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Sanremo è sempre Sanremo

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Marzo 2021. Ci lasciamo un altro Festival di Sanremo alle spalle, nonostante il piccolo ritardo dovuto dalla pandemia che ormai da un anno intero rallenta le nostre vite. Che dire? Sanremo è sempre Sanremo.


Primi giorni, prime polemiche

I primi avvenimenti degni di nota hanno addirittura preceduto l’inizio del programma, come ogni anno: dalla scampata squalifica di Fedez al presunto caso Covid del povero Irama, passando per il fantomatico FantaSanremo.

Le polemiche non si sono di certo fatte attendere, il mondo dell’internet (specialmente quello di Twitter, che nasconde i peggiori commentatori incalliti di programmi televisivi e co.) è esploso, dividendosi in due fazioni di fronte al caso Fedez, da una parte quelli che “le regole sono regole”; dall’altra i fan sfegatati che lo hanno difeso. Il cantante milanese, a meno di una settimana dall’inizio della gara, si è lasciato sfuggire una storia su Instagram con uno spezzone del suo brano; azione che sarebbe potuta costare cara sia a lui che alla sua compagna di avventura, Francesca Michielin.

Il titolo di “più sfortunato del Festival” se lo aggiudica invece Irama, che ha rischiato la squalifica dal programma a causa di due suoi collaboratori che sono risultati positivi al tampone. Secondo il regolamento avrebbe dovuto rinunciare a partecipare per mettersi in quarantena, ma il direttore artistico Amadeus, dispiaciuto per la sorte del cantante, ha proposto una soluzione alternativa che è stata accettata di buon grado dagli altri artisti: Irama infatti non si è esibito “in presenza”, ma sono stati mandati in onda i filmati delle sue prove generali

Infine, ad alimentare l’attesa per la settantunesima edizione di questo festival, una novità: il FantaSanremo, un gioco virtuale che prevede la formazione di una squadra di 5 big e una lunga lista di bonus e malus. Nonostante sia nato l’anno scorso, il gioco ha realmente preso piede a partire dalla scorsa settimana (forse anche per colpa della noia da coprifuoco?) e ora conta la bellezza di sei milioni di partecipanti.

Insomma, il Festival di Sanremo è partito certamente in quarta, portando con sé numerosissimi talenti, alcuni che già avevano calcato il famoso palco e altri noti solo ad un pubblico di nicchia.

Un Festival giovane

Tra gli artisti più giovani mi sento in dovere di menzionare Madame: essendo una mia coetanea, nata nel 2002 e appena maggiorenne, non potevo che tifare per lei. Pseudonimo di Francesca Calearo, Madame si è dimostrata a parer mio una cantante innovativa e sicura di sé. La sua presenza sul palco non è di certo passata inosservata; ogni sera ha stupito il pubblico con outfit eccentrici e la sua splendida voce. Voce, proprio come il titolo della canzone con cui ha partecipato alla gara: un pezzo sincero e sicuramente d’effetto, che, se ascoltato senza riserve, non può che lasciare i brividi. C’è chi La classifica come una rapper, chi come una cantante indie; nella scena musicale Madame è unica ed etichettarla con un solo genere significherebbe limitarla.

Stesso discorso per i Måneskin: quattro ragazzi così carismatici non li si vedeva da un pezzo in televisione, hanno calcato il palco dell’Ariston con una grinta inconfondibile. La loro canzone, Zitti e buoni, acclamata e adorata sui social dai più giovani, non ha inizialmente ricevuto il massimo dei voti da parte dell’orchestra e della giuria demoscopica, piazzandosi nella seconda metà della classifica. Tra costumi che sfidano sfacciatamente i più tradizionalisti e sonorità rock in grado di demolire l’Ariston fino alle sue fondamenta, i Måneskin non hanno smesso per un solo istante di sorprendermi: bravi.

Un altro gruppo che ha certamente attirato la mia attenzione è Lo Stato Sociale. Dopo la loro prima esperienza sanremese del 2018 conclusa con l’ottenimento della medaglia d’argento, il gruppo indie rock bolognese torna a farci sognare sul palco del Festival. Sono stati senza alcun dubbio i migliori performer di tutte e cinque le serate, ma le loro esibizioni hanno forse prevalso sulla canzone che hanno portato in gara. Mi rifiuto di credere che il gruppo abbia perso il suo “tocco magico”, ma Combat Pop, pur essendo un brano energico e allegro, non è paragonabile né per testi né per sonorità ad alcuni successi della band.

Questi tre brani in gara hanno una sola cosa in comune: pur essendo pezzi validissimi e apprezzati dal pubblico, non sono affatto in linea con i canoni di Sanremo. Canzoni troppo trasgressive, molto giovanili e meno apprezzate dal pubblico più maturo.

Gli altri artisti

In quest’edizione ci sono stati anche artisti che hanno presentato pezzi con uno stile decisamente più “classico”: apprezzatissimi sin dal principio dalla giuria demoscopica, Ermal Meta, Annalisa e Noemi.

Una menzione speciale la merita la conduzione di Amadeus, sempre spalleggiato da Fiorello; un duo dinamico e senz’altro ironico, di cui sentiremo la mancanza nei prossimi anni. Infatti durante l’ultima serata, il direttore artistico ha dichiarato che è giunto il momento di passare il testimone a qualcun altro.

In questa edizione non sono di certo mancati gli ospiti: alcuni a dir poco impeccabili, come la bella Elodie, che ha commosso il pubblico con un monologo sulla sua infanzia difficile; altri decisamente discutibili, come il calciatore milanista Zlatan Ibrahimovic, le cui battute non hanno riscosso molto successo.

Il podio finale

L’ultima serata del festival è durata quattro ore e cinquantaquattro minuti: un tempo a dir poco inaccettabile per un programma che inizia in prima serata, stare svegli è davvero una sfida. Il potere del web questa volta ha proprio fatto miracoli. A vincere la settantunesima edizione del Festival di Sanremo sono i Måneskin, che hanno fatto un enorme salto dal sedicesimo posto della classifica; a parer mio con questo pezzo rock faremo un figurone all’Eurovision quest’anno.

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Altro miracolo anche per la coppia Fedez-Michelin, arrivati secondi, che, grazie ai fan accaniti e alle giustificatissime esortazioni sulle storie Ig da parte della moglie del rapper Chiara Ferragni, dall’undicesima posizione sono volati sul podio.

Contro ogni previsione, Ermal Meta ha guadagnato il terzo posto: si auspicava una seconda vittoria facile facile per il cantante di origini albanesi, che ha comunque trovato consolazione con il Premio per la Miglior composizione musicale.

Willie Peyote ha invece vinto il Premio della critica Mia Martini, in quanto il suo brano Mai dire mai (La Locura) ha ottenuto 21 voti su 64 testate giornalistiche; infine, aggiungo con grande soddisfazione che a vincere il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo è stata Madame con la sua Voce.

Eccoci, ci siamo lasciati alle spalle anche questo Festival; ricco di emozioni e colpi di scena, è riuscito a tenerci compagnia e a strapparci qualche sorriso in queste serate forzatamente casalinghe.

Federica Marullo

(In copertina i Måneskin)


Per approfondire, l’intervista di Futura 1993 a Fulminacci:

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