Cultura

“Piranesi”, di Susanna Clarke – Un salto nella bellezza ignota

Piranesi 3

Quante volte iniziamo un libro pur sapendo che non ci darà niente di nuovo? Grazie a Piranesi possiamo finalmente spalancare la mente. E se lo dice Neil Gaiman, il re del fantasy contemporaneo, possiamo sicuramente fidarci.


Dopo Jonathan Strange e il Signor Norrell (2003, TEA), Susanna Clarke ci proietta in una dimensione introspettiva, in cui il mondo che conosciamo viene messo in discussione, fino a farci chiedere chi siamo noi, e soprattutto chi è l’altro.

La Casa e l’Altro

Piranesi, il protagonista, è colmo di ammirazione e rispetto per quello che vede, e per questo riporta con la lettera maiuscola quello di cui parla: la Casa, i Saloni, le Statue. È profondamente grato a questo luogo che gli permette di abitarlo, che lo protegge, e che gli concede la sublime visione di statue di ispirazione classica.

E Piranesi, grazie alle pagine del suo diario, ci accompagna nell’esplorazione della Casa, “di una bellezza incommensurabile” e una “gentilezza infinita”, ma anche pericolosa. Il protagonista abita al primo livello di questa architettura, il più sicuro, quello in cui le maree che regolarmente inondano i livelli inferiori non lo mettono in pericolo. Nei Saloni superiori regna invece la nebbia, e talvolta le piogge possono rivelarsi disastrose.

L’unica persona con cui Piranesi può interagire nella Casa è l’Altro: un personaggio sempre elegante, curato, ma anche austero e imprevedibile, da tempo in cerca della Conoscenza, convinto che si trovi all’interno della Casa. Per questo ha bisogno della ferrea memoria del suo compagno, che ricorda tutti i Saloni fino ad allora esplorati, conosce i movimenti delle maree e può prevederli, è capace di descrivere ogni anfratto. Tuttavia, non nasconde che vuole appropriarsene per assoggettare coloro che hanno una mente inferiore.

Certezze che crollano

Nel frattempo, qualcuno inizia a lasciare misteriosi messaggi nei Saloni, e il protagonista si convince sempre di più che all’interno della Casa sia presente un altro essere umano: la Sedicesima Persona, in aggiunta a quindici scheletri presenti nella Casa e l’Altro. Piranesi freme per conoscere Sedici, cerca di immaginare chi possa essere, chiedendosi se non sia addirittura il lettore, colui per cui scrive.

Nel momento in cui lo confida al compagno però, questi si dimostra allarmato e rivela che quell’individuo è una minaccia. Ma perché? Piranesi non riesce a concepirlo e contro ogni avviso continua a indagare. D’altronde l’Altro instilla dubbi nella sua mente, gli fa notare che la sua memoria è confusa, che i ricordi annotati nei suoi diari non combaciano. E in effetti è proprio così: nella Casa il Tempo scorre fluido, ma non in maniera lineare, come una sorta di Wonderland.

Il tempo. Lo perdi in continuazione.

L’Altro

Cosa succede ai suoi ricordi? Può veramente fidarsi dell’Altro? Sedici lo aiuterà o è veramente solo una minaccia?

Il migliore dei mondi possibili

All’inizio del libro è tutto terribilmente confuso ed eccitante. Siamo in un luogo talmente metafisico che la nostra mente ha difficoltà a concepirlo e a ricondurlo a qualcosa di conosciuto. Passiamo la prima parte della storia a chiederci se questo mondo, questa architettura imponente e piena di grazia, non sia in realtà una sorta di allegoria.

Sarà una sorta di regno dantesco in cui i Saloni inferiori sono l’Inferno, quelli di mezzo il Purgatorio, e quelli superiori il Paradiso? La storia di Piranesi è una metafora della nostra esistenza in cui siamo destinati a vivere in un piano mezzano, impossibilitati ad accedere ad un piano più alto? Questa Conoscenza è ciò che l’uomo persegue nella sua vita? La nostra mente cerca risposte tra le righe del libro. Forse la risposta si trova proprio nel nome del protagonista. E la Casa non è che il frutto della sua mente, proprio come le architetture del Piranesi urbanista del XVIII secolo? O forse invece bisogna semplicemente prestare attenzione e comprendere.

Ho ascoltato le Canzoni che la Luna e le Stelle stavano cantando, e ho cantato con loro.

Piranesi

Piranesi è un personaggio quasi candido, non ha mai visto il mondo, non ha fatto esperienza della malignità, dell’inganno. Conosce solo la curiosità, la bellezza, la gentilezza, o come direbbe lui la Curiosità, la Bellezza, la Gentilezza. La Casa è una sorta di labirinto che lo avvolge, lo ingloba, si fa conoscere ma lascia delle zone oscure.

Mentre lui è sempre solo, ma allo stesso tempo circondato dalla presenza di entità. Quella delle statue, ognuna delle quali sembra insegnare una morale; o dei fenomeni atmosferici, talvolta da rifuggire e talvolta da abbracciare. Il protagonista è costantemente messo alla prova nella sua confinata esistenza, dall’ingresso di nuovi elementi che paiono messaggi dalla Casa, intenta ad infondergli la sua saggezza.

Una lettura intrigante

Piranesi è qualcosa di assolutamente nuovo nell’orizzonte letterario degli ultimi anni, è un mistero. Certo, di fantasy accattivanti ne abbiamo letti, abbiamo esplorato vari mondi, utopici e distopici. Ma che dire del mondo di Piranesi? Che dire della Casa? È un’utopia o una distopia?

La verità è che non è nessuna di queste cose, perché è una dimensione sconosciuta, non accostabile a null’altro. Ed è proprio per questo che ci sconvolge e ci lascia senza parole. L’unica cosa che ci resta da fare è seguire il filo, assimilare quello che di volta in volta arriviamo a conoscere, senza mai sapere davvero fino a che punto lo possiamo conoscere.

Leggendo Piranesi visitiamo un’inevitabile percorso interiore. Ci affezioniamo al suo modo di vedere le cose, che non sappiamo se definire ingenuo o piuttosto puro. Assieme a lui ci sconcertiamo, vediamo le nostre convinzioni capovolgersi, dubitiamo di tutto, perfino di noi stessi.

Allora, signore, possa il suo Percorso essere sicuro, il Pavimento intatto e possa la Casa riempire i suoi occhi di Bellezza.

Piranesi

Blu Di Marco

(In copertina Kitera Dent da Unsplash)


Piranesi è il quinto articolo della rubrica Mondi Fantastici, a cura di Matilde Boni.

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