Cronaca

Il caso Sarah Everard – Molto rumore per nulla

Londra proteste

La sera del 13 marzo, a Londra, si è svolta una veglia per commemorare Sarah Everard. Alla manifestazione, benché vietata, hanno partecipato in migliaia; e ciò ha comportato l’intervento delle Forze dell’Ordine, cui ha fatto seguito il solito vespaio di polemiche.


Polizia e “uso della forza”

Leggo i commenti dei giornali ai recenti disordini per la veglia in memoria di Sarah Everard, e mi viene un po’ da ridere. Già; perché l’unica notizia su cui si sofferma la grandissima parte dei giornalisti è l’uso della violenza da parte delle Forze dell’Ordine. Il Guardian riporta l’ironia di una donna che accusa i poliziotti di essersi macchiati dello stesso crimine del presunto colpevole; il New York Times preferisce riesumare vecchi scheletri nell’armadio, istituendo paragoni (come se polizia britannica e statunitense fossero la stessa cosa) con i disordini legati alle marce del movimento Black Lives Matter.

Allora mi domando se, per caso, qualcuno non abbia spiegato a questi cittadini (magari tramite apposito consenso informato) che è proprio alle suddette forze, le forze dell’Ordine, che i diversi paesi hanno delegato l’uso della forza. Un uso gravoso e terribile, sempre a un passo dal gusto tirannico per il bagno di sangue; un uso che – con buona pace di rousseauiani e utopisti – è sempre stato fondamentale per la salvaguardia della comunità, cioé per non esporre la stessa ai torti e alla violenza cieca del Don Rodrigo di turno.

La violenza… di chi?

A giudicare dalle alte grida levatesi nelle ultime ore, si direbbe che l’intervento delle forze dell’ordine abbia represso i tumulti nel sangue; osservando però le immagini e i video degli scontri, ci si accorge che siamo ben lontani dalla violenza gratuita della polizia americana, dai furgoni non contrassegnati che rapiscono i dimostranti, dai lacrimogeni ad altezza d’uomo e dagli schieramenti di agenti antisommossa paludati in nere dotazioni militari. Il peggio che si è verificato, infatti, è stato qualche arresto per violazione delle norme anti-assembramento e per la partecipazione ad un corteo vietato, compiuti oltretutto da un manipolo di agenti nel loro tipico (e ben poco intimidatorio) giaccone giallo evidenziatore.

Nelle molte immagini che circolano sulla rete si vede, tra le altre cose, un manifestante distruggere a pugni il finestrino di una camionetta della Polizia – salvo poi darsela a gambe un attimo dopo. Sorvoliamo sull’eroicità del nostro Davide, così sicuro di essere dalla parte della ragione da farsi di nebbia subito dopo aver abbattuto Golia. Forse non gli hanno spiegato che è anche coi suoi soldi che quel finestrino è stato pagato, e che tutti quegli uomini in divisa non si sono presentati sul posto per il semplice gusto di spaccare qualche testa, ma perché, molto semplicemente, quella manifestazione era stata vietata. E il loro lavoro era vietarla.

Perché, poi, vietare una manifestazione? Vediamo se in Gran Bretagna sussistono le condizioni perché la riunione di centinaia di persone non danneggi l’intera comunità: nel momento in cui scrivo si contano oltre quattro milioni di contagiati ancora positivi e un terzo dei morti (ca. 125.000) che il Regno Unito ha pagato nella Seconda Guerra Mondiale. Ma, ovviamente, queste aride cifre non contano nulla di fronte all’impellente necessità di espressione delle proprie libertà personali, specie poi nella patria del liberalismo.

Il vecchio problema della divisa

Il sindaco di Londra Sadiq Khan ha parlato di scene “inaccettabili”, e si valuta addirittura di destituire il capo di Scotland Yard, Cressida Dick. Molto rumore per nulla, considerato che il bilancio della serata si è fermato a quattro arresti su una folla oceanica di trasgressori. Nonostante poi la netta inferiorità numerica, la stampa ha addirittura voluto patetizzare su certi particolari: i poliziotti che calpestano i fiori lasciati dai manifestanti, o che si accaniscono contro un corteo formato in prevalenza da donne (dimenticando evidentemente la scritta che adorna le aule di tribunale). Addirittura il Guardian, nel suo post su Instagram a riguardo, cita accuse secondo le quali i poliziotti avrebbero “afferrato donne” (come se le tecniche antisommossa si potessero attuare senza contatto fisico) durante la manifestazione “prevalentemente pacifica” a Clapham Common.

Evidentemente, però, non considero che ognuno vede a modo suo il corpo di Polizia. C’è chi crede che i poliziotti siano semplici esseri umani come tutti noi, uomini e donne che sbagliano e intanto cercano di fare il proprio meglio al servizio della comunità per cui lavorano; e c’è chi non si rassegna e continua a vedere, dietro ogni divisa, un sospetto Wayne Couzens o i responsabili dei fatti delle Scuole Diaz.

Iacopo Brini Francesco Faccioli

(In copertina la veglia per Sarah Everard dal Time)

Sull'autore

Nato nel 2001, vivo in montagna – e vista l'aria che tira non ho fretta di trasferirmi. Con ogni probabilità sono l'unico studente di Lettere Antiche ad apprezzare sia Tha Supreme che Beethoven. Da fuori posso sembrare burbero, ma in realtà sono il più buono (e modesto) della redazione.
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