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Papa Francesco in Iraq – “Siete tutti fratelli”

Papa Iraq

L’Iraq, un paese ad oggi martoriato da anni di guerra, ha accolto Papa Francesco durante la sua prima visita ufficiale dal diffondersi della pandemia da Coronavirus.


L’inizio di un viaggio storico

Francesco è il Papa che nella storia recente ha più spesso stupito i propri fedeli, dimostrando di avere a cuore questioni delicate e spesso considerate inviolabili tabù all’interno della Chiesa, dai matrimoni omosessuali al dialogo interreligioso, facendo i conti con le conseguenze che ciò ha comportato.

Con la visita iniziata venerdì 5 marzo il Papa è entrato di diritto nella storia vaticana per vari motivi. È stata in assoluto la prima volta che l’aereo del pontefice è atterrato nell’aeroporto di Baghdad, capitale di uno stato fortemente religioso dove in nome di Dio, con sempre più insistenza negli ultimi decenni, sono stati compiuti atroci crimini di guerra.

Non sono passati moti anni da quando il nome di città come Mosul e Erbil apparivano sui maggiori giornali riportando notizie tragiche. La situazione politica è stato un serio motivo di preoccupazione per lo staff del Papa e a complicare il quadro generale ci ha pensato l’emergenza sanitaria, ancora oggi molto diffusa nel Paese. Fortunatamente tutto si è risolto nel migliore dei modi, portando un grande entusiasmo alla folla che ha sempre circondato con sorrisi e saluti quest’ospite d’eccellenza. Tuttavia, non è mancato chi ha voluto sottolineare il rischio degli assembramenti creati per l’occasione, facendo notare lo scarso rispetto delle precauzioni da parte della popolazione. 

Messaggi di fratellanza

“Siete tutti fratelli” è questo il motto, tratto dal Vangelo di Matteo, che si legge sul logo ideato per la visita. Nell’immagine Francesco saluta l’Iraq di cui si notano i confini e i due fiumi più noti, e forse i più importanti dell’intera storia della nostra civiltà: il Tigri e l’Eufrate. Appaiono, poi, le bandiere dei due Stati su cui sembra posarsi una colomba con un ramoscello d’ulivo, segno di pace. Il logo è ulteriormente decorato da una palma, simbolo prezioso della religione cristiana legata al martirio, alla croce e alla resurrezione.

Papa Francesco Iraq 2

Tappe di speranza

L’agenda del Pontefice Massimo è stata fin da subito ricca di appuntamenti che gli hanno permesso di percorrere per intero il paese, incontrandone i volti, scoprendone un insolito entusiasmo e una grande speranza per un futuro pacifico e di convivenza. Non è una tra le prime cose che si ricordano quando si parla di Medio Oriente, ma non bisogna dimenticare che la regione ospita da millenni comunità cristiane che continuano a mantenere vive le proprie tradizioni religiose.

Dopo essere giunto nella capitale, papa Francesco è stato accolto con una cerimonia presso il Palazzo presidenziale, incontrando il Presidente della Repubblica e tenendo il primo discorso ufficiale alle autorità presenti. La prima giornata si è conclusa nella Cattedrale Siro-Cattolica di “Nostra Signora della Salvezza” a Baghdad con un discorso rivolto ai vescovi, ai sacerdoti e a tutti i religiosi che da anni vivono con una certa paura.

Najaf, Nassiriya e piana di Ur, sono state queste le tappe della seconda giornata che hanno avuto per protagonisti luoghi chiave delle tre religioni abramitiche. Proprio la città di Ur è ritenuta il luogo di nascita del patriarca.

Il Papa e l’Ayatollah

A Najaf, città sacra per l’islam sciita, ha avuto luogo l’incontro con il Grande Ayatollah Sayyd Ali Al-Husaymi Al-Sistani, massimo esponente religioso sciita duodecimano in Iraq. Si è trattato di un evento senza precedenti, il più importante della visita storica. Erano anni che il Vaticano pianificava questa visita senza mai realizzarla se non pochi giorni fa.

