La sentenza
La scorsa settimana è stato presentato il verdetto dell’appello del processo riguardante la trattativa Stato-Mafia: la trattativa esiste, ma non costituisce reato. Arriva una condanna solo per gli esecutori materiali, ma non per tutti i mafiosi: politici, vertici dell’esercito e compagnia bella, tutti scagionati. Non resta che raccogliere i fascicoli e preparare l’ultimo assalto in Cassazione.
Ma il punto non è questo. Loro potranno perfino sostenere che la mafia non esiste e che dobbiamo liberarci di questo fastidioso scheletro nell’armadio. Le loro chiacchiere ormai le conosciamo: inondano le prime pagine di giornali e quotidiani, ingolfano di notizie i telegiornali per qualche settimana fino a quando poi – lentamente ed in silenzio – tornerà la quiete. Ma se esiste un’etica nell’agire umano, allora questa non può che andare al di là dell’inchiostro che fissa le parole sulla carta. Gli ideali, i valori e le ragioni per le quali ciascuna persona decide di dedicare la propria vita, si collocano al di sopra di qualunque cosa.
Ecco perché questa volta ho scelto di mettere da parte Diritto e Giurisprudenza per scrivere che “no, noi non siamo come loro”, immaginando che dall’altra parte possano esserci Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sorridenti come nella foto di Tony Gentile. Perché non essere come loro, per me è un vanto.
“Cari Giovanni e Paolo”
“cari Giovanni e Paolo,
no, noi non siamo come loro. Non lo siamo stati a Capaci e nemmeno in Via d’Amelio. Noi non abbiamo messo le bombe a Roma, a Milano o a Firenze in via dei Georgofili. Noi non abbiamo ucciso donne, bambini, uomini innocenti. Noi non abbiamo conti da regolare e pizzi da far pagare. Noi non dobbiamo chiedere il loro permesso per alzare la testa, né tantomeno bussare alla loro porta per vincere elezioni.
No, noi non siamo come loro. Non lo siamo stati nei tribunali, quando le sentenze li hanno fatti esultare. Non lo siamo stati durante il Maxi-Processo, quando invece ringhiavano e guaivano dietro le celle. Non lo siamo stati quando hanno sciolto nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo.
Noi non siamo scesi a patti con loro per poter sorridere in televisione o esultare dai balconi dei palazzi. Noi non ci siamo seduti al loro tavolo. Noi non abbiamo stretto accordi con loro per ottenere promozioni. Noi non li abbiamo mai difesi. Noi non abbiamo un segreto di Stato da giustificare. Noi non abbiamo detto no alla mafia oggi, ma domani chissà. Noi non ci confrontiamo con la classe politica corrotta, che finge di non vedere. Di non sentire. Di non udire.
Noi sappiamo che la trattativa c’è stata, che la trattativa c’è e che continuerà ad esserci. Noi lo sappiamo perché crediamo fino in fondo alle vostre parole e alla vostra battaglia. Crediamo nelle azioni di Chinnici, Dalla Chiesa, Caponnetto. Crediamo in Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Morinari, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano e tutte le donne e uomini che, pur di proteggere voi, le vostre idee, i vostri valori ed i vostri ideali hanno sacrificato la loro vita. Ed è proprio per questo che non smetteremo mai di lottare. Una sentenza può essere modificata, ma la morale che forgia le nostre azioni no; quella permea il nostro spirito giorno dopo giorno, decisione dopo decisione, scelta dopo scelta. I modi definiscono l’uomo, non la decisione di una corte.
No, noi non siamo come loro. Non lo siamo perché sull’altare di quella trattativa è stata sacrificata la vostra vita. Non lo siamo perché uno Stato che accetta di trattare con l’Antistato non può essere considerato tale. Cari Giovanni e Paolo, noi non siamo come loro e non lo saremo mai”.
Alessandro Sorrenti
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.