Dopo un lungo periodo negli Stati Uniti, il fuoriclasse Marco Belinelli torna al basket italiano: nella sua Bologna e nella sua Virtus. Eppure, il suo ritorno non è stato facile e lascia aperte, ancora, ferite brucianti.
Il ritorno di un fuoriclasse
Il mondo cestistico italiano deve molto a Marco Belinelli, probabilmente il più forte di sempre. Il primo italiano a vincere l’anello NBA ha portato un vagone di consapevolezza nel Bel Paese. Per un periodo gli italiani negli Stati Uniti erano tutti Belinelli, erano tutti quel ragazzotto emiliano fenomeno della palla a spicchi. Ora quel fuoriclasse è finalmente tornato a casa nella sua Bologna e nella sua Virtus. Anche se, questo ritorno, seppur gradito, non è stato senza complicanze.
Bisogna partire dal principio: dopo una trattativa estenuante, il 26 novembre scorso l’ex San Antonio Spurs torna in Italia. Il progetto lungimirante ed ambizioso delle V nere ha superato l’agguerrita concorrenza dei roster statunitensi. Inutile parlare delle polemiche dei tifosi della Fortitudo, da sempre l’anteposta nella Basket City. Belinelli, con un passato giovanile nelle Effe, è stato sommerso di insulti con annessi striscioni al centro sportivo. È stata incriminata una famosa intervista del 2007 dove Beli affermava di voler tornare in Europa solo con la maglia della Fortitudo. Dichiarazioni che i tifosi non hanno dimenticato e che non perdono occasione di ritirare fuori.
Una ferita bruciante
Non passano neanche due settimane che il 34enne subisce il secondo scossone. La proprietà Segafredo comunica l’esonero di Sasha Djordjevic dalla panchina dopo la sconfitta contro Sassari. Nonostante la disfatta, fonti interne dei bolognesi affermano che la vera motivazione sia l’aver trattato Belinelli come un rookie. Fino a quel punto, non aveva ancora esordito con la “nuova” maglia, malgrado fosse in perfetta forma fisica. Fatto sta che dopo poche ore la governance torna sui suoi passi e reintegra il serbo al suo posto. Poche settimane fa il coach è ritornato sulla questione che sembra ancora una ferita bruciante.
La situazione precaria non influenzerà minimamente le scelte di Djordjevic, che lo lascerà in panca fino al big match con Milano. Dopo oltre quattro mesi di inattività agonistica, il classe 86 aveva ancora un po’ di ruggine addosso. In 18 minuti ha messo dentro 9 punti ed un pessimo 1/7 dal campo. Le aspettative nell’essere l’ago della bilancia per lo scontro scudetto erano molte, ma i risultati non sono stati dei migliori. Decisamente meglio nella sua seconda presenza in canotta bianca nella sfida contro Pesaro. I 16 punti in 19 minuti hanno risollevato gli animi dei tifosi che per la prima volta hanno rivisto il vero talento dell’italiano.
Filippo Rocchi
(In copertina Marco Belinelli da basketinside.com)