Cos’hanno in comune navicelle spaziali e città metropolitane dal sapore antico? La risposta è Francesco Casolari, classe 1982, bolognese di nascita e poi per scelta, anche se la sua arte è cittadina del mondo.
Utilizzando la tecnica dell’incisione all’acquaforte Francesco Casolari realizza delle opere fuori dal comune, mischiando teorie steampunk ad un mondo remoto dove passato e futuro si incontrano e si stringono la mano ma senza rimanere spiazzati. Le sue opere, proprio come i loro personaggi, hanno viaggiato molto passando per le mostre di Bilbao, Tokyo, Parigi, Singapore, Miami, Los Angeles e moltissime altre città sparse per il mondo.
Francesco non ha solo la capacità di unire mondi apparentemente distanti tra loro, ma anche settori professionali: difatti, collabora con il mondo del cinema, della musica e con aziende di moda ed architetti nel ruolo di textile designer, firmando con le proprie grafiche capi di abbigliamento, accessori ed oggetti e anche con il mondo del cinema.
Noi di Futura 1993 lo abbiamo incontrato in un futuro già passato più o meno indefinito, sorseggiando una tazza di tè caldo e seduti su una spiaggia esattamente al centro di un’antica metropoli, per fargli qualche domanda sul suo lavoro di incisore e chiaramente, anche per parlare di musica.
Come la città in cui sei nato ha influenzato la tua arte?
Bologna quest’anno è stata considerata la prima città in Italia come qualità di vita, e gli altri ultimi anni è stata considerata prima o comunque era nelle prime posizioni. Ci sono tanti servizi ed opportunità per i giovani, tanti eventi culturali, tanti bellissimi musei, è una città con molte aree verdi il cui centro storico finisce direttamente con l’Appennino coi suoi bellissimi colli, da qui a Firenze è un enorme foresta. Ci sono anche tante attività sportive, una delle università più antiche del mondo, è il centro strategico d’Italia e ricordiamoci anche che la Pianura padana è una delle tre zone più densamente abitate d’Europa.
Molti giovani dal resto d’Italia la scelgono per vivere, e le persone dai 18 ai 25 anni costituiscono un buon 25% della popolazione cittadina. Tutti questi fattori per un’attività creativa possono giovare molto.
Tua nonna pittrice ti ha incoraggiato ad incidere quando eri piccolissimo, è stato così anche per i tuoi genitori? Ti hanno sempre incoraggiato a seguire la tua passione o avrebbero preferito che facessi altro nella vita?
Sì, è vero, mia nonna è sempre stata entusiasta di questa mia attività, e anche la mia zia paterna ha intrapreso studi artistici. Per i miei genitori è stato sempre importante che io studiassi e intraprendessi una professione. Ovviamente, iniziando con molta passione a disegnare acqueforti che raffiguravano città del futuro con astronavi, ci può essere molta incredulità, non è un’attività lavorativa comune. Diciamo che per i miei genitori il focus era che io lavorassi, ed avessi risultati nel mio lavoro. L’importante per loro era che io non perdessi tempo; lavorare tanto e avere impegni l’hanno sempre vista come una cosa molto salutare.
Nelle tue opere si assiste spesso ad un riuscito accostamento di personaggi e oggetti di luoghi ed epoche diversi, fusi insieme quasi come fossero protagonisti di un sogno. Dove ricerchi l’ispirazione per creare questi accostamenti? Ti è mai capitato di trovarla in un sogno che hai fatto?
L’ispirazione penso venga da idee, libri, ricerche svolte su internet, fantasia: mi sembrava un’idea carina mixare tutte le epoche, unire aspetti antichissimi al futuro, perché il futuro sicuramente potrebbe portare a forme sociali del passato. L’Italia è stata costruita per grandissima parte mille anni fa, ma per strada gira gente vestita all’ultima moda, possiamo avere una chiesa del 1200 e di fianco uno schermo ultraled; se si è italiani ci si renderà conto che le cose molto antiche e nuovissime convivono in ogni aspetto della nostra quotidianità. Sogno molto, ma penso che le idee vengano ragionando, studiando e informandosi.
Sei molto affezionato e dedito alla tecnica artistica dell’incisione ad acquaforte, come mai? Non ti è mai capitato di voler sperimentare con altre tecniche?
Sono molto affezionato alla tecnica dell’incisione perché è l’unica che io abbia esercitato fin da bambino: ho preferito specializzarmi in una tecnica e cercare di portare il mio stile al massimo, più che un artista mi considero un incisore. Effettivamente, da qualche mese ho iniziato con gli acquarelli e mi sto divertendo moltissimo; vanno molto forte nel mondo del collezionismo, disegnare con l’acqua è stata una scoperta molto felice. Da qualche anno disegno anche tanti personaggi colorati, arte digitale che nasce dal disegno a matita insieme alla Eddi Productions.
Hai esposto le tue opere in tantissime grandi città, è vero dunque secondo te, che per voler portare avanti con successo la carriera dell’artista è necessario spostarsi nelle metropoli?
