E anche se magari non sei fan sfegatata o sfrenato di questa serie in particolare, conosci benissimo la frustrante sensazione di aspettare per un anno intero quei due giorni in cui cercherai di correre più veloce degli spoiler e meccanicamente poche ore dopo aver finito ti maledirai per aver fatto troppo in fretta.
Le Serie TV
Queste sono le serie TV: la più grande perdita di tempo che siamo riusciti ad inventarci. Perché era troppo noiosa la noia, e i film alla fine finivano. Se volessi dare una definizione di Serie TV a una persona che vive fuori da questo mondo, la chiamerei Film che ci ha creduto troppo (e che forse, in fin dei conti, c’è pure riuscito). Coinvolgenti come un film, ma finiscono dopo una media di tre stagioni da circa dieci episodi l’una – e non accenno alla mia preferita, Desperate Housewives, con ventitré episodi da un’ora e ben otto stagioni; qui si gioca pesante.
Partendo dal presupposto che la media dei minuti di attenzione che i ragazzi possono dedicare a qualcosa che considerano noioso è circa cinque, secondo me è arrivata l’ora di cercare un’alternativa a libri con tomi di pagine con tomi di frasi che contengono tomi di parole. Non fraintendetemi, sono un’accanita lettrice e un’amante della carta, quindi non sosterrò mai qualcosa che possa andare ad eliminare le emozioni che solo un libro tradizionale può dare, partendo dall’odore della carta appena comprata.
Tuttavia, sono consapevole che al mondo esistono così tante persone che sarebbe quasi impossibile sostenere una tesi secondo cui ognuno debba imparare – o utilizzare per imparare – lo stesso metodo di apprendimento, e dato che si va sempre di più sul divertente e istruttivo, perché non dare una chance alle Serie TV?
Divertimento e istruzione
Sex Education rappresenta proprio quella moltiplicazione di divertimento e istruzione che serve per rendere un momento sul divano un passatempo intelligente. Anzi, volendo esagerare, posso pure considerarla la serie TV più bella di Netflix (parlando ovviamente delle Serie tv per ragazzi, con una classica storia fra liceali che solitamente si svolge in America).
Non è perfetta, a volte è anche un po’ troppo: mi viene sempre un brivido di imbarazzo per la coppia che fa sesso in mezzo a tutti al parco quando Aimee è in cerca di Maeve, per la coppia che fa sesso in bus quando la classe sta per fare un incidente, e per molte altre cose. A vederla, e questo è un tratto che caratterizza un po’ qualsiasi serie destinata agli adolescenti, sembra che dai quindici anni in su non esista altro che sesso, droga e ancora sesso.
Educazione sessuale
Ma si è trovato un modo simpatico e divertente di avvicinare i ragazzi all’educazione sessuale, e questo vuol dire molte cose: vuol dire farci arrivare a trovare una confidenza con il corpo, una confidenza che i più fortunati trovano da soli; vuol dire evitare che si consideri un video porno la rappresentazione della normale vita sessuale; vuol dire riempire quel vuoto che è stato appositamente lasciato in ombra dal sistema scolastico, che ci insegna solamente quanto sia ancora per la società più importante salvare le apparenze e tappare ciò che dopo va storto con una sgridata e tanta tanta disapprovazione.
Educazione sessuale, e pare che la scuola non l’abbia ancora compreso, non significa guardare video eccitanti che suscitano risate e imbarazzo. Significherebbe parlare di come infilare un preservativo nel modo corretto, come farsi una lavanda anale, parlare dell’importanza di lavarsi subito dopo, del rischio di una gravidanza, a tutti e due i partner, indipendentemente dal genere. E Sex Education, con quel pizzico di pepe in più necessario per vendere una storia ai ragazzi di adesso, fa tutto questo.
I personaggi
Lo fa attraverso personaggi geniali – come tra l’altro gli attori, ma questo è il parere di una ragazza che non ha mai studiato cinema, confesso – e storie legate ai personaggi, che sono altrettanto geniali. Nessuno è statico, lì solo per dare un senso alla storia principale. Ogni personaggio è dinamico, e nella banalità del capovolgimento dei ruoli standard da cui in genere partono tutti i personaggi dei film, delle serie o dei libri (il buono il cattivo il brutto e il bello) troviamo quella sorta di psicoanalisi, in questi tempi quasi ovvia, della società. E non smetteremo mai di averne bisogno.
Dalla corteccia dura di Maeve si arriva ai sorrisi; dalla purezza di Otis si arriva a una maggior consapevolezza della realtà; dal silenzio di Adam all’apertura di se stesso; dalla buona ingenuità di Aimee a uno spirito saggio e forte, semplicemente in maniera diversa dagli altri; dalla luce di Eric ai momenti di ombra; da una Ruby classicamente spocchiosa a una Ruby… umana.
Si potrebbe continuare per molto tempo per smentire chi dopo averla vista l’ha definita una serie banale, ma la sostanza resta questa: che non si sottovaluti mai la specialità che può riservarci un qualcosa che viene considerato banale, perché molto spesso sono le cose più banali a conservare l’essenza della specialità.
Elettra Dòmini
(In copertina e nell’articolo immagini tratte dalla serie TV Sex Education, disponibile su Netflix)