L’esplorazione dell’uomo nello Spazio ha davanti a sé molte sfide per i prossimi anni, e tra queste la conquista del satellite più vicino a noi, la Luna, e l’esplorazione del Pianeta Rosso, Marte. 5 domande per capire il nuovo programma Artemis della NASA e la sfida al futuro.
Le linee guida di Pence
Ormai sono passati quasi 52 anni da quando Neil Armstrong appoggiò il piede sulla Luna e fu uno dei momenti di culmine della Guerra Fredda. Ma tutto ciò ormai appartiene al passato, e forse è arrivato il tempo per far sì che quel piccolo passo diventi davvero un grande balzo per tutta l’umanità.
Il 26 Marzo del 2019 Mike Pence, ex vicepresidente degli USA, annunciò che per l’amministrazione Trump la NASA avrebbe dovuto riportare degli uomini sulla Luna nel 2024. E sottolineò la sua volontà con lo slogan “urgenza deve essere la nostra parola d’ordine”. Fortunatamente il nuovo presidente Joe Biden ha deciso di non modificare i piani relativi alla corsa allo Spazio. Ma la NASA cosa ha in serbo per noi con il nuovo programma Artemis?
Innanzitutto, la NASA si è fatta trovare impreparata, e un eventuale ritorno sulla Luna non vedrebbe protagonisti unicamente gli USA, ma anche l’ESA e non solo: sono numerose infatti le aziende private che sostengono gran parte dei piani NASA. Mike Pence a suo tempo aveva già preso in esame il problema, e ne aveva parlato in modo positivo:
Se i razzi commerciali sono l’unico modo per portare gli astronauti americani sulla Luna nei prossimi cinque anni, allora utilizzeremo i razzi commerciali.
Mike Pence
Il programma Artemis
Visti dichiarazioni e desideri americani, adesso passiamo ai fatti; quali sono le domande che ci dobbiamo porre?
1. Perché tornare sulla Luna?
Per un semplice motivo: tutto il settore aerospaziale sta puntando a esplorare Marte, e la Luna servirebbe per sperimentare tutte le tecnologie poi da utilizzare sul pianeta rosso. Infatti, le missioni lunari hanno una durata estremamente più piccola rispetto a una missione su Marte, motivo per cui non si devono avere problemi in un eventuale tragitto Terra-Marte che impiegherebbe mediamente 180 giorni di navigazione. Per fare un confronto, nella mitica missione dell’Apollo 11 il viaggio tra la Terra e la Luna durò solamente 4 giorni.
2. La data del 2024 per un ritorno sulla Luna è realistica?
Probabilmente no: negli ultimi mesi l’elezione del presidente Biden ha scosso molte posizioni, e infatti all’interno della NASA c’è stato un notevole cambio di passo. Jim Bridenstine era l’amministratore della NASA prima delle elezioni del nuovo presidente democratico, e affermò che ritornare sulla Luna entro il 2024 era un obiettivo difficile, ma perseguibile. Ma il 20 gennaio del 2021 Jim Bridenstine si dimise per la sconfitta repubblicana, e al suo posto venne nominato Steve Jurczyk, che si distaccò con forza dalle dichiarazioni dell’ex amministratore:
L’obiettivo dell’atterraggio lunare del 2024 potrebbe non essere più un obiettivo realistico a causa degli ultimi due anni di stanziamenti, che non hanno fornito fondi sufficienti per rendere la Luna raggiungibile nel 2024. […] Alla luce di ciò, stiamo rivedendo il programma per il percorso più efficiente da seguire.
Steve Jurczyk
3. Con il programma Artemis avremo la prima donna sulla Luna?
Molto probabilmente sì: infatti il 9 dicembre 2020 la NASA ha presentato i 18 astronauti del programma Artemis, divisi in nove donne e nove uomini. Quindi, se tutto andrà secondo i piani, entro il 2024 gli Stati Uniti d’America, oltre al prestigio di aver portato il primo uomo sulla Luna, vi manderanno anche la prima donna.
4. Rimarremo sulla Luna o sarà sempre una “toccata e fuga”?
Tutte le missioni Apollo fino a ora sono state missioni accompagnate dall’appellativo “toccata e fuga”. Il periodo passato sul suolo lunare variava di volta in volta, ma al momento il record spetta all’equipaggio dell’Apollo 17 che ci rimase per 75 ore, poco più di tre giorni.