Secondo me entrare nell’occhio del ciclone è la scelta giusta. Posso argomentare meglio questa frase, io alle varie esposizioni all’estero ci sono arrivato per gradi, ci sono stati tanti anni in cui esponevo molto in Italia, poi devo dire che le grandi metropoli e i posti molto lontani mi hanno sempre molto affascinato, è stata una mia iniziativa personale cercare contatti con queste realtà. Ho sempre pensato che mettere la propria presenza, anche se piccola, negli epicentri dell’arte internazionale fosse importante.
Poi, un artista può decidere di essere molto conosciuto solo in un luogo; penso che ognuno debba gestire il proprio percorso artistico secondo le proprie preferenze. Avere una presenza parcellizzata e diffusa in tante metropoli del mondo, l’ho sempre considerata una ricchezza aggiuntiva, anche solo per la curiosità del contatto culturale fra l’artista e queste realtà.
La crisi che si è portato con sé il virus ha inevitabilmente investito un settore già molto fragile dell’economia che è l’arte e la cultura in generale. Pensi che dopo la pandemia non cambierà nulla o pensi che questo possa essere un momento di svolta e quindi favorevole per lottare ancora di più per il riconoscimento delle specificità delle professioni che operano nell’arte contemporanea?
È veramente un periodo difficile per tutti, non tanto per l’arte ma anche per andare al supermarket vicino casa sembra un’avventura. Posso dire che in Italia siamo un po’ bloccati, ma dall’inizio della pandemia ho notato un’impennata di eventi all’estero, cerco di adattarmi e aspettare di capire le dinamiche che pian piano si vanno a svolgere. Quando l’immaginario sociale cambia, il settore dell’arte contemporanea ha sempre subito forti accelerazioni, è come mettere il turbo a certe dinamiche; ricordiamoci dei surrealisti durante la Seconda guerra mondiale a Parigi o del movimento dada a Zurigo.
Sicuramente questo è un settore composto da gente molto motivata, un settore dove la parola resilienza e il suo significato sono sempre stati molto famosi: il clima di avanguardia e resistenza è un po’ nel DNA degli operatori del settore.
Che consiglio/i daresti ad un ragazzo/a di 20 anni che dopo gli studi, con tutte le difficoltà di questo momento, si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro nell’arte contemporanea?
Guarda, io di base sono un grande osservatore, mi piace osservare gli scenari umani e sociali, nonostante sia uno che chiede spesso consigli non mi piace darli soprattutto a livello lavorativo, e molto raramente me li chiedono. Ma visto che mi fai questa domanda, risponderò molto volentieri, anche perché dopo 32 anni che faccio l’artista posso provare a dire qualcosa. Allora, partiamo dal talento: purtroppo quello è innato, o lo si ha o non c’è, già capire di averlo può essere un ottimo punto di partenza. Il talento però va allenato e amplificato col lavoro e la costanza di tutti i giorni. L’artista viene giudicato in base al valore artistico delle sue opere, non da quanto è esuberante e creativa la sua vita. Molte volte, se analizzate bene la situazione, essere affidabili, educati, umili e rispettosi può essere una delle migliori carte da giocarsi nel mondo dell’arte.
La carriera artistica si basa sul numero di mostre, sulla qualità delle mostre, sia in gallerie che in musei, all’estero e in Italia, e sulle interazioni col mondo del collezionismo, non su quanti follower avete su Instagram, anche se Instagram è un ottimo media per diffondere la propria arte, e su questo siamo tutti d’accordo. Cercate di conoscere artisti di settanta, ottanta o novant’anni con una lunga carriera alle spalle e fategli domande, perché loro hanno vissuto appieno il secolo breve, il Novecento. È molto probabile che abbiano avuto vite brillanti e avventurose, forse molto più della nostra contemporaneità. Detto questo, sono anche convinto che i giovani abbiano molto più istinto e sesto senso per capire la loro contemporaneità di quanto possa fare io.
Dato che Futura 1993 è un network creativo che solitamente parla di musica, prima di salutarci non potevo non chiederti qualcosa a riguardo! Secondo te chi sarebbe un’artista che riuscirebbe meglio di tutti gli altri, a tradurre in musica le tue opere?
In realtà mi è già capitato di lavorare con musicisti, e ho tanti amici che lavorano in questo mondo: cantanti, rapper, trapper, dj, strumentisti, produttori. Ho trovato in loro sempre menti molto brillanti e persone con un grande riconoscimento da parte degli altri. Sono una persona che ascolta tantissima musica, disegnando quattro o cinque ore al giorno ascolto quattro o cinque ore di musica al giorno. Rispetto a rap, trap, musica ambient e musica classica sono una piccola enciclopedia, anche se rimango un ascoltatore, non un esperto.
Forse questi sono i miei generi musicali preferiti; poi, se devo scegliere una corrente musicale che più si avvicina al mio stile visivo, direi il “french touch”: Cassius, Air, St. Germain, Mr. Oizo, Daft Punk, Modjo, Justice. Guardate le mie incisioni e mettetevi in cuffia Souvenir De Paris di Dimitri from Paris.
Articolo a cura di Sofia Lussana
Futura 1993 è il network creativo creato da Giorgia e Francesca che attraversa l’Italia per raccontarti la musica come nessun altro. Seguici su Instagram e su Facebook!