Quante volte vi è capitato di non sapere quale film o quale serie TV guardare? Ogni sabato pomeriggio, su Giovani Reporter, ci penserà Alessandro Leo a darvi un consiglio. Non dovrete fare altro che mettervi comodi, versarvi un bicchiere della vostra bevanda preferita, prendere qualcosa da mangiare e dare un’occhiata all’ultimo articolo di AperiCinema.
[Non contiene spoiler]
Benvenuti a “Le regole del delitto perfetto”
Finalmente.
Finalmente ci siamo.
Anche per quest’anno sto San Valentino ce lo siamo tolti di torno.
Preferirei usare altri termini ma in redazione hanno già tanto lavoro da fare e se si dovessero mettere anche a censurare le mie parolacce, AperiCinema sarebbe una rubrica mensile e non settimanale.
Non vi sentite più liberi?
Liberi di dire che l’amore alla fine è più una sofferenza che una gioia, che quando vi arriva un suo messaggio la vostra reazione è più un’esperienza pre-morte che un saltellare come il pinguino di TikTok e che passare ore ad aspettare un messaggio che non arriva mai è più snervante di tifare per l’Inter.
Comunque, augurandomi che non abbiate regalato un’altra volta l’orsetto dei Baci Perugina o che non abbiate scritto una lettera scaricata da internet come Nello di Temptation Island alla sua Carlotta, spero che abbiate passato un bel San Valentino in compagnia della vostra metà.
Se così non è stato e magari siete stati lasciati appena prima, appena dopo o il giorno stesso e cancellare i ricordi sullo stile di Jim Carrey e Kate Winslet non vi sembra abbastanza, oggi parliamo di un’altra produzione che potrebbe darvi degli spunti interessanti.
Benvenuti a “Le regole del delitto perfetto”.
Scherzi a parte, ho sempre sognato di dire questa frase: magari con una lavagna alle spalle e un gessetto bianco in mano; davanti a me una platea di studenti che pendono dalle mie labbra e con la fama professionale di Annalise Keating.
Ho anche provato Giurisprudenza ma dopo 6 lezioni, 20 articoli e 42 parole latine sono scappato via.
Decisamente meglio, almeno a livello di interessi, è stato l’inizio degli studi per gli allievi di Annalise; seduti ai loro banchi aspettando di conoscere la grande donna di cui tutti parlano e imparare da lei come si diventa un bravo avvocato difensore nel diritto penale.
I “Keating Five”
Oltre ad Annalise, i protagonisti di questa storia sono proprio cinque dei ragazzi che erano seduti in quella classe il primo giorno: i “Keating Five”; una sorta di Avengers del diritto penale che la professoressa ha scelto come suoi stagisti/collaboratori in seguito a un test fatto i primi giorni di corso.
Loro sono Wes, Laurel, Connor, Michaela e Asher.
Li conosciamo sin dalle prime scene, mentre sono intenti a far sparire un cadavere dopo un omicidio che li vede coinvolti; possiamo notare una grande unione tra loro nonostante cerchino di nasconderla a tutti i costi e capiamo da subito la grande devozione che hanno verso la loro professoressa.
Cos’è successo?
Perché cinque innocui studenti di Giurisprudenza si trovano in quella situazione?
Perché quando li vediamo in classe, il primo giorno di corso, sembrano ragazzi qualsiasi, felici di essere entrati all’università e in quel momento, invece, hanno gli occhi da assassini?
Di chi è quel cadavere?
Quella notte darà inizio a una serie di vicende che metteranno a rischio la gloriosa carriera di Annalise, riapriranno ferite non ancora chiuse del suo passato e del passato dei “Keating Five”, innescheranno una serie di altri omicidi e ci faranno capire che ognuno di noi nel profondo nasconde una parte cattiva che, se stimolata, può emergere, distruggendo la nostra vita e quella degli altri.
Ci sarà amore, ci saranno gioie, ci sarà tristezza, egoismo, tradimenti ma anche tanto altruismo e bei gesti inaspettati.
Ci sarà morte e ci sarà vita.
