Berrettini ha conquistato un traguardo storico per il tennis italiano. Nessun altro tennista azzurro era mai riuscito nell’impresa di giungere in finale sull’erba di Wimbledon. La sconfitta con Djokovic è stata dura; ma in futuro ci saranno certo altre occasioni per Matteo.
Purtroppo non è bastata la grinta di Matteo Berrettini per piegare il numero uno del mondo, Novak Djokovic. Dopo un primo set molto combattuto, vinto dall’italiano al tie break, la forza mentale del serbo gli ha consentito di portare a casa la sua sesta finale a Wimbledon, con il punteggio complessivo di 6-7 6-4 6-4 6-3. Nonostante l’apparente disfatta, Matteo ha scritto una nuova pagina nella storia dello sport italiano. Con questo risultato si piazza stabilmente all’ottava posizione del ranking mondiale, con ampi margini di miglioramento.
Dagli esordi al primo titolo sull’erba
Classe 1996, Berrettini si affaccia al tennis professionistico nel 2015. Nel luglio del 2018 vince il suo primo titolo ATP in Svizzera a Gstaadt senza perdere nemmeno un set e senza mai cedere il servizio. L’anno successivo Matteo entra per la prima volta nella top ten della classifica mondiale. Vince l’Hungarian Open su terra rossa e a giugno 2019 incassa la vittoria sull’erba di Stoccarda, mostrando delle ottime capacità di adattamento su questa superficie.
A Wimbledon incontra agli ottavi di finale Roger Federer, pluricampione slam, nonché suo idolo. L’otto volte vincitore del torneo lo sconfigge per 6-1 6-2 6-2, lasciandogli letteralmente le briciole e una lezione di esperienza. Chiude l’anno alle ATP World Tour Finals, diventando il primo italiano a vincere una partita nel torneo dei “maestri”.
La vittoria al Queen’s e la cavalcata a Wimbledon
Dopo un 2020 segnato dalla pandemia di COVID-19, Berrettini riparte al meglio nel 2021. Riesce ad raggiungere numerosi risultati, tra cui una finale al Master 1000 di Madrid e i quarti di finale al Roland Garros, che gli consentono di presentarsi all’ATP 500 del Queen’s come testa di serie numero uno. Domina il torneo londinese e batte in finale per 6-4 6-7 6-3 il beniamino di casa Cameron Norrie. Nessun italiano prima di lui si era mai imposto in questo prestigioso torneo, che annovera nel suo albo d’oro campioni del passato come Rod Laver, John McEnroe, Boris Becker, Stefan Edberg e Pete Sampras.
Il tennista romano si presenta a Wimbledon nel migliore dei modi, e supera i primi turni senza troppe difficoltà. Ai quarti di finale incontra il canadese Felix Auger-Aliassime, altro giovane specialista dell’erba. Berrettini vince in quattro set per 6-3 5-7 7-5 6-3 e approda in semifinale, primo italiano dopo Nicola Pietrangeli, ben 61 anni fa. Nel penultimo atto del torneo incontra Humbert Hurkacz, autore dell’estromissione di Federer dal torneo nel turno precedente. Anche contro il polacco, sfruttando la potenza del suo servizio e del dritto, Matteo vince magistralmente 6-3 6-0 6-7 6-4.
Wimbledon è il torneo di tennis più antico e prestigioso del mondo. Nessun italiano prima di Berrettini si era mai spinto fino alla finale in ben 144 anni di storia.
La finale con Nole
Berrettini parte a rilento nella finale; l’emozione si fa sentire, e Matteo scivola subito sotto 5-2 nel primo set. A poco a poco migliorano le sue statistiche al servizio ed inizia a sciogliere il braccio. Riesce a rimontare il primo parziale e domina il tie break decisivo che lo porta in vantaggio, davanti ad un pubblico in visibilio. A partire dai primi game del secondo set però, Djokovic, ormai alla sua trentesima finale slam, ingrana una marcia superiore. Nonostante le accelerazioni con il dritto di Matteo, il serbo vince quattro giochi consecutivi. Il romano tenta di reagire assestando un controbreak ma non basta: il set e l’inerzia della partita finiscono nelle mani del numero uno.
Negli ultimi due parziali Nole sembra in totale controllo della partita; Berrettini continua a provarci tirando numerosi vincenti, ma non basta. Grazie all’esperienza e alla sua straordinaria forza mentale, Djokovic si assicura il sesto trionfo sui prati di Church Road per 6-7 6-4 6-4 6-3. Per Novak è il ventesimo titolo del grande slam: raggiunge quindi gli altri due fuoriclasse del nostro tempo, ovvero Rafael Nadal e Roger Federer. Quest’anno, avendo già portato a casa gli Australian Open e il Roland Garros, Nole ha di sicuro la strada spianata verso la conquista dello US Open. Questo lo porterebbe ad eguagliare il record del 1969 di Rod Laver, unico tennista nella storia ad aver vinto tutti e quattro i titoli slam nello stesso anno solare.
Il futuro di Matteo
A soli 25 anni Berrettini ha sfiorato la possibilità di entrare definitivamente nella storia del tennis. Ci auguriamo tutti che possa presto ripetersi. Come lui stesso ha dichiarato:
“Per me questa non è la fine, ma l’inizio di una carriera. Sono contento di questa finale, spero che non sarà l’ultima. È stata una bellissima sensazione essere qui, ci voleva solo quel passo in più.”
A complimentarsi con Matteo per il traguardo raggiunto sono state anche le massime cariche dello Stato, tra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del consiglio Mario Draghi.
Probabilmente già al prossimo US Open, dove ha già raggiunto una semifinale nel 2019, Berrettini ritenterà il colpaccio. Sicuramente dopo quanto visto a Wimbledon partirà tra i possibili favoriti. Dalla sua parte ha sicuramente la giovane età; il romano ha ampio margine di miglioramento, soprattutto dal lato del rovescio e non tarderà molto ad imporsi in altri palcoscenici importanti.
Finalmente dopo anni non proprio rosei per il tennis maschile italiano, è auspicabile che anche altri talenti azzurri seguano la scia tracciata da Berrettini. Jannik Sinner, Lorenzo Sonego e Lorenzo Musetti stanno mostrando delle ottime capacità e inizieranno presto ad imporsi in tornei importanti.
Diego Bottoni