Cultura

Il mio Messico – Il piacere dei sensi, la bellezza del paradiso dello Yucatan


Una rubrica su un paese lontano e misterioso, controverso e irrisolto. Un viaggio oltre l’oceano, raccontato da esperienze, riflessioni e scoperte. Un racconto dell’anima messicana.

Disteso su oltre 1 milione e 900 km² di territorio e con oltre 11000 km di coste, il Messico offre una diversità paesaggistica e culturale incredibile. Dalle foreste di mangrovie ai vulcani, dai deserti agli altopiani, dai cenotes alle rovine e alle grotte; l’infinita biodiversità rende questo Paese un vero gioiello.

Natura e modernizzazione

La bellezza si ritrova in ogni angolo e in ogni particolare e si rispecchia nella natura rigogliosa, a tratti violata dall’urbanizzazione illimitata di una popolazione che non è stata in grado di valorizzare questa risorsa unica.

Il profitto, la prospettiva di guadagno e la possibilità di internazionalizzazione facilitati dal turismo hanno velocizzato in molti casi la distruzione di quello che era un paradiso incontaminato, e che ora lotta per la sopravvivenza.

In un paese dove non si fa la raccolta differenziata perché “ci sono problemi più grandi”, dove lo spreco raggiunge livelli inimmaginabili ed è il sostentamento di una fascia intera di popolazione, dove la coscienza ambientale è un concetto sconosciuto che solo i paesi del primo mondo possono permettersi, la natura comunque prevale e domina.

Tramonti, acquazzoni e toloc

La penisola dello Yucatan, a sud del Paese, è tra le zone più turistiche e visitate, così come tra le più rinomate e sfruttate. Col suo clima tropicale, le spiagge di sabbia bianca e l’acqua cristallina, le barriere coralline e gli squali balena, le ruinas maya e le piramidi, offre un’attrattiva che ha trasformato una gran parte della regione in chilometri di zona hotelera, trata de blancos, antros (discoteche) di dimensioni colossali e piscine col bar acquatico. Mérida, la capitale dello Yucatan, è una città la cui popolazione sta crescendo in modo esponenziale, e ovunque si costruisce per l’incontenibile numero di persone che vi si trasferisce a causa dell’insolita (per gli standard messicani) sicurezza che offre – è una delle poche città del Messico dove non si vive col terrore dei narcos, di sequestri, rapine o sparatorie –.

Nonostante la costante modernizzazione che ha cosparso la città di centri commerciali con all’interno piste di pattinaggio sul ghiaccio e laghi artificiali per lo sci d’acqua, anche nelle zone residenziali ci sono ancora capanne coi tetti di banano e pareti di sasso che si alternano alle privadas, un insieme di villette con piscina, palestra e parco privato racchiuse da un cancello controllato 24h al giorno da guardie private, dove vivono nel nord della città i “privilegiati”.

Le tienditas de la esquina, bancarelle che vendono tacos di carne asada (alla griglia) e esquites (pannocchie grigliate e coperte di panna acida, maionese e formaggio) si confondono tra ristoranti alla moda e palestre aperte 365 giorni all’anno. In questo paesaggio potenzialmente alienante ma che – inspiegabilmente – combacia alla perfezione, la natura è una costante indiscussa: nei giardini delle scuole i toloc (iguane yucateche) si mischiano agli studenti, e i fiori sono ovunque. Di mese in mese cambiano i colori, le forme, le dimensioni e le sfumature, ma gli alberi sono inspiegabilmente sempre fioriti.

La stagione delle piogge porta acquazzoni che non durano più di dieci minuti ma che rendono empapados (fradici), per poi lasciare spazio a tramonti con colori che vanno dal rosso al viola e al vermiglio, dal giallo all’arancio e al rosa. Tramonti che sono tanto mozzafiato quanto corti a causa della vicinanza dello Yucatan alle Equatore. A Progreso, il paese marittimo a mezz’ora da Mérida nel quale gli yucatechi passano i fine settimana e le vacanze, d’estate dalla stessa spiaggia si può vedere sia il sole nel momento in cui sorge, che nel momento in cui tramonta.

Un cocktail di colori, sapori e abitudini

Il cibo tipico yucateco originario dei maya, le popolazioni precolombiane, rappresenta di per sé un rito; viene cotto spesso sottoterra in foglie di banano per tutta la notte, accompagnato a salse di peperoncini cotti sulla brace, come il chile serrano, il chipotle o l’habanero. La frutta coloratissima e sempre di stagione, come il mango, il zapote o la pitaya si beve a pranzo in aguas de fruta.

Le noci di cocco raccolte dalle palme sulla spiaggia vengono vendute su carretti a Progreso sotto forma di sorbetes (sorbetti) o paletas (ghiaccioli), e fanno da sfondo ai ristoranti che hanno come cameriere le mestizas (donne discendenti di maya e colonizzatori) in abiti tradizionali. Questi servono il guacamole su tortillas “gringas”, di farina invece che di mais, e il dolce più ambito è il flan napolitano, importato dagli spagnoli e naturalizzato messicano, e tutto è nuovo e allo stesso tempo tradizionale.

Nei pueblos (paesini) si mangiano ancora i toloc, che si dice abbiano il sapore di pollo, sulle spiagge di Progreso il pescado (pesce), i tacos de camarones (gamberi) e il ceviches (un’insalata di pesce, pomodoro, limone, coriandolo e avocado), mentre nelle privilegiate privadas si mangia il salmone importato dall’Alaska.

Un paradiso di buonumore

Lo spirito pratico e allo stesso tempo sensibile dei messicani ha portato a costruire, sopra la carretera Mérida-Cancun, un’autostrada lunga oltre 300 km che divide in due la foresta tropicale, appositi passaggi per le scimmie (alti pali con una rete che passa da un lato all’altro), in modo che queste possano attraversarla senza venire atropelladas (schiacciate).

I coccodrilli uscendo dalla laguna e invadendo la strada spaventano e a volte azzannano i turisti increduli, mentre l’anima latina che caratterizza i messicani rende tutto una festa, trasforma ogni situazione in un’occasione per ballare salsa e reggaeton con una cerveza in mano, passando le notti infinite a festeggiare e le giornate a contemplare la bellezza che spicca ovunque.

La natura è rimasta ancora integra, nonostante l’avanzare della civilizzazione sfrenata; la felicità prevale, il buonumore è contagioso, la bellezza ha la meglio sulla vita, e questo rende consapevoli tutti di trovarsi, con 40° all’ombra per tre quarti dell’anno, in uno dei posti che più si avvicina alla concezione comune che si ha di paradiso.

Greta Murgia

(Nell’articolo immagini di Greta Murgia)


Il piacere dei sensi, la bellezza del paradiso yucateco è il quarto articolo della rubrica Il mio Messico di Greta Murgia. Si ringrazia l’autrice per la gentile concessione delle immagini.

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