I media italiani non danno mai la giusta importanza alla politica internazionale e anche quando lo fanno espongono un solo punto di vista. Non c’è niente di meglio di un buon caffè scorretto per svegliare la mente assopita e cominciare a pensare fuori dagli schemi.
“Nell’intento di garantire la sicurezza e una durevole stabilità, la Repubblica verrà riorganizzata, trasformandosi nel primo Impero Galattico. Per una società più salda e più sicura.”
Imperatore Palpatine, in Guerre Stellari
Mattarella: garante di chi?
Mario Draghi non è (ancora) imperatore galattico ma la sua improvvisa irruzione nella politica italiana dovrebbe farci paura. L’esecutivo nascente, che negli auspici di Mattarella non deve identificarsi in “alcuna formula politica”, sarà il quarto governo tecnico degli ultimi trent’anni. Superfluo dire che in ogni altro grande paese occidentale una simile soluzione sarebbe del tutto inconcepibile. Allo stesso modo, l’idea che affidarsi a un “papa straniero” e ben voluto dall’establishment internazionale assicuri la tutela degli interessi italiani in Europa è una palese assurdità. La legittimazione esterna può avere senso in realtà più piccole come la Lettonia o i Paesi Bassi; non per una nazione come l’Italia, la quale, semmai, dovrebbe preoccuparsene.
Non è la prima volta che il Presidente della Repubblica, sempre più protagonista e sempre meno garante, ci illustra la sua particolare concezione di democrazia. Tre anni fa si oppose alla nomina al ministero delle finanze di Paolo Savona, colpevole di avere in passato espresso posizioni critiche verso l’euro e il “pilota automatico” di Draghi. Mattarella si giustificò sostenendo che alcuni aspetti della linea politica del governo in formazione non erano stati resi sufficientemente chiari agli elettori in campagna elettorale e perciò, nell’intento di condurre il paese a elezioni anticipate, conferì l’incarico al tecnico Cottarelli.
Sarebbe bello chiedere al Capo dello Stato dov’è finita la sua attenzione per il mandato elettorale dei cittadini nel momento in cui oltre il 90% dei voti espressi alle ultime consultazioni si appresta a conferire a Mario Draghi la maggioranza più estesa dai tempi di Mussolini. Una maggioranza tale da far invidia a Orban, a Erdogan e perfino a Putin. Con la sottile differenza che una grossa fetta di elettori non avrebbe mai e poi mai avallato un governo del genere se l’avesse saputo prima. Anzi, si potrebbe dire, almeno del caso di Lega e Movimento 5 Stelle, che il voto del 2018 fu proprio un rifiuto netto delle politiche portate avanti da gente come Draghi.
L’entusiasmo durerà poco
Il presidente Mattarella, dunque, è solo uno dei tanti responsabili di questa vicenda. I maggiori colpevoli sono i leader di tutti i principali partiti, che non perdono occasione per dimostrarsi più inaffidabili di un cacciatore di taglie mandaloriano. Intendiamoci bene, i danni che già adesso i protagonisti della crisi hanno causato al paese non si possono contestare su basi legali né è possibile registrarli in termini economici o matematici. Ciò che hanno ulteriormente indebolito è il delicatissimo legame tra i cittadini e le istituzioni democratiche. Un valore nascosto, impossibile da misurare ma importante almeno quanto il PIL e lo spread. Quando è alto la democrazia prospera, quando è basso l’antipolitica avanza.
Proviamo a pensare ai principali provvedimenti che hanno caratterizzato l’ultimo decennio. Quanti di essi sono il risultato diretto del mandato elettorale? Praticamente nessuno. Duole ammetterlo, ma l’unico governo che ha provato a rappresentare i suoi elettori è stato il Conte I, con reddito di cittadinanza e quota 100. In un quadro così desolante, difendersi dietro all’assenza del vincolo di mandato è ben difficile. I politici devono rappresentare il popolo, non possono tradire le loro promesse e, soprattutto, i loro valori appena dopo l’elezione. Gli eroi e le eroine della Resistenza non hanno dato la vita per questa democrazia fasulla e puramente formale.
La scelta migliore sarebbe stata sciogliere le camere e andare al voto per responsabilizzare i politici e i cittadini, ma purtroppo c’è sempre una scusa pronta per limitare l’espressione popolare. Su Mario Draghi e sulla mossa di Matteo Renzi diremo qualcosa nella prossima puntata. Per ora è necessario aver ben presente una cosa: quello che sotto scroscianti applausi presterà giuramento tra pochi giorni sarà un governo oppressivo e presto o tardi una ribellione scoppierà. Che i ruoli di Luke Skywalker e della Principessa Leila saranno interpretati da Alessandro Di Battista e Giorgia Meloni o da qualcun altro dipenderà anche da noi…
Federico Speme
Mario Draghi e la vendetta dei tecnici è il quinto articolo di Caffè Scorretto, una rubrica di Federico Speme.