Per il programma Artemis, la Luna dovrà essere utilizzata come base fissa di lancio verso Marte e lo Spazio profondo, perché offre una serie di vantaggi: secondo degli studi costruire una base lunare costerebbe 10 miliardi di dollari, ovvero il 90% in meno rispetto a quanto preventivato in passato. Secondariamente, le osservazioni suggeriscono la presenza di ghiaccio intorno ai poli lunari, da cui si potrebbe ricavare idrogeno per il propellente dei razzi, e ossigeno, per facilitare la permanenza sulla Luna in una base spaziale. In più, partire dalla Luna con un razzo consumerebbe molto meno propellente, per via dell’attrazione gravitazione molto più debole rispetto a quella presente sulla Terra.
5. Quale sarà il ruolo delle aziende private?
Il loro ruolo al momento è molto incerto: la NASA si trova molto indietro con i propri progetti e la capsula Orion ha accumulato un ennesimo ritardo in seguito a un guasto che potrebbe rallentare i piani statunitensi di addirittura un anno. Invece, il razzo della NASA, lo Space Launch Sistem, ad oggi non sembra avere particolari problemi, ma la starship costruita dalla SpaceX potrebbe rivelarsi un grande concorrente dell’SLS. In più, un eventuale impiego di razzi e capsule commerciali è già stato accennato dall’ex vicepresidente degli USA, e questo fa ben sperare al proprietario di SpaceX, Elon Musk.
Dopo la Luna, Marte
Marte, il Pianeta Rosso, prima di tutto è un’icona: sin dai tempi dei Romani venne identificato come il dio della guerra, e ultimamente viene sempre più spesso rappresentato in film di successo come The Martian. Tuttavia, andare su Marte è tutta un’altra storia in confronto al nostro satellite: la Luna dista “soltanto” 384.400 chilometri, mentre con il Pianeta Rosso parliamo di una distanza media di 225 milioni di chilometri. La domanda che sorge spontanea è: perché andarci? Per la risposta si possono riutilizzare le parole dello storico discorso tenuta dal Presidente Kennedy 59 anni fa:
Abbiamo deciso di andare sulla Luna. Abbiamo deciso di andare sulla Luna in questo decennio e di impegnarci anche in altre imprese, non perché sono semplici, ma perché sono ardite.
John Fitzgerald Kennedy
Infatti, arrivare su Marte sarà molto difficile: non sappiamo ancora come andrà il ritorno sulla Luna, e la NASA sta costruendo a lungo termine per almeno i prossimi vent’anni, senza ancora la partecipazione dell’ESA o di Roscosmos. Queste sono le tappe attuali:
- 2025: costruire il DSG (Deep Space Gateway), una stazione che orbiterà intorno alla Luna, che sarà utilizzata anche come “ascensore” per scendere più comodamente sulla superficie lunare;
- 2025-2027: costruire il DST( Deep Space Transport), un vero e proprio porto spaziale da collegare al DSG, da cui partirà la nave prescelta per andare su Marte;
- 2029: far abitare la nave prescelta da un equipaggio per circa un anno, in modo da eseguire test medici e psicologici;
- 2033: la data prescelta per l’inizio dell’odissea che dovrebbe arrivare fino al pianeta rosso. In più, incredibile ma vero, la NASA non ha ancora scelto se la missione del 2033 includerà una discesa sul suolo marziano. Se non si scendesse su Marte, dovremo aspettare ulteriori anni.
Ormai è molto chiaro: dagli anni ’20 agli anni ’30 del 2000 ci saranno molti cambiamenti, e di sicuro molte nuove pagine da scrivere nei libri di storia. Che poi siano pagine di successi o di fallimenti è un’altra questione. Solo il tempo ce lo dirà. L’unica certezza che abbiamo è che la NASA, l’ESA e le aziende private come SpaceX si stanno preparando a grandi sfide, con la speranza che l’esplorazione spaziale non diventi solo l’ennesimo casus belli per nuovi scontri e confronti tra noi umani.
Gabriele Cavalleri