Al-Sistani non è per il Paese solo una guida religiosa, ma molto di più, e il suo ruolo si lega a doppio filo con la politica interna del Paese. Nel 2005 diede un contributo fondamentale affinché gli aventi diritto partecipassero alle prime elezioni dopo la caduta di Saddam Hussein. A lui si rivolse addirittura il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per risolvere una complicata situazione di stallo politico. L’uomo, oggi novantenne, in anni ancora più vicini a noi si è dimostrato un convinto oppositore dell’ISIS, invitando tutti gli uomini a unirsi in una controffensiva efficace.

La visita si è svolta nella casa di Al-Sistani in forma molto privata. Oltre ai due religiosi gli unici presenti ammessi sono stati i rispettivi interpreti. Pare quasi superfluo porre l’accento su quanto sia stato importante questo incontro dove i due uomini si sono posti alla pari, mandando al mondo un chiaro messaggio di pace, fratellanza e perfetta simbiosi. Il Papa è poi volato in direzione di Nassiriya, una città della piana di Ur a noi tristemente nota per l’attentato del 2003 dove morirono, tra le 50 vittime totali, anche 25 soldati italiani.

Papa Francesco Iraq 3

La giornata si è poi conclusa con il ritorno a Baghdad dove il Papa ha celebrato la messa nella Cattedrale Caldea di “San Giuseppe” a Baghdad.

Tra quei fedeli mai dimenticati

La domenica del 7 marzo ha visto Papa Francesco ospite tra il Kurdistan iracheno e la piana di Ninive dove ha fatto visita alle città di Mosul ed Erbil, teatro di terribili scontri tra civili e milizie dello Stato islamico, dove queste ultime hanno per un certo periodo imposto il loro dominio perseguitando gli Yazidi e i cristiani di rito siriaco. Per le vie su cui si è incamminato il Santo Padre, i segni delle ferite erano ancora presenti sotto forma di macerie. A Mosul, in una piazza simbolo della città dove ai quattro angoli convergono una chiesa siro-cattolica, una siriaco-ortodossa, una armena-ortodossa e una caldea, il Papa ha rivolto una preghiera alle vittime del recente conflitto.

La seconda tappa della mattinata è stata la vicina città di Qaraqosh, il centro cristiano più grande del Paese. Lì il pontefice è stato salutato dai fedeli che hanno intonato per l’occasione canti in aramaico, la lingua madre di Gesù. Le chiese della città, non del tutto ricostruite, stanno tornando a riempirsi di fedeli dopo aver sofferto anni terribili durante i quali gran parte della popolazione è stata costretta a cercare asilo politico altrove.

Francesco ha recitato l’Angelus e si è espresso con parole di fratellanza, incoraggiando i presenti a difendere la propria identità religiosa facendosi portatori di un messaggio di pace. Il pontefice ha ricordato come proprio quella terra sia la culla del Cristianesimo delle origini e di molti dei suoi Santi, dove gli echi delle preghiere più antiche risuonano ancora. Osservando i volti della folla segnati dalla sofferenza ha poi esortato al perdono e all’accettazione delle diverse fedi, accomunate da delle stesse radici che si perdono in un tempo immemore.

La presenza del Papa è stata un segnale di speranza dopo anni di guerre e persecuzioni. Tra la folla erano presenti uomini, donne e bambini, anche alcuni musulmani accomunati da uno spirito di comunione vivo più che mai. Ha poi tenuto la messa nello stadio di Erbil, davanti a 10.000 persone, un terzo della capienza totale, prima di ritornare a Baghdad.

Il mondo guarda al Vaticano

Lunedì 8 marzo il Papa e il suo staff erano già di ritorno verso Roma, arricchiti da un’esperienza di grande impatto mediatico che ha mostrato al mondo intero come sia possibile dialogare con una realtà che sembrava irraggiungibile. È ancora presto per affermare se la Chiesa possa riacquistare un importante ruolo diplomatico nel futuro più prossimo. I segnali che intanto arrivano fanno ben sperare, proprio da lì dove la speranza si credeva estinta da tempo.

Jon Mucogllava

(In copertina e nell’articolo foto della CNN)


Per approfondire, il percorso di riforma interno al Vaticano:

Una Chiesa povera per i poveri? – Il caso Becciu e dintorni


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