Ma, soprattutto, ci saranno colpi di scena, perché dove c’è Annalise Keating tutto può succedere e quella che penserete essere la realtà, spesso farà parte di un piano premeditato. Anche quando le cose sembreranno totalmente chiare, fate un bel respiro e aspettate la prossima scena, la prossima mossa, il prossimo filo in questa immensa ragnatela.
La vita è imprevedibile, Annalise Keating di più
È una serie che funziona molto bene. Nonostante i pareri discordanti di chi l’ha definita “noiosa” (sono i fan di Suits) e chi l’ha definita “geniale” (chi non ha visto Suits), io l’ho trovata una delle produzioni più interessanti che siano mai state fatte.
Partiamo dalla scrittura dei personaggi: la reputo ai limiti della perfezione con caratterizzazioni precise e complete che hanno permesso ai talentuosi attori di fare un lavoro eccezionale dal punto di vista interpretativo, su tutti una Viola Davis da brividi (che ve lo dico a fa’?).
Una storia scritta talmente bene che dovrebbe essere inserita nel programma di sceneggiatura delle accademie di cinema: ogni filo di questa gigante ragnatela è ben collegato all’altro; ci sono tanti salti dal passato al presente, con scene piene di messaggi nascosti che capiremo solo dopo vari episodi o anche dopo più di una stagione.
Il tutto sempre senza perdere coerenza, o quasi, ma su novanta episodi qualcosa possiamo concederlo.
Una trama orizzontale forte, in alcune stagioni di più, in altre meno ma sempre di livello molto alto e la stessa cosa vale per le trame verticali dei singoli episodi; questo è possibile anche grazie a un ottimo uso del colpo di scena che rende questa serie geniale, lo dico da fan di Suits, quindi sostenitori di Harvey Specter e Mike Ross non vi agitate.
La rende geniale perché gli episodi iniziano e finiscono con una scena che riguarda la trama orizzontale e che aggiunge sempre più informazioni riguardo a un grande colpo di scena che verrà svelato allo spettatore di lì a qualche episodio.
Ogni volta si aggiunge un piccolo tassello in più al grande puzzle che si comporrà alla fine e che, immancabilmente, ci spiazzerà facendo crollare ogni nostra ipotetica soluzione della vicenda. Ho trovato questa tecnica eccezionale per mantenere la tensione alta dal primo all’ultimo secondo.
Non guardate questa serie se siete in un periodo dell’anno in cui avete bisogno di dormire.
Una serie che
Vi farà ridere, vi farà arrabbiare e vi farà commuovere.
Che vi terrà compagnia per molto tempo e che, se saprete guardarla con un punto di vista corretto, vi insegnerà anche molte cose.
Non tanto a livello di Giurisprudenza, dato che è molto romanzata e resa cinematografica, bensì a livello umano poiché vi farà capire che cosa significa essere parte di una squadra; vi farà capire che nella vita si può sbagliare ma che alcuni errori potrebbero essere evitati; vi farà capire che quando si cade in alcune situazioni, potrà essere difficile uscirne, se non impossibile. Quindi, bisogna ponderare le proprie scelte usando il cervello, senza però vivere questa cosa con ansia e senza offuscare il buon vecchio istinto: il nostro salvatore in molte situazioni quotidiane.
Vi farà capire che ogni situazione richiede un certo atteggiamento per affrontarla e che riconoscere questa cosa e saperla mettere in pratica vuol dire crescere. Ma, soprattutto, vi farà capire che Viola Davis è una delle attrici migliori che il mondo abbia mai visto, anzi ce lo ricorda, perché di capirlo lo avevamo già capito da tempo.
Buona settimana cari lettori di AperiCinema e di Giovani Reporter e ricordatevi: la vita è imprevedibile, Annalise Keating di più.
E sì, fan di Suits, presto parlerò anche di quella, state tranquilli.
Cià.
Alessandro Leo
(In copertina e nel testo immagini tratte dalla serie TV Le regole del delitto perfetto, disponibile su Netflix [6 stagioni])
Le regole del delitto perfetto è il settimo articolo della rubrica settimanale di Alessandro Leo AperiCinema.