Dopo gli ultimi eventi di cronaca non resta molto della democrazia degli Stati Uniti. L’alba del giorno dopo gli assalti al Congresso illumina un paese più diviso che mai, nel cuore di quella che a tutti gli effetti sta per diventare guerra civile, una nazione interamente da ricostruire, a partire dal concetto stesso di democrazia ormai è solo una tiepida illusione.
Nelle sale del potere
Una grande folla si riunisce nei dintorni della sede del potere legislativo e democratico di una potente nazione democratica. All’interno dell’edificio si discute dei risultati di un’elezione controversa secondo le corrette modalità di svolgimento, quando all’improvviso la sessione viene sospesa. Il leader del partito sconfitto, ancora presidente per due settimane, ha incitato la sua audience, la folla che si era riunita all’esterno, a portare il proprio malcontento “là da loro”, e la massa si è riversata all’interno dell’edificio. La polizia, le agenzie di sicurezza, sembrano essere scomparse, non c’è alcuna risposta.
Le sale del potere invase da uomini armati, alcuni con semplici bandiere e bastoni, altri con giubbotti antiproiettile, dotazione tattica e armi da fuoco. Ai deputati arriva l’ordine di trovare un luogo sicuro dove nascondersi, le figure principali del potere vengono evacuate, nei saloni plurisecolari riecheggiano urla, insulti, rumori di vetri rotti e infine alcuni spari. Passano i minuti, le ore, mentre la folla inferocita siede negli uffici dei deputati, si scatta foto nelle aule parlamentari, lascia scritte sui documenti e sulle cartelle dei deputati e degli impiegati.
Se vi chiedessi dove si possa essere verificata una scena del genere, probabilmente pensereste ad una repubblica delle banane, a un qualche Stato fallito dell’Africa, ad un conflitto tribale che è degenerato quando il leader al potere non ha voluto cedere il suo posto al successore. Non agli Stati Uniti D’America. Non alla più grande potenza mondiale. Non al leader della NATO, del G7, dell’Occidente.
Tentato golpe
Questa scena rasenta la sedizione. Se fosse accaduta altrove, i titoli dei telegiornali oggi parlerebbero di golpe, ma il meglio che si è riusciti a tirare fuori, ora come ora, è “insurrezione”. Gli eventi hanno rivelato al popolo americano, in piena vista delle telecamere di tutto il mondo, le numerose falle e contraddizioni di cui già molti all’estero avevano preso nota, prima fra tutte la scandalosa inadeguatezza di tutte le forze dell’ordine statunitensi, dal livello federale a quello locale.
Il Dipartimento di Polizia del Campidoglio, ente autonomo con competenza esclusiva, ha 2300 agenti in forza e un budget di circa 460 milioni di dollari, e non è riuscito nemmeno a contenere la protesta, per non parlare del fermarla all’esterno dell’edificio. Gli agenti hanno permesso che la folla inferocita si riversasse nella piazza antistante e da lì sfondasse i vetri, si aprisse da sola le porte e invadesse le sale del potere, del Congresso.
“In difesa della democrazia”
Negli Stati Uniti la presunzione di pericolo, per sé o per gli altri, da parte di un agente di polizia è giustificazione sufficiente per aprire il fuoco con la propria arma di servizio. È stato reso dolorosamente chiaro dalla successione di uccisioni di giovani afroamericani da parte delle forze dell’ordine (ultima per clamore quella di George Floyd), spesso lasciate impunite o con conseguenze minime a causa dello statuto vigente. Nessuno dei 2300 agenti ha aperto il fuoco se non all’ultimo momento possibile, con i ribelli armati all’interno della Rotunda del Senato, e riuscendo addirittura a colpire e uccidere una donna disarmata.
Per sedare le proteste del movimento BLM a Washington, che in alcuni casi erano completamente pacifiche, in altri meno, il dispiegamento di forze di sicurezza è stato a dir poco spaventoso: blindati MRAP (Mine-Resistant Ambush-Protected), manganelli, proiettili di gomma, gas lacrimogeno e dotazione antisommossa per tutti gli agenti (anche quelli della Park Police, equivalenti alla nostra Forestale). Tutte queste forze sono svanite o si sono disciolte come burro davanti a manifestanti nei numeri inferiori, ma veri e propri sovversivi e pericolosi per se stessi e per gli altri, oltretutto illegalmente armati di fucili il cui trasporto e possesso è proibito nel Distretto di Columbia.
