Cronaca

Libano – Come siamo arrivati a questo punto?

Libano

Un libanese su due vive al di sotto della soglia di povertà e i servizi primari tra cui acqua, elettricità e cure mediche, sono severamente compromessi. Il Governo non è in grado di porre fino allo stallo politico e la corruzione sta divorando il Paese dall’interno. Le violente manifestazioni a Beirut mettono in luce la tensione sociale e la necessità di cambiamento.


Il giorno 4 agosto 2021 la folla era radunata in piazza dei Martiri a Beirut, per commemorare l’esplosione al porto della capitale, avvenuta esattamente un anno prima. Durante la commemorazione alcuni manifestanti hanno cercato di forzare le inferriate all’entrata della vicina sede del parlamento in Place de l’Etoile, scontrandosi con la polizia in tenuta antisommossa.

Le recenti tensioni sociali sono solo uno degli effetti della grande recessione economica sta lacerando il paese al punto che quasi la metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Inoltre, lo stallo politico-istituzionale non fa altro che accrescere la rabbia dei libanesi, che scendono in piazza per manifestare contro il Governo.

Una storia travagliata

Cerchiamo di capire perché il Libano è tanto in difficoltà. Nella recente storia dello Stato si sono sempre alternati momenti di relativa stabilità e lunghi periodi di disordine. A partire dal dominio ottomano, la maggioranza cristiana del Paese ha favorito le relazioni commerciali con i paesi europei: per via delle sua posizione privilegiata, infatti, il Libano è sempre stato un crocevia tra Europa e Vicino Oriente.

Nel 1948, agli inizi del conflitto israelo-palestinese, il Libano si è schierato con la Lega Araba e ha fornito sostegno logistico alla Palestina, anche se non ha partecipato mai a scontri armati. A causa della guerra, 2 milioni di profughi palestinesi  hanno attraversato la frontiera libanese, sconvolgendo l’iniziale maggioranza cristiana e dando il via a una guerra civile; cristiani maroniti contro palestinesi e libanesi musulmani (i primi con l’appoggio di Israele e i secondi con il sostegno della Siria).

La guerra ha logorato il paese dal 1975 al 1990; e anche negli anni a seguire, Israele e Siria hanno continuato a esercitare una forte influenza sul Libano. In particolare, le truppe siriane non hanno abbandonato il territorio libanese finché non sono state costrette, nel 2005, dalle rivolte della popolazione locale; mentre nel 2006, vi è stato un ulteriore conflitto armato contro Israele. Nel 2011 ha avuto inizio la guerra civile siriana che ha coinvolto in parte anche i paesi vicini. Il Libano è quindi lentamente scivolato in una recessione economica, esplosa definitivamente nel 2019.

La crisi economica e politica

Tale recessione degli ultimi anni è stata causata dai continui scontri, dalla corruzione e da un alto deficit del bilancio commerciale, nonché dall’elevato debito pubblico. Inoltre, la debolezza del settore primario e secondario del Libano l’hanno reso un Paese dipendente in massima parte dalle importazioni. Nel solo mese di ottobre 2020 la lira libanese è crollata del 90%; i prezzi degli alimenti sono cresciuti a dismisura, diminuendo il potere d’acquisto della popolazione.

La pandemia da Covid19 ha soltanto peggiorato la crisi, a cui si è aggiunta l’esplosione del 4agosto scorso, al porto di Beirut di una riserva di nitrato di ammonio. L’incidente ha contato oltre 200 morti, 7mila feriti e migliaia di sfollati. L’esplosione ha distrutto i quartieri circostanti e buona parte delle riserve di grano del paese, privando il Libano del porto da cui transitava circa il 60% della propria merce.

La climax di avvenimenti negativi ha innescato una crisi politica; dopo l’esplosione di agosto 2020, i libanesi hanno manifestato duramente contro il Governo e il premier Hasan Diab si è dimesso. Pochi mesi dopo, il Presidente Michel Aoun ha richiesto a Saad Hariri di formare il nuovo governo, nonostante quest’ultimo fosse già stato primo ministro, e costretto anch’egli a dimettersi a causa di proteste, alla fine del 2019.

Hariri, come già in precedenza, non è stato in grado di risolvere lo stallo politico e il popolo libanese ha continuato a scendere nelle piazze chiedendo il rinnovamento della classe politica.  Il 15 luglio 2021 Hariri ha deciso di rinunciare all’incarico di primo ministro, a causa delle diverse prospettive politiche con il Presidente Aoun. A riempire il vuoto politico-istituzionale e porre fine allo stallo politico è sopraggiunto un ex premier libanese Nagib Mikati, incaricato di formare un nuovo esecutivo per i libanesi.

Difficili prospettive future

Nagib Mikati, politico miliardario indagato per corruzione, è un personaggio di cui i libanesi diffidano; ancora una volta le istituzioni ricadono nell’errore di non rinnovare la classe politica di Paese che sta andando alla deriva. Per molti analisti, il Libano è già fallito: uno stato logorato da una recessione prolungata e dalla rabbia della popolazione nei confronti delle istituzioni. Circa un libanese su due vive al di sotto della soglia di povertà, i servizi di base non sono efficienti e la corrente di linea a Beirut è erogata per poche ore al giorno. La crisi ha avuto inoltre impatto sull’approvvigionamento idrico, i servizi igienici e l’istruzione. Anche l’accesso ai servizi sanitari è compromesso, malgrado la loro importanza in questo momento storico.

Libano
Najib Azmi Mikati è stato nuovamente scelto dal presidente per la formazione di un Governo.

Se la classe politica non intraprenderà un percorso riformista con politiche di ripresa economica per invertire la rotta, il Libano potrebbe andare incontro al tracollo economico o, peggio, a una guerra civile.

Luce Maria Pagnoni

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