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Intervista a Giorgia Salerno (Futura 1993)


Giorgia Salerno è una delle fondatrici del network Futura 1993, con cui collabora anche Giovani Reporter (qui i loro articoli). In questa lunga intervista a Lorenzo Bezzi racconta la nascita del progetto e le sue prospettive.


Com’è nata l’idea di creare il network Futura 1993? Di cosa vi occupate?

È nata dal mio incontro con Francesca Zammillo, che è la co-fondatrice di Futura 1993. Lei veniva da un’esperienza per Radio Città Fujiko, dove lavorava in qualità di speaker; io venivo da un’esperienza come scrittrice e giornalista musicale, avevo già seguito alcuni artisti in tour, avevo già approcciato realtà importanti come Bomba Dischi (una delle mie prime interviste è stata fatta proprio a un loro assistito, Calcutta).

Siamo state messe in contatto da un nostro amico in comune, che ci ha visto lungo e ci ha parlato l’una dell’altra: io e Francesca prendemmo un caffè insieme e, pian piano, ci siamo ritrovate nei nostri interessi. Ci siamo scambiate idee e contatti, con cui abbiamo fatto nascere la cosa. Non sapevamo che forma dargli ma oggi, invece, è un network, con una redazione indipendente composta da minimo una decina di collaboratori fissi, con una serie di partner editoriali (come Giovani Reporter, ndr) e di partner radio (tra cui la stessa “Radio Città Fujiko” di Bologna, con cui abbiamo un programma al momento in stand-by causa Covid). Ormai abbiamo due anni e mezzo di vita e più di venti partners.

In che anno è nata Futura1993? Quando hai conosciuto Francesca Zammillo?

Le cose sono avvenute in parallelo. Io e Francesca uscivamo da un percorso di stimoli e tentativi ed entrambe non volevamo “mollare l’osso”. Perciò, ho conosciuto Francesca nel 2018 e con lei ho da subito proseguito nella creazione di Futura1993. Abbiamo iniziato con dei tour, abbiamo visitato i vari festival musicali ai quali partecipavamo poi promuovendo i protagonisti sul nostro network e su quelli dei nostri partners. Abbiamo conosciuto tante persone, abbiamo creato tanti grandi contenuti esclusivi e di valore, interagendo con gli artisti e dando rilievo in generali a tutti gli addetti ai lavori.

Nello specifico, dove lavoravi tu prima di Futura1993?

Ho lavorato per “Switch Magazine”, una rivista anche cartacea oltre che online di nascita bolognese. Lì pubblicai la mia primissima intervista fatta a Calcutta: all’epoca la sua etichetta, “Bomba Dischi”, era ancora una piccola realtà, ho seguito la loro crescita, a loro faceva piacere essere supportati e vedere i loro contenuti pubblicati. Pian piano, così come son cresciuti loro, sono cresciuta anche io: infatti, oltre ad essere fondatrice e Chief Editor di Futura1993, lavoro anche come A&R Manager (“Artisti e Repertorio”, ruolo simile al talent scout di giovani artisti, ndr) per “Believe”. In più, seguo anche il management di “Lunar” (il Producer della linea di cosmetici “Mac”). Se sono così attiva in tante cose, è grazie a Futura1993 e ovviamente anche a cosa mi ha portato, da prima, a fondare Futura1993. Devo ringraziare Francesca, anche quell’intervista a Calcutta, ma non solo. Fondai persino una mia etichetta discografica indipendente, prima di arrivare a fare ciò che faccio oggi…

Ci parli di questa etichetta? È ancora attiva?

Non esiste più, ha avuto vita per circa un anno. Si chiamava “Stradischi Srl” e abbiamo prodotto due dischi: il primo di Bruno Belissimo, un producer molto bravo (ha collaborato con realtà e artisti davvero importanti, come Francesca Michielin) insieme all’etichetta “La Tempesta”, una prima partnership importante; il secondo disco era di San Diego (un altro ragazzo che ci ha dato tante soddisfazioni). È stata un’esperienza comunque molto formativa che ha contribuito a rendermi ciò che sono oggi.

Tornando a Futura1993… Perché si chiama così? Come si è evoluta dal 2018 a oggi?

Il nome “Futura” viene dalla canzone di Lucio Dalla, bolognese come me e Francesca, che abbiamo voluto comunque legarci al territorio e alla tradizione, pur mantenendo lo sguardo sempre proteso verso il futuro. Il “1993”, invece, è l’anno di nascita di entrambe e rimarca uno stampo anni novanta che abbiamo voluto dare ai nostri contenuti (ad esempio, quando potevamo ancora andare ai concerti, scattavamo foto con delle macchinette usa e getta come al tempo per poi scannerizzarle e utilizzarle).

Come mai quest’idea delle foto con la macchinetta usa e getta? È singolare.

Volevamo una cosa che ci diversificasse da tutti gli altri. Volevamo un ricordo tangibile, da poter toccare, concerto dopo concerto, a parte tutte le stories e le foto pubblicate sui social. Non volevamo solo un archivio enorme di foto digitali che magari non sarebbero più state riviste, almeno per molto tempo, ma volevamo dei ricordi concreti. Adesso, col Covid, ci adattiamo al periodo ma, per intenderci, ogni intervista la facevamo di persona con l’artista, siamo andate a tantissimi concerti di persona. Questa è una cosa che è sempre stata fondamentale per noi di Futura1993.

Ora siete ancora a Bologna oppure vi siete trasferite?

Al momento, sì, ci siamo trasferite a Milano, che è più nutrita di tutto, anche in materia musicale. Certo, però, quando possiamo, ritorniamo sempre molto volentieri a casa nostra, anche spesso.

