Nel 2021 l’Italia si è distinta in numerosi campi: tuttavia, oltre alle vittorie ottenute sotto la bandiera tricolore, un più triste e meno glorioso primo posto in Europa ci spetta per il numero di roghi che si sono verificati con sempre più violenza nelle campagne e nelle coste della penisola.
Ben 393 incendi di grandi dimensioni – quindi che raggiungano un’estensione di almeno 30 ettari – sono divampati sul territorio, devastando più di centomila ettari – risultato che ci pone al secondo posto in Europa per quantità di ettari bruciati quest’estate, subito dietro alla Grecia.
È una tendenza in drammatico aumento: se tra il 2008-2020, con una media di 224 roghi, in Italia venivano devastati circa 28 mila ettari di terreno, quest’anno il numero è quadruplicato, portando ad una crisi non solo ambientale ma anche economica. La Sardegna è la regione più colpita, seguita da Sicilia, Campania e Calabria, dove centinaia di ettari di flora mediterranea sono andati distrutti e milioni di animali, selvatici e non, sono arsi vivi tra le fiamme.
Le cause
Le temperature sempre più alte – nelle regioni italiane più a rischio sono arrivate a picchi anche superiori a 40°C – favoriscono in tutto il mondo il diffondersi del numero, della portata e della potenza degli incendi boschivi: è evidente quindi come il cambiamento climatico continui ad essere l’origine della maggior parte delle sempre più frequenti e devastanti catastrofi ambientali degli ultimi decenni. L’aumento della temperatura è responsabile di un incremento della siccità delle zone boschive e agricole; di conseguenza il terreno risulta più propenso a far divampare e propagare enormi incendi.
Tuttavia, il dato più preoccupante, e che spiega in parte l’aumento esponenziale dei casi in Italia, dove il fenomeno è sempre stato relativamente controllato, è che ben 6 incendi su 10 sono di natura dolosa: l’attività dei piromani è la causa principale per cui scoppia un rogo, il quale poi cresce di dimensioni e potenza grazie alla siccità e alle temperature estreme raggiunte nelle aree più colpite.
Danni non solo ambientali, ma anche economici
La media per ricostituire una zona boschiva danneggiata da un incendio è cinque anni: anche senza contare la ripopolazione della fauna morta negli incendi e la perdita del delicato equilibrio della macchia mediterranea, i danni ambientali sono incalcolabili. Vi sono infatti da considerare anche le emissioni di CO2 collegate ad una zona verde in fiamme: si contano, a livello mondiale, 1,5 miliardi di tonnellate di CO2 immesse nell’atmosfera a seguito di incendi. E una quantità tale di gas, aggiuntasi alle già enormi emissioni delle attività umane, non fa che peggiorare l’effetto serra e quindi aumentare ulteriormente le temperature, che a loro volta causeranno più incendi, in un circolo vizioso impossibile da fermare.
Ma il danno ambientale non è l’unico problema: anche il danno economico non è da sottovalutare. Tra le opere di spegnimento dei fuochi e il supporto ai contadini danneggiati dai roghi, si stimano, solo in Italia, danni pari a 1 miliardo di euro, in aggiunta agli investimenti necessari per la riforestazione delle aree boschive e il ripopolamento della fauna nelle stesse.
Quali saranno le conseguenze in futuro?
Con una temperatura media mondiale sempre più in crescita, con l’aumento della siccità e, secondo la tendenza di questo anno, anche dell’attività dolosa dei piromani, le aspettative per i prossimi anni sono purtroppo quelle di estati con sempre un maggior numero di incendi. Dolosi o no, andranno ad intaccare la macchia mediterranea al suo cuore, togliendo lavoro a contadini e generando danni ambientali di proporzioni enormi. E in un territorio, come il Sud Italia, già in parte colpito dal fenomeno della desertificazione, incombente nelle aree più calde del pianeta, l’aumentare degli incedi deve essere un allarme a cui prestare la massima attenzione.
E nel resto dell’Europa?
Ma il resto d’Europa, in particolare nell’area Mediterranea, non è da meno. La Grecia conquista il primo posto per estensione degli incendi, con 103mila ettari bruciati dall’inizio dell’anno: dieci volte in più della media del decennio precedente, soprattutto a causa della piaga della siccità. Anche la Spagna, terzo paese europeo, è avvolta dalle fiamme, sebbene non si sia registrato un aumento tanto esponenziale quanto quello di Grecia e Italia.
E il fenomeno nel mondo continua ad aumentare: è solo un’altra delle enormi e devastanti catastrofi ambientali alle quali dobbiamo tristemente abituarci sempre più, poiché ormai la norma, purtroppo, sarà quella di temperature ed eventi atmosferici estremi.
Camilla Botturi
(In copertina Matt Howard da Unsplash)
Per approfondire, il percorso tematico Ambiente, di Giovani Reporter.