I media italiani non danno mai la giusta importanza alla politica internazionale e anche quando lo fanno espongono un solo punto di vista. Non c’è niente di meglio di un buon caffè scorretto per svegliare la mente assopita e cominciare a pensare fuori dagli schemi.
Nota dell’autore
La decisione di dedicare una puntata a Matteo Renzi non è stata facile. Questa rubrica si pone l’obiettivo di provare a ribaltare la servile narrazione della stampa italiana andando a criticare cose o persone all’apparenza inattaccabili. Prendersela con un politico che si copre di ridicolo a cadenza pressoché quotidiana, quindi, rischierebbe di nuocere all’immagine di Caffè scorretto e del suo autore.
Non tutte le azioni spiacevoli, però, hanno lo stesso risalto mediatico. Soprattutto se hanno origine e si svolgono all’interno di determinati perimetri politici. È così che, per una volta, ci toccherà abbassarci al livello dell’ex presidente del Consiglio. Ci serviremo, per l’occasione, di una calzante metafora animale.
La mossa del cuculo
Il cuculo è un uccello diffuso in Europa e in Asia, noto per il particolare comportamento che adotta nei confronti delle altre specie. La madre, dopo aver deposto l’uovo, lo abbandona nel nido di un altro uccello. Il piccolo, appena venuto al mondo, elimina le altre uova e si lascia crescere dalla madre “adottiva” che non si accorge dell’inganno. Il comportamento parassitario del cuculo è la perfetta rappresentazione della storia politica di Matteo Renzi.
Come tanti che con quella storia avevano ben poco in comune, sale sul carro del Partito Democratico nel 2007 e impara ben presto a usarlo come volano per le sue ambizioni personali. Nel 2014 è già presidente del Consiglio e governa con i voti del segretario precedente fino al 2018. Nel frattempo, convoca un referendum campato in aria e si preoccupa di personalizzarlo, proprio per essere l’unico nel partito a poterne rivendicare i risultati. In seguito ad altri insuccessi, conduce il partito alla sua peggiore disfatta elettorale e, non pago di ciò, continua a influenzarne le scelte.
Il picco del cinismo, infatti, si tocca negli ultimi due anni. Nel 2019 forza il suo successore a formare un governo con il M5S, suo rivale giurato fino al giorno prima. Subito dopo, esce dal PD e fonda un nuovo partito, Italia Viva, curandosi di lasciare dentro alcuni dei suoi uomini, così da avere un salvagente per ogni evenienza. Durante la pandemia globale, il “capolavoro”: alla testa di un partito di voltagabbana, sabota il governo che lui stesso aveva creato per resuscitare una destra in fase discendente e riportare al governo la coppia Berlusconi-Salvini.
Vergogna nazionale
Che Renzi si comportasse da parassita in politica l’avevamo ben chiaro già da un pezzo. Ciò che non potevamo immaginare è fin dove si sarebbe spinto il suo menefreghismo. La recente visita in Arabia Saudita è qualcosa di scandaloso sotto ogni punto di vista. È difficile non provare ribrezzo ascoltando la grottesca “intervista” al principe saudita, mandante del brutale assassinio di Jamal Khashoggi. Ma l’Arabia Saudita non è solo, come ci ricorda la stampa mainstream, un paese non democratico in cui le donne hanno molti meno diritti degli uomini. È anche il principale attore della guerra civile in Yemen che ha prodotto centinaia di migliaia di morti e milioni di rifugiati. E, soprattutto, è il paese più attivo nella diffusione del fondamentalismo islamico nel mondo. Sostenere, come ha fatto Renzi, che sia l’esatto contrario, sarebbe come sostenere che McDonald’s è un baluardo contro l’obesità, o che Shell è un baluardo contro l’inquinamento del pianeta.
Scherzi a parte, il motivo per cui Matteo Renzi dovrebbe dimettersi è che un politico in carica non può prendere soldi da un governo straniero, che sia la Francia o l’Arabia Saudita. Su ciò non ha alcun senso sprecare altre parole. Nel caso aveste ancora dei dubbi, quindi, riconosciamo il vostro diritto a non essere intellettualmente onesti. E Draghi che ne pensa? Si esporrà o, da pavido banchiere quale è, farà finta di nulla? Questa, come avrete intuito, è una domanda retorica.
Federico Speme
La mossa del cuculo è il sesto articolo di Caffè Scorretto, una rubrica di Federico Speme.