Come si fa, dopo un capolavoro primo per incassi nella storia, a far sì che uno studio non cada in un lento declino? Facile, basta essere i Marvel Studios. Il titolo “WandaVision“.
Quando sono tornati al cinema con Spider-Man: Far From Home ci avevano già stupiti, creando abilmente terreno fertile per le produzioni successive e impostando l’idea di una quarta fase Marvel costruita sul personaggio di Peter Parker, così come le prime tre erano costruite attorno a quello di Tony Stark. Col tempo, le aspettative dei fan si sono alzate e l’attesa per la prima produzione lanciata da allora, la serie WandaVision, si è fatta insostenibile nel corso della lunga siccità di film dovuta alla pandemia. L’ultimo episodio della serie è uscito da qualche settimana; sarà riuscita ad alzare ancora l’asticella in vista delle prossime produzioni?
Ricapitoliamo
WandaVision è la prima produzione Marvel a riportare sullo schermo Visione (Paul Bettany), il saggio ed impacciato androide creato da Tony Stark e Bruce Banner in Avengers: Age of Ultron, ci ha lasciati in Avengers: Infinity War, prima per mano di Wanda e poi per mano di Thanos (c’è chi ha pianto durante questa scena e chi mente). Visione non ha fatto ritorno in Avengers: Endgame, al contrario di Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen) che abbiamo rivisto nella battaglia decisiva, in cui ci ha dato un piccolo assaggio di cosa davvero può fare con il suo potere. Cercare di interpretare a priori la riuscita della serie sarebbe stato praticamente impossibile: i due personaggi fino ad oggi hanno avuto talmente poco spazio e importanza nel Marvel Cinematic Universe che la serie si sarebbe potuta muovere in qualsiasi direzione.
La prima sitcom targata Marvel
La serie, come già chiaro dai trailer, si sviluppa sotto forma di sitcom: i due protagonisti, Wanda e Visione, sono felicemente sposati e si sono appena trasferiti nella cittadina di West View, New Jersey. Ogni episodio è ispirato alle sitcom americane di un diverso decennio, rispettivamenteThe Dick Van Dyke Show per gli anni ‘50, Bewitched/Vita da strega per gli anni ‘60, The Brady Bunch per gli anni ‘70, Family ties/Casa Keaton e Full House/Gli amici di papà per gli anni ’80 e primi ‘90, Malcom in the middle per gli ultimi anni ’90 e per gli anni 2000, e The Office e Modern Family per il decennio 2000-2010.
Per gli appassionati diventa quasi un gioco notare a quali particolari delle varie serie tv si sono ispirati i registi, gli sceneggiatori e i costumisti, alcuni quasi impercettibili, altri estremamente evidenti (per esempio la sigla del quinto episodio è praticamente identica a quella di Full House in cui, Fra l’altro, hanno recitato da bambine la sorelle Olsen).
Non solo intrattenimento
Meravigliosa anche la colonna sonora di Bobby e Kristen Anderson-Lopez, che sono stati in grado di creare dei jingle e delle melodie molto catchy e adatte al clima leggero da sitcom, cosa che non sempre si può dire della trama; fin dal primo episodio infatti accadono eventi singolari e sinistri ad opera di personaggi secondari o di entità non meglio identificate. Tutto ciò costringe Wanda ad intervenire per ripristinare la normalità, causando di conseguenza l’evoluzione della sitcom al decennio successivo, ma soprattutto consentendo allo spettatore di intuire che la trama da sitcom è solo l’espressione di qualcosa di più grande e più tipico del MCU.
Di fatto, gli episodi sono resi dei veri e propri enigmi che lo spettatore si trova a cercare di risolvere, molto spesso senza successo. Degna di nota anche l’importanza nella serie di personaggi secondari provenienti dal MCU, che ci fa sentire la presenza della Marvel anche quando non è ben chiaro come farà una sitcom a rientrare nel resto dell’universo creato dagli studi.
