
Hanno fatto tremare i polsi a molti le affermazioni che in un’intervista Joe Biden ha riservato a Vladimir Putin. Il presidente statunitense non ha avuto remore nel ritenere l’omologo russo “un assassino“, rivelando di averlo definito in passato in un colloquio privato una “persona senz’anima“.
Queste dichiarazioni sono durissime, e ovviamente hanno provocato strascichi nel mondo della politica: il Cremlino ha già richiamato per consultazioni il proprio ambasciatore a Washington. E puntuale, peraltro, è stata la glaciale risposta di Putin che, augurando buona salute a Biden, ha affermato lapidariamente “chi lo dice lo è”. Ciò che genera curiosità è piuttosto il perché di un’affermazione così sferzante, che di certo non calma le acque nel rapporto, da sempre delicato, tra le due sponde dello stretto di Bering: rapporto deterioratosi soprattutto dal 2014, in seguito all’invasione della Crimea.
Qualcuno vede in tali parole un tentativo di spaccare l’opposizione repubblicana tra sostenitori e antagonisti di Donald Trump. Per altri, la loro causa va cercata in un rapporto del National Intelligence Council (l’organizzazione che riunisce tutte le agenzie di servizi segreti USA), che accusa Putin di aver interferito nelle elezioni presidenziali dello scorso novembre in favore di Trump, servendosi anche di servizi d’intelligence per promuovere fake news contro Biden e influenzare personaggi pubblici e funzionari.
Un cambio di passo
Non sorprende la “simpatia” del governo russo per il passato Commander in Chief: già durante la campagna elettorale del 2016, come dimostra un rapporto della Commissione d’intelligence del Senato (a maggioranza repubblicana) approvato nei mesi scorsi, ci furono svariati contatti tra lo staff di Trump e persone legate a Mosca.
Del resto, Trump, sebbene abbia imposto pesanti sanzioni economiche alla Russia e l’abbia spesso attaccata anche in merito agli armamenti nucleari, non ha mai nascosto la sua simpatia personale per Putin e durante il suo mandato è stato molto morbido sul tema dei diritti umani. Tema su cui il successore non sembra affatto disposto a transigere: il rispetto dei diritti è uno dei capisaldi della nuova agenda a stelle e strisce, che influirà nei rapporti con il Cremlino così come in quelli con la Cina (basta guardare il tesissimo vertice in Alaska dei giorni scorsi), e con Paesi alleati come Egitto e Arabia Saudita.
Accuse fondate
Ad ogni modo, non si può dire che le accuse nei confronti di Putin siano campate in aria: si ricorda l’omicidio dell’ex agente segreto Aleksandr Litvinenko, avvelenato a Londra nel 2006, così come l’assassinio di Anna Politkovskaja, una dei 133 giornalisti uccisi dal 2000 al 2018; senza contare i recenti tentativi di eliminazione della spia Sergej Skripal e dell’oppositore Alexej Navalny. Fin dall’insediamento, nel 2000, Vladimir Putin ha imposto un governo autoritario, reprimendo il dissenso e la stampa non allineata: il Democracy Index del The Economist definisce il governo russo un “regime autoritario“. Un rapporto della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha certificato ben 235 violazioni dei diritti umani, tra cui esecuzioni extragiudiziali, confische della proprietà privata, persino casi di tortura.
Freedom House sottolinea in particolare, tra i tanti problemi del Paese, la presenza di “forze di sicurezza lealiste, una magistratura sottomessa, un ambiente mediatico controllato e una legislatura composta da un partito al governo e da fazioni flessibili dell’opposizione“, ricordando anche che “la corruzione dilagante facilita lo spostamento dei legami tra burocrati e gruppi della criminalità organizzata”. Per quanto concerne la libertà di stampa, sul rapporto del 2021 si legge che “Il governo controlla […] tutte le reti televisive nazionali e molte emittenti radiofoniche e di stampa, nonché la maggior parte del mercato pubblicitario dei media”, elencando anche alcuni casi di giornalisti arrestati nell’ultimo anno.
Possibili conseguenze
È chiaro che le affermazioni di Biden non potranno che generare conseguenze. Per fortuna, almeno nel medio termine, non c’è da aspettarsi alcuna guerra nucleare: anche perché, come ha ricordato Biden stesso nell’intervista, USA e Russia hanno tanti interessi in comune. Taluni osservatori prevedono piuttosto un inasprimento della cyberguerra tra le due superpotenze: problemi nel funzionamento di Internet posso creare gravi disagi e problemi economici alle popolazioni. Anche l’Europa, per forza di cose, sarà coinvolta nell’escalation: il governo statunitense da tempo chiede alla Germania di interrompere la costruzione del North Stream 2, un gasdotto costruito da Gazprom che collegherebbe il Paese con la Russia, rendendolo maggiormente dipendente da Mosca.
Altra partita calda riguarda strettamente la lotta al Covid-19: proprio di recente Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca, ha dichiarato che il governo è preoccupato dall’offerta di produzione e distribuzione del vaccino Sputnik V all’Europa, “perché i vaccini sono uno strumento di diplomazia sia da parte della Russia che della Cina” . Insomma, siamo solo agli inizi di una partita avvincente e al contempo da pelle d’oca.
Riccardo Minichella
(In copertina Vladimir Putin)