Ci siamo: finalmente è arrivato questo giorno ed è necessario chiarire perché l’8 marzo non è la Festa della Donna.
Le origini
La ricorrenza da osservare è la Giornata Internazionale della Donna, nata per ricordare le conquiste femminili in ambito sociale, economico e politico insieme alle violenze e alle discriminazioni subite. Potremmo fermarci qui e capire così il motivo per cui tutto questo non possa ridursi alla semplice definizione di “festa”.
Andando indietro nel tempo, l’8 marzo diventa in Italia una ricorrenza nel 1945 per iniziativa dell’UDI – Unione delle Donne Italiane – composta da politiche appartenenti al PCI, al PSI e al Partito d’Azione. Il simbolo della mimosa viene adottato l’anno seguente da un’idea delle partigiane Teresa Noce, Teresa Mattei e Rita Montagnana.
Negli anni Cinquanta celebrare la Giornata diventa un “gesto atto a disturbare l’ordine pubblico” e la presenza di banchetti nelle piazze si trasforma presto in occupazione di luogo pubblico. Alla fine del decennio fallisce anche il tentativo di dare alla ricorrenza un carattere nazionale; con l’arrivo del Movimento Femminista, il tema, infine, si fa oggetto di dibattito pubblico.
Si ricorda in particolare la manifestazione del 1972, in cui si chiedono la legalizzazione dell’aborto la liberalizzazione dell’omosessualità, e in cui viene apertamente criticato il matrimonio.
Nel resto del mondo, la storia dell’8 marzo richiederebbe una considerazione a parte, ma basti sapere che nel 1977 viene considerata dall’Assemblea delle Nazioni Unite “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale“.
Siamo onesti
È inutile regalarci mimose, festeggiare la donna come madre o lavoratrice o elogiare in qualsiasi modo le doti femminili. È il momento di riconoscere le nostre conquiste a livello sociale, riconoscere dove questo progresso non è arrivato e individuarne le cause; è il momento anche di riconoscere che ogni donna è tale se se lo sente, che non esiste una conformità all’ideale di genere e che siamo umane e non animali rari.
Infine, è anche l’occasione per porci domande scomode come: “Perché dall’inizio dell’anno abbiamo già 12 vittime di femminicidio (più di una alla settimana)? “Perché la disoccupazione ha colpito maggiormente le donne?” o ancora “Quali strategie dovremmo adottare per ridurre la disuguaglianza di genere?”.
Certo, dopodiché, accettiamo molto volentieri i fiori, i complimenti e gli elogi. Ma vogliamo anche la consapevolezza che è fondamentale.
Buone intenzioni
Non serve leggere troppi libri, essere femminista o un antropologo: idealmente sarebbe sufficiente fare delle ricerche su internet e avere un linguaggio appropriato. Tra festa e commemorazione la differenza è che in genere la prima si celebra per non pensare e la seconda, invece, con l’obiettivo opposto.
Di conseguenza, adesso che abbiamo abbastanza informazioni, non chiamiamola Festa della Donna e magari quando regaliamo dei fiori ricordiamoci anche di celebrare come si deve una giornata importante come questa.
Sofia Bettari
(In copertina Ségolène Trousset da Pixabay)
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