Allerta spoiler
Ho adorato WandaVision dal primo all’ultimo episodio, soprattutto per tutti i minuscoli easter egg e la cura per i dettagli posta nella creazione della serie. Basti pensare che perfino gli stacchi pubblicitari sono espressioni dell’inconscio di Wanda e che ognuno di loro può essere in qualche modo tracciato ad un avvenimento del suo passato. È quantomeno eccitante non sapere fino alla fine chi sia il vero villain tra Agatha (che avrebbe dovuto vincere il Grammy per miglior singolo pop dell’anno con il suo jingle), Hayward o Wanda stessa, volente o nolente. Meglio ancora è capire, alla fine, che tutti e tre contribuiscono in modo loro a creare il climax finale della battaglia tra Agatha e Wanda, vittime al tempo stesso l’una dell’altra e degli eventi del loro passato, con poteri opposti e ugualmente grandi.
A parer mio il vero gioiello della serie sono proprio i personaggi, in primo luogo i protagonisti: Visione è più umano e reale che mai pur essendo soltanto la personificazione di un ricordo e Wanda è finalmente l’eroina che tutti aspettavamo da Avengers: Age of Ultron. Dopo averla vista troppo spesso insicura e spaventata da se stessa, molto fragile a causa delle tragedie che già dall’infanzia l’hanno colpita, qui riesce a brillare e a diventare finalmente Scarlet Witch, l’eroina che in molti fumetti è considerata la più potente del Multiverso. Dimostra una forza emotiva che non ha eguali e la capacità di interiorizzare il suo passato la porta finalmente a conoscere davvero se stessa e le sue abilità.
Ciliegina sulla torta, poi, il rapporto tra Wanda e Visione: messo costantemente a dura prova dalle circostanze ma coltivato con calma e dolcezza da loro, ci lascia con un sapore amaro di un addio dall’aria troppo familiare, addolcito dalla speranza di ritrovarli di nuovo insieme, forse finalmente per sempre.
Altra nota di merito la comparsa (e rapida scomparsa) dei due figli di Wanda e Visione, che apre una parentesi interessante su quello che potrebbe essere il futuro del MCU: esiste infatti un’intera collana di fumetti con protagonisti gli Young Avengers, tra cui figurano proprio Wiccan e Speed, alias di Billy e Tommy.
Una serie magnifica…
WandaVision non solo è all’altezza delle aspettative, ma le supera egregiamente. È avvincente, divertente e commovente al tempo stesso e porta quasi a pensare che forse questo sia il formato più adeguato per le produzioni del MCU: tutti quegli eventi non ben spiegati, quella densità eccessiva che a volte appesantiva i film, in una serie sono spazzati via dalla maggior quantità di tempo utile, pur mantenendo un budget adeguato a garantire effetti speciali e scenografia degni del cinema.
Gli episodi scorrono via rapidi e si concludono spesso con cliff-hanger che impediscono a chiunque di staccarsi serenamente dallo schermo. Magistrali le interpretazioni di Kathryn Hahn nei panni di Agnes e di Elizabeth Olsen come sempre in quelli di Wanda, di cui abbiamo la possibilità di esplorare il passato più recondito. Eccezionale anche Paul Bettany, che rende Visione estremamente espressivo e tridimensionale.
…ma solo per veterani
WandaVision è una serie che apre la strada al futuro del MCU e che entrerà nel vostro cuore: è la conferma decisiva del fatto che dopo Endgame il Marvel Cinematic Universe stia andando avanti e abbia in serbo un sacco di sorprese. Per chi è appassionato del MCU è una serie imperdibile.
Per i neofiti, invece, è meglio aspettare: un punto di forza ed un limite al tempo stesso del Marvel Cinematic Universe è che ogni produzione è strettamente collegata alle precedenti ed alle successive. Sarebbe inutile guardare questa serie senza aver visto tutto ciò che è accaduto prima, anche perché non si potrebbe comprendere l’estremamente elaborato arco narrativo dei protagonisti.
Chiara Parma
(In copertina e nel testo immagini tratte dal film WandaVision, disponibile su Disney+)