Da Sinner a Musetti, passando per Cocciaretto: il ricambio generazionale è arrivato anche nel tennis. Il mondo se ne sta accorgendo e l’Italia è tornata al centro del mondo tennistico.
Dopo un ciclo di grandi campioni, non sempre le nuove leve si rivelano all’altezza dei maestri. Un concetto, questo, per sfortuna sin troppo familiare al tennis italiano. Ammirati i grandi Pietrangeli, Panatta e Barazzutti, il Bel Paese ha dovuto aspettare decenni prima di tornare ai massimi livelli. Per anni siamo stati trascinati da qualche comparsa e da qualche solida realtà, come Fabio Fognini e Andreas Seppi (rientrato da poco nella Top 100 ATP); mancava però quel giocatore capace di portare sulle proprie spalle il peso del movimento. Partendo da un giocatore passato in sordina, andiamo a vedere chi sono i tre portabandiera.
Il trascinatore silenzioso: Gianluigi Quinzi
Questo onere se l’è accaparrato Gianluigi Quinzi, non il nome più noto per i profani. Nato a Cittadella, si trasferisce in tenera età a Porto San Giorgio, nelle Marche. Qui cresce umanamente e sportivamente. Diventa subito un giocatore di riferimento nelle categorie junior, trascinando gli azzurri alla vittoria della Coppa Davis di categoria nel 2012. Solamente un anno più tardi conquista il suo primo grande slam junior a Wimbledon.
Il marchigiano d’adozione sconfigge anche nomi illustri della storia tennistica recente come Kyle Edmund e Hyeon Chung. Involontariamente dà inizio all’età dell’oro, mettendo però a serio rischio la sua carriera: destinato a diventare un fenomeno, Gianluigi viene schiacciato dalle troppo grandi aspettative e dai numerosi infortuni che lo fermano più di una volta. È di pochi giorni fa la notizia di un suo probabile ritiro, sul quale deciderà nelle prossime settimane.
La speranza nel femminile: Elisabetta Cocciaretto
Con il suo “sacrificio”, tante piccole promesse hanno scalato le classifiche. Senza ombra di dubbio colei che più ha beneficiato della storia di Quinzi è Elisabetta Cocciaretto. Anche l’astro nascente del tennis femminile italiano si è sviluppato sulla terra rossa di Porto San Giorgio, la stessa di Gianluigi: partita dalle Marche, la 2001 viene convocata per la prima volta in nazionale a solamente 17 anni.
Il suo talento è cristallino e nello scorso anno, nonostante la pandemia,riesce ad emergere. Palermo le dà il trampolino e a Praga riceve la consacrazione. Ora Elisabetta è una delle realtà più belle del nostro tennis e non ci si può che aspettare tanto da lei.
Jannik Sinner, “you’re not human man”
Rimanendo nella stessa annata, è impossibile non menzionare Jannik Sinner. L’altoatesino, cresciuto nel mito di Andreas Seppi, ha distrutto una quantità insormontabile di record del tennis italiano ed internazionale. Entrato nel professionismo a soli 14 anni, si fa notare nel circus con la vittoria delle Next Gen ATP Finals in cui si qualifica grazie ad una wild card. Conquista tutti grazie alla calma, alla forza mentale e ad una precisione chirurgica in mezzo al campo.
Con un allenatore come Riccardo Piatti, non si può che ambire alla posta più alta. Ma “Pel di carota” fa vedere come che non è soltanto merito del coach: a Sofia arriva il primo titolo ATP e nello stesso anno i quarti di finale al Roland Garros. Le posizioni del ranking se le mangia a colazione e forse Alexander Bublik ha ragione a dire: “You’re not human man”. La finale persa di Miami non limita le prospettive del 19enne che già scomoda i più grandi di sempre.
18 anni e non sentirli: Lorenzo Musetti
Ultimo millennial, ma non per importanza, è Lorenzo Musetti. Autore di una splendida prestazione agli ultimi Internazionali di Roma, ha mostrato le sue strabilianti qualità anche tra i “grandi”. Il suo nome rimbalza da anni tra i tornei Juniores e gli ITF facendo da preambolo ad un esordio con i fiocchi. Tenere i ritmi del torneo in patria non è la più semplice delle imprese. Eppure il toscano, se possibile, si è anche migliorato: con il 250 di Pula è diventato il primo 2002 ad accedere alle semifinali nel circuito maggiore.
Qualche mese dopo arriva ad un passo dalla finale ad Acapulco (fermato solamente da Stefanos Tsitsipas) e ciò contribuisce all’entrata nella top 100 diventando il più giovane in questa frazione di ranking. Con l’inizio della stagione della terra rossa, Lorenzo ha tutto il tempo di scalare la classifica e le anticipazioni cagliaritane fanno ben sperare.
Da citare, infine, è anche Matteo Berrettini. Un giocatore fantastico che ha fatto da trascinatore dopo l’esplosione di Quinzi. “Berretto” è l’unico tennista nostrano ad
aver partecipato alle ATP Finals dopo anni di assenze italiane. Le vittorie di Stoccarda, Budapest e Gstaad l’hanno consegnato alla Top 10 mondiale dove
ancora risiede stabilmente. Non è stato inserito tra le nuove leve semplicemente per un fattore anagrafico. Le sue aspettative le sta rispettando ed il futuro appare già
più che roseo.
Analizzata la splendida situazione in cui si trova il tennis italiano, le aspettative non possono che essere strabilianti. Un aspetto importante però è quello di non vanificare i sacrifici fatti da questi ragazzi con la solita assenza del senso di limite dell’italiano. Ci stanno regalando delle grandi soddisfazioni, è nostro compito preservarli e farli diventare esportatori del nostro Paese nel mondo.
Filippo Rocchi