Goal! è l’ultimo singolo di Avincola. Attraverso questo brano il cantautore romano ha proprio fatto centro: presentando il pezzo a Sanremo Giovani 2020, è riuscito ad aggiudicarsi un posto per le Nuove Proposte del Festival di Sanremo 2021. Ciò significa che lo vedremo calcare il palco dell’Ariston nel prossimo marzo.
Avincola è uno degli artisti più promettenti della scena romana, vincitore di numerosi riconoscimenti come il Premio Stefano Rosso, Premio Botteghe d’Autore, Premio PIVI Siae e il Premio MEI Cinema. È anche un ex rider; quest’esperienza lavorativa viene inquadrata in modo ampio, con metafore e immaginari creati appositamente per l’ascoltatore, nel brano Un rider.
Quello di Avincola è un goal che sogniamo in tanti. È quel sentimento di riscatto che inseguiamo tutti i giorni prendendo la rincorsa da lontano, infatti l’artista ci racconta: “Goal! è la visione di un panchinaro. Tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo ritrovati a essere dei panchinari e a guardare gli altri giocare. La metafora della mia canzone è l’idea che prima o poi ci si possa ritrovare inaspettatamente a entrare in campo al novantesimo minuto per giocare la propria partita e, magari, capovolgere il risultato”.
Il cantautorato di Avincola è attuale, un cantautorato che si fa portavoce della generazione dei giovani e che con la sua musica cerca di stimolare con leggerezza argomenti di cui si parla tanto ma che si conoscono effettivamente poco. In occasione dell’inizio della sua gloriosa avventura, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, cercando di trarre qualche curiosità in più sia sul festival che sul suo ultimo singolo.
Ciao Avincola! Raccontaci com’è nato il brano, sotto quali esigenze.
Ciao ragazzi! Il brano è nato inaspettatamente in un paio di giorni. Ero in cucina e ho sentito l’esigenza di trasformare un momento di tensione in qualcosa che potesse sfogare i miei sentimenti. Quando mi succede questo, spesso nasce una canzone.
Goal! è il brano che hai presentato per Sanremo Giovani 2020. Nel 2019 hai presentato Rider, un brano che, personalmente, apprezzo molto. Tieni molto alla possibilità di entrare a far parte di Sanremo?
Anch’io sono molto affezionato a Un rider, è una canzone che racconta lo stato d’animo di chi fa un lavoro troppo spesso non considerato. Goal! è un po’ un proseguimento di Un rider nel senso che in entrambe le canzoni racconto come ci si possa sentire chiusi in una bolla. Con Goal! però la bolla si rompe e si entra in contatto con la consapevolezza di poter sempre giocare la propria partita, anche quando il risultato sembra ormai deciso. Portare a Sanremo questo sentimento di riscatto, sarà bellissimo. Soprattutto in un momento così difficile per tutti.
“Goal! è la metafora di come tutto possa cambiare in un attimo. Arriva il giorno in cui bisogna lasciarsi la panchina alle spalle e giocare la propria partita. Si può entrare in campo anche al novantesimo minuto e capovolgere il risultato”. Queste sono le parole attraverso le quali annunci l’uscita del brano. E se questo Goal non arrivasse?
Per quanto riguarda la mia esperienza, il mio Goal l’ho già segnato nel momento in cui ho raggiunto la consapevolezza che tutto può cambiare in un momento e che troppo spesso siamo noi a metterci per primi in panchina. Cantare questo brano al Festival di Sanremo spero possa essere di buon auspicio per chi crede ancora poco in se stesso.
Parallelamente alla canzone, come si arriva al novantesimo lucidi e con voglia di combattere, cambiare tutto e rialzarsi?
Paradossalmente credo si possa combattere anche senza lucidità, quello che conta è tenere accesa una luce anche se ci si trova nel buio più completo.
In una precedente intervista hai affermato: “Dopo un po’ di tempo difatti rinnego le cose vecchie, penso sia normale”. Puoi approfondire questo tua visione? Facendo un riferimento a Goal!, ciò è frutto di un lasciarsi la panchina alle spalle?
Non rinnego quello che sono stato e le cose che ho scritto in passato ma sicuramente oggi non mi ci rispecchio. Penso che ognuno dovrebbe mettersi continuamente in gioco, senza ripetersi. Essere curiosi, prima di tutto. Andare oltre, lì dove non si è mai stati. Sicuramente nei prossimi live – sperando si possano fare il prima possibile – ripescherò qualche canzone che sento ancora mia ma l’esigenza è sempre stata quella di sperimentare e guardare avanti. Andrea Pazienza diceva: “Mai tornare indietro, nemmeno per prendere la rincorsa”.
Sei nato nel 1987 ma sembri più giovane. Com’è stato il passaggio dai venti ai trenta? Così problematico come in molti dicono?
Beh, innanzitutto ti ringrazio per il giovane, mi fa molto piacere! Diciamo che per me l’età è solo una questione di numeri. L’importante è non dimenticare mai che tutti possiamo avere il numero 10 sulla maglia ed essere degli ottimi bomber!
Cosa ti aspetti dall’esperienza all’Ariston del prossimo marzo nell’ambito di Sanremo Giovani?
Mi aspetto di vivere qualcosa che ricorderò per tutta la vita. Vorrei emozionarmi e far emozionare coloro che mi ascolteranno.
Che avventura è stata fin qui?
Un’avventura incredibile che sono riuscito ad affrontare con lucidità grazie all’incredibile staff della Leave Music, la mia casa discografica. Sono circondato da gente fantastica, una seconda famiglia che mi fa sentire a casa. Sono stati mesi pazzeschi e sono molto orgoglioso di portare al Festival una canzone di cui ho scritto anche gli arrangiamenti. Pensare che quello che ho scritto a casa venga suonato dall’orchestra, mi riempie di felicità!
La tua vita si divide ancora tra l’essere un rider e un cantautore?
Ho smesso di fare il rider da un po’ di tempo ma ho ancora lo zainetto… non si sa mai! (ride, ndr)
Ti saluto con l’ultima domanda: quale sarà il tema principale del tuo nuovo album?
Per ora non posso svelare niente. Posso dirti però che sarà un album pieno di vita vissuta fino in fondo. Storie che si intrecciano, sentimenti che si consumano, amori che si ritrovano. Tutti insieme, sulla stessa strada e nelle stesse case di tutti i giorni. A presto ragazzi, è stato un piacere!
Intervista a cura di Alessandro Pirrone
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