Chi sono i vostri collaboratori o redattori? Hanno tutti le stesse mansioni?

Sostanzialmente, in Futura1993 ci sono diversi ruoli. Abbiamo due editor e tutto il resto della redazione al quale viene affidata la stesura degli articoli e la pubblicazione di tutti i nostri contenuti. Poi, c’è anche una ragazza che supervisiona tutto come fosse una direttrice artistica, che apporterà a breve delle importanti modifiche tecniche. Abbiamo anche una squadra di vari illustratori e illustratrici che fa un lavoro incredibile: tra quelli di cui andiamo più fieri, realizziamo immagini copertina per i brani singoli che scegliamo di recensire, un lavoro che è un nostro fiore all’occhiello. Tutti coloro che sono già all’interno della redazione sono stati selezionati con cura, perché ci teniamo davvero a offrire ai nostri lettori il miglior contenuto possibile e vogliamo risultare affidabili e professionali, anche per gli artisti che ci dedicano del tempo.

Al momento avete una sede oppure lavorate interamente online?

Quando si poteva, ogni tanto, cercavamo di incontrarci, ma non abbiamo una sede. Causa Covid-19, a maggior ragione, adesso lavoriamo interamente in smart working.

Come selezionate i vostri magazine partner?

Scegliamo quelli che ci colpiscono di più, per il tipo di contenuti e per come vengono “messi in vetrina”. Poi decidiamo anche in base a ciò che noi possiamo fare per i nostri partner (ovvero, se possiamo dare un valore aggiunto a quei contenuti). Se vediamo un contenuto altrui che può sposarsi bene con Futura 1993, siamo aperti alla collaborazione. Mi viene in mente una vecchia partnership con ArtWave, dove terminavano inizialmente le nostre “recensioni illustrate”: siccome loro si occupavano di arte e immagine, allora noi pensammo di dedicargli il format della recensione illustrata. Questo anche perché cerchiamo sempre di creare i format ad hoc per i partners con cui andiamo a legarci: in questo modo, creiamo rapporti sempre positivi e dimostriamo una certa sensibilità verso di loro.

Come selezionate i vostri partner? Avete dei criteri di valutazione? Oppure, sono loro a scegliere e chiedere di legarsi a Futura1993?

Avvengono entrambe le cose, capita che ci contattino delle redazioni per una partnership o degli artisti che cerchino di essere segnalati. Selezioniamo soprattutto chi parla spesso di musica italiana (perché è ciò che trattiamo più nello specifico), passando da un genere musicale all’altro e facciamo sempre attenzione ai contenuti che andremo a pubblicare, alla loro qualità. Per conto nostro, poi, ascoltiamo tantissimi artisti, divoriamo i lavori che producono (attualmente, causa Covid, solo sui “digital stores”), inoltre creiamo delle nostre playlist personalizzate che sono a disposizione di tutti i nostri followers.

In che modo avvengono i contatti fra voi e gli artisti?

Per fortuna in modo molto diretto, poiché negli anni abbiamo avuto modo di costruire una grande rete di contatti, che comprende artisti e i loro management. Abbiamo avuto modo di stringere contatti con alcuni dei management più importanti del nostro Paese, come “Woodworm”, “Maciste Dischi”, la stessa “Bomba Dischi” sopracitata e non solo. Oltre a una rete personale abbastanza fitta, poi, gli uffici stampa diventano dei contatti stretti per noi: stringiamo legami con loro e, di conseguenza, loro possono ampliare il parco artisti a disposizione di redazioni come la nostra.

Avete in programma, appena si potrà, di organizzare un festival tutto vostro o simili, un format?

In realtà, abbiamo già un nostro format musicale che riprenderemo appena possibile: i “Sofa Concerts”, al Dopa Hostel di Bologna, un altro dei nostri partners. Lì ci permettono di organizzare dei concerti da salotto (ecco perché “Sofa”), in acustico o semi-acustico, in questo salotto pieno di divani e cuscini. Era un’iniziativa davvero bella, limitata (a una quarantina di posti generalmente) e permetteva al pubblico di entrare particolarmente in sintonia con l’artista e di stabilire un dialogo diretto.

Qual è il successo più importante che ritenete di aver raggiunto al momento?

Sicuramente ottenere la fiducia e la stima degli artisti, sentirci dire che un nostro contenuto è piaciuto o, addirittura, è la migliore versione che sia stata pubblicata, ricevere tutti questi feedback positivi dai diretti interessati: questi sono i successi più grandi che riteniamo di poter ottenere. Un altro risultato che resterà storico per noi è anche un lavoro commissionato da una major come “Sony”: abbiamo contribuito alla creazione di un contenuto promozionale, con uno dei nostri magazine partners, uno speciale cofanetto su Lucio Dalla. Inoltre, scegliemmo di lavorare – per questo contributo – con Colapesce, un artista su cui abbiamo visto lungo già in quel 2019, dato che quest’anno ha anche partecipato a Sanremo (arrivando quarto con Dimartino, vincendo il Premio “Lucio Dalla” assegnato dalla stampa di Sanremo, ndr).

Quali sono i vostri obiettivi a breve e a lungo termine?

Innanzitutto, speriamo di ritornare presto a concerti e festival, tornare a parteciparvi e anche a crearli. Successivamente, vorremmo provare a creare nuovi contenuti e nuovi format, oltre a riprendere i “Sofa Concerts”. Inoltre, cercare ancora di accrescere la nostra struttura, sia come redazione a sé stante che come partner di altre realtà.

Intervista a cura di Lorenzo Bezzi

(In copertina Hanny Naibaho da Unsplash)


In collaborazione con:


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