Il Servizio Segreto, l’FBI e la Guardia Nazionale sono intervenuti quasi due ore dopo l’invasione, nonostante il primo abbia sede alla Casa Bianca, distante neanche qualche miglio, e la seconda e la terza abbiano una presenza fissa sul luogo. Il mito della militarizzazione americana come strumento di protezione delle istituzioni democratiche è collassato come un gigantesco castello di carte. Tutte le armi e i veicoli a disposizione dello Stato americano non sono serviti né a fini di dissuasione, né per la repressione.
L’alba del giorno dopo
Il fallimento è completo, da parte degli agenti sul campo iper-armati ma incapaci di gestire un redneck (stereotipico campagnolo repubblicano) agitato ed armato; dalle forze di polizia pronte a sparare su un nero in fuga e a dichiararsi certe che fosse una minaccia, ma incerte sul suddetto redneck; alle agenzie di Intelligence, FBI, CIA, Servizio Segreto, che non sono riuscite a scoprire anzitempo il fatto che alcuni sostenitori di Trump, intenti a partecipare alla manifestazione, stessero preparando un IED (Improvised Explosive Device).
L’IED è stato neutralizzato dopo essere stato portato nei dintorni del Campidoglio, la donna ferita al collo nel frattempo è morta, come rivelano i video delle ultime ore, e gli Stati Uniti stamattina si sono svegliati con l’amara consapevolezza della figura fatta davanti al mondo intero. La disperata e tardiva reazione del Governo e delle amministrazioni locali, che hanno poi inviato la Guardia Nazionale e ogni State Trooper dagli Stati circostanti e imposto un coprifuoco, è risibile, paragonabile al tentare di sigillare una falla da siluro con un tappo di sughero.
Una democrazia-farsa
La democrazia degli Stati Uniti è stata smascherata e non è che una farsa. Un processo elettorale che lascia intercorrere mesi fra le elezioni e l’insediamento, che non rispetta necessariamente la volontà della maggioranza, che è in discussione fino a una settimana dall’insediamento del presidente eletto, non è democratico.
L’efficienza americana si è rivelata per quello che è: un’illusione. Una sistema di forze di polizia che non è in grado di contenere una protesta non è efficiente. Una polizia specializzata del palazzo di governo, del centro del potere legislativo, che non è capace di tutelare l’area di sua competenza, non è efficiente. Delle agenzie di intelligence che non sanno con largo anticipo che ad una protesta saranno portati degli ordigni improvvisati, non è efficiente. Degli elementi armati di tutto punto, dei poliziotti militarizzati, che non sono in grado di riprendere il controllo della situazione neanche due ore dopo, non sono efficienti.
La popolazione americana si è dimostrata estremamente divisa, pronta all’odio settario verso il “partito nemico” e vulnerabile davanti alla retorica al vetriolo di sobillatori di folle come Trump. Un presidente che, a quindici giorni dalla fine del suo mandato, è in grado di convincere il 39% della sua popolazione che non ha realmente perso, di delegittimare il processo elettorale della sua nazione, di riunire una massa di migliaia di persone, aizzarla contro il potere legislativo, lasciarla impunita e infine di ripetere le stesse falsità mentre invita gentilmente i terroristi domestici che ha creato ad “andare in pace”, non è un presidente. È un dittatore del terzo mondo.
Quel che resta dell’America
L’America ha subito una doccia fredda notevole, e i suoi problemi sono ora più a nudo che mai. Nessuno credeva che potesse accadere lì, nella Capitale dello Stato più potente del mondo. I miti di cui molti americani erano convinti sono stati spazzati via, l’immagine da film della forte America giace in rovina fra i vetri rotti delle porte del Campidoglio.
Resta solo da vedere se lo spirito, il nerbo del popolo americano è davvero questo, se ciò a cui abbiamo assistito oggi sarà un caso isolato o il primo di una lunga serie, se quelli che hanno assediato le istituzioni democratiche saranno visti come terroristi o patrioti. Il centro del mondo occidentale si è rivelato un gigante dai piedi di argilla, il suo potere è ora in discussione. L’impossibile è ora divenuto l’imprevedibile, e il futuro pare sempre più incerto.
Iacopo Brini
(In copertina il Congresso degli Stati Uniti in una foto di Al